Titolo: “Schegge - vite di quartiere"
Teatro di Roma e l’Accademia
Regìa: Andrea Camilleri
Anno: 1989
La dura opacità di un mondo chiuso
Un teatro visionario
Maurizio Giammusso - Una pièce sulla vita degli emarginati
Corriere della sera intervista
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Testo
Nessun deserto sarà mai più deserto di una casa, di una piazza, di una strada dove si vive millenovecentosettanta anni dopo Cristo,. Qui è la solitudine. Gomito a gomito col vicino, vestito nei tuoi stessi grandi magazzini, cliente dei tuoi stessi negozi, lettore dei tuoi stessi giornali, spettatore della tua stessa televisione, è il silenzio. Non c’è altra metafora del deserto che la vita quotidiana.
Pier Paolo Pasolini, San Paolo
Ho vissuto parecchi mesi alla Magliana, dove anni prima avevo raccolto interviste per “Ragazza madre” (Marsilio ed. 1974); oggi il quartiere ha subito modificazioni: girano più soldi, ma le nuove povertà si chiamano droga ed emarginazione culturale, mancanza di strutture a creare le premesse di un futuro per quei giovani che – a differenza dei genitori con radici ancora solide, sovente di campagna – sono anti e vissuti qui, dove perlopiù la comunicazione interpersonale è legata agli oggetti imposti dal consumismo: lo si deduce dal linguaggio che fai fatica a definire romanesco o a identificare con altri dialetti, vagamente affioranti dalle parlate, né puoi idnviduarvi un italiano espressivamente compiuto, ma semmai una lingua “bastarda”, intrisa di fonemi ricavati dalle marche di abbigliamneto in voga, o di esclamazioni scurrili gettate con violenza a sostituire le parole in un contesto di immagini parossistiche capaci di colpire, o di storpiature lessicali, contrazioni gergali, urla, dove la parola risulta sfranta. Azioni e rapporti si sviluppano analogamente al linguaggio.
Mi impegnai in questa ricerca iniziale dopo un colloquio con Maurizio Scaparro che, facendo riferimento ad altri miei lavori su situazioni marginali giovanili – da “Farsi suomo – oltre la droga” per la TV, a “La casa dei sentimenti – itinerario per uscire dalla droga”, ERI ed., a “mamma Eroina”, “Donne di spade”, “Storia di niente” per il teatro, mi chiese di guardare alla periferia romana per scoprire com’era “dopo Pasolini”.
Ringrazio soprattutto padre Gerardo Lutte del Centro di Cultura Proletaria e Giovanni, patrizia, Fausto e lamberto che mi hanno messo a contatto con la gente del quartiere, dove lavorano come volontari per fornire ai ragazzi un minimo di assistenza in un luogo in cui niente è previsto a livello di iniziativa pubblica.
Dalle centinaia di ore di registrazioni, mescolando quanto meorizzato e reinventando rispetto alle connotazioni episodiche reali, è venuto fuori “Schegge”.
I personaggi sono una trentina. A quasi tre anni dall’assegnazione del Premio IDI, soltanto ora, dopo varie vicissitudini – impresari intenzionati alla rappresentazione con intenti riduttori a fini di lucro; compagnie decise a intascare le sovvenzioni senza garanzie per l’allestimento; occasioni festivaliere con prove esigue – si è definita la possibilità di una realizzazione adeguata.
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