Quando Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni, mi propose di rappresentare l’ultimo discorso di Giacomo Matteotti, tenuto alla Camera il 30 maggio 1924, rimasi colpita da questa idea così semplice e al tempo stesso così pertinente alla necessità di far conoscere oggi come il giovane deputato socialista avesse denunciato, firmando la sua morte, i brogli elettorali e le violenze che nelle elezioni di poco prima i fascisti avevano perpetrato per conquistare il potere.
Matteotti non era un eroe da guerriglia, un ribelle sia pure in nome della libertà, ma un intellettuale votato a difendere contadini e operai, che aveva scelto la strada della democrazia con le sue regole di rappresentanza, per portare giustizia sociale, cultura, benessere a chi ne aveva diritto in quanto essere umano: un personaggio per noi, anche oggi. A Matteotti il coraggio è costata la vita, ma quanti allora hanno reagito all’indifferenza per quel Discorso, grido di allarme formulato in piena consapevolezza, e quanti può riscuotere oggi dall’apatia?
E’ certo più difficile rappresentare un discorso vero, con tutte le interruzioni e le denigrazioni dei contraddittori, che elaborare un testo che attinga alla metafora teatrale, consentendo analogie e sintesi. Ma rappresentare questo Discorso per intero è una sfida, un invito a immedesimarsi in quel momento storico nodale, in cui Matteotti, unico fra i deputati a lui compagni, sfidò l’ira di Mussolini e dei suoi fiancheggiatori, pur consapevole delle conseguenze, come emerge dalla frase ai compagni che si complimentavano per il suo coraggioso intervento:
“Adesso preparatevi a fare la mia commemorazione funebre”.
Dare dimensione teatrale al Discorso divenne anche una sfida a penetrare nei segreti di un’epoca già resa muta dal fascismo. Emersero accadimenti ignorati, di inaudita violenza, come il pestaggio del generale Benci venga durante quella seduta alla Camera, e segnali premonitori della punizione decretata per Matteotti da Mussolini, che dice a Cesare Rossi: “Quell’uomo dopo questo discorso non dovrebbe più circolare” -.
Essenziale è l’apporto dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica il cui direttore, Luigi M. Musati, ha messo a disposizione mezzi, tecnici e allievi, in concerto con il Matteotti affidato a Ennio Coltorti, conosciuto per le sue qualità artistiche e le iniziative tese a valorizzare giovani talenti. Attori di oggi interpretano epicamente quei personaggi, in un rito di ripetizione dell’accadimento tragico, innescando la metafora teatrale.
Di forte segno civile è l’invito di Walter Veltroni a rappresentare il Discorso nella Sala Consiliare, imprimendogli il valore di un Evento nel contesto di un luogo prestigioso come la sua “Camera”, e Gianni Borgna, ritrovando nel Discorso suoi studi giovanili, ha affiancato la proposta con entusiasmo.
Se Ennio Coltorti e una ventina di attori sapranno ricreare una Camera di quasi quattrocento deputati, in maggior parte contro Giacomo Matteotti caparbiamente deciso a tenere il suo Discorso di denuncia, anche questo sarà teatro.
indietro