"Mario Pagano/ Domenico Cirillo
Albanese /Logoteta /Baffi
Vincenzo Russo /Rotondo/ Ignazio Ciaia
Patrioti patrioti patrioti patrioti....
Caraffa/ Riario /Colonna /Pignatelli
Neri /De Filippis/ Falconieri/ Bagni
Il vescovo Sarno/ il vescovo Natale
Sanfelice Luisa /il Giovine Genzano...
Onofrio Colaci/ Andrea Mazzitelli...
Patrioti patrioti patrioti patrioti..."
La voce che accompagna i patrioti napoletani nel loro andare alla forca o alla mannaia costituisce, gigantesca Nekuia, lo sfondo umano nel quale si dispiega la vicenda di Caracciolo, anch'egli martire di una repressione feroce che soffocò nel sangue ideali di libertà e slanci generosi.
Con la suggestione della parola, Maricla Boggio delinea una visione drammaturgica della storia, nella quale sono gli individui con le loro scelte esistenziali, politiche e morali a produrre gli eventi, che avranno indubbiamente esiti collettivi, ma senza per questo annullare la concreta umanità di chi ne è comunque partecipe, si tratti di vittime o di carnefici. Sono modalità storiche, quelle ripensate dall'autrice, ma la dimensione in cui esse vengono inserite è anche, e costitutivamente, quella simbolica, che la metafora può attingere livelli di verità maggiori della mera riproposizione cronachistica. La Fanciullina con il veliero in mano introduce la storia nello scenario della favola e affida al discorso una ulteriore suggestione.
I canti e le diverse voci popolane compongono, nel testo, il paesaggio sonoro di questa storia napoletana, culminando in una tammurriata di sangue animata da un Pulcinella Rosso in cui si adombra il personaggio storico del boia Tommaso Paradiso. L'elemento sangue, con tutta la sua ricchezza simbolica, rappresenta il filo rosso che collega tra loro momenti e gesti pur profondamente differenziati. Il sangue-vino versato dal Cardinale Ruffo, il sangue di San Gennaro segnale di sacra approvazione della Rivoluzione e quello versato dai patrioti, sino a quello il cui spargimento viene negato a Caracciolo, mandato a morte per impiccagione, marcano la rievocazione di Maricla Boggio di una pagina centrale della storia di Napoli, città che ancora oggi carica di significati fausti o preoccupanti il rituale della liquefazione del sangue del suo Santo protettore.
Il sangue è chiamato così a svolgere sia la sua radicale funzione di segnalatore di morte, sia il suo, ugualmente radicale, valore di fondatore di vita, affidato qui alla potenza evocatrice della parola, densa di pietas, quale partecipazione alla umanità dolente delle vittime.