L'idea di puntare sulla figura di Francesco Caracciolo come protagonista di una "pièce" sulla Rivoluzione partenopea del 1799 nasce da una visita alla chiesa della Madonna della Catena, a Santa Lucia, dove riposa la salma dell'eroico gentiluomo. I "luciani" sono sempre stati grandi marinai ( o pescatori), famosi a metà dell'Ottocento per la loro fedeltà al Borbone, e Caracciolo era anch'egli un marinaio, un grande marinaio fedele a Ferdinando.
Fu il comportamento cinico e codardo del Sovrano, la sua stolta subordinazione alla moglie austriaca e agli inglesi, la sua indifferenza per le sorti della città e del popolo, che indignarono il principe-ammiraglio e lo indussero ad avvicinarsi alla Repubblica. Ma bastarono poche settimane perchè Caracciolo ne fosse completamente conquistato e decidesse di dedicarle la grande abilità professionale e la vita stessa, anche se era troppo intelligente ed avvertito per non rendersi conto della precarietà che incombeva su quella nobile e delicatissima creatura del secolo dei lumi, una coalizione di forti ingegni e di anime generose a cui era venuto meno il sostegno essenziale di Bonaparte, bloccato in Egitto da un'affascinante ed assurda avventura.
Il dramma di Francesco Caracciolo è quello di Eleonora Pimentel Fonseca, di Mario Pagano, di Domenico Cirillo, lo stesso dramma che Vincenzo Cuoco ha sintetizzato nelle mirabili e severe pagine del suo saggio e che Raffaele La Capria ha ripensato due secoli dopo, definendolo come il momento della "armonia perduta", ossia della lacerazione tra l'avanguardia illuminata della classe dirigente e la misera plebe, abbandonata alla sua disperazione e ai suoi primitivi istinti di lealtà all'Altare e alla Corona. Nei decenni che seguirono l'infame e proditoria esecuzione dei protagonisti di quel dramma, all'avanguardia dei combattenti per la libertà e l'indipendenza del Regno mancò il consenso della plebe e alla plebe l'educazione, la solidarietà, la guida dei patrioti liberali. E' anche a questa lancinante contraddizione che Maricla Boggio pensava, quando ha scritto "Caracciolo - dramma in commedia".