Titolo: "Caracciolo"
Autore: Maricla Boggio
Anno: 1999
pubblicato su Ridotto n. 4/5/6 1999
Genere: dramma in commedia
Struttura: spettacolo completo in un atto
Durata: 1 ora 15'
Personaggi: 22, per i quali occorrono 14 attori, di cui 5 donne e 9 uomini
Ambientazione: scena astratta per varie destinazioni simboliche
Novità italiana prima rappresentazione: Napoli Maschio Angioino, 30 maggio 1999
Compagnia: Metastudio '89
Regìa: Fortunato Calvino
Musiche originali: Rosario del Duca
Ideazione scene e costumi: Clelio Alfinito, Albina Fabi, Francesca Romana Scudiero, Adelia Esposito Interpreti: Peppe Mastrocinque, Salvatore D'Onofrio, Rosa Fontanella, Maria Rosaria Petito, Gabriella Cerino, Antonio Milo, Dario Sallustrio, Enzo Pierro, Pasquale Valentino, Luciano Russo, Diana Del Monaco, Fabio Esposito, Gioia Miale, Ciro Pellegrino.

"Caracciolo" - Accademia di Belle Arti di Napoli, maggio 2016

Recensioni:
La lancinante contraddizione
Dalle modalità storiche alla pietas della metafora
Caracciolo, per non dimenticare

Testo:
Caracciolo dramma in commedia

Rivista Ridotto
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Caracciolo è uomo in crisi, uomo del nostro tempo. Leale ma non fanatico, consapevole che la propria coscienza vale al di sopra di rigidi giuramenti e che lo schematismo rende l'umanità irresponsabile, negandole capacità di giudizio e quindi di scelta. Per questo, da soldato del Re, si fa soldato della gente di Napoli e, laico e appassionato della vita, si rapporta a Dio assai più di chi Dio pretende di rappresentare, nel potere derivatogli dalla regalità o dalle gerarchie ecclesiastiche.
L'evocazione dei fatti di Napoli si snoda allusiva, per accenni paralleli alle scelte individuali di Caracciolo. Speranze e timori, amarezze e gioie, disgusti dolorosi e folgoranti allegrie delineano una Rivoluzione da presepe, dove il popolo tenta una timida entrata nella Storia ma, pur prendendo qualche saggia posizione, cade facilmente in abissali stoltezze.
Nel vortice delle evocazioni si affacciano alla scena immagini che con particolare pregnanza appartengono a Napoli, ma che qui appaiono stravolte o ribaltate: Pulcinella, divenuto un boia rosso di sangue, sboccato esaltatore di violenza; San Gennaro, sostenitore dei Francesi contro la volontà cardinalizia, sostituito con un Sant'Antonio dall'alieno linguaggio padovano; un accorrere di falsi amici stranieri che, anzichè contribuire alla salvezza della città, aspirano ad arricchirsi impoverendola fino a renderla schiava...
Il dramma della Rivoluzione Napoletana, decantato nel tempo, si fa commedia, rischiarando un nostro futuro ormai passato, al quale i fatti, allora tragici, sono serviti per rendere costruttivo un momento della nostra storia recente.

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