Titolo:
"La pura nudità"
Autore: Maricla Boggio
regìa e interpretazione: Mario Ferrero
Festival di Todi, luglio 1997
Testo
Foto
Siamo qui per la presentazione dell’ultima opera letteraria di Maricla Boggio, autrice che noi tutti conosciamo, donna di teatro prima di ogni altra cosa, scrittrice, critica teatrale, studiosa di teatro, animatrice instancabile di convegni, premi, seminari, insegnante di drammaturgia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e mille altre cose eseguite sempre con competenza e passione. Il Festival di Todi in questi dieci anni di vita le ha presentato ben due sue novità. Eppure io sono convinto che quest’ultima opera rappresenti una svolta importante nella sua attività di scrittrice, più di quanto possa forse pensare lei stessa.
Dunque, “La pura nudità”. Una ballata poetica in ventun brani – si potrebbero chiamare brevi poemetti: la vita, gli incontri, gli amori di un travestito, tenero, sensibilissimo, ambiguo, sfuggente, pieno di fantasia, che riesce a trasformare in danza, in sorriso, in rappresentazione ora spiritosa ora dolente, sempre intensissima, lo squallore che lo circonda, ogni incontro con gli altri, che questo incontro avvenga in Tunisia, o a Parigi, o a Roma in piazza Navona, o per la strada, o in tribunale, o in carcere.
E’ eccezionale come la scrittrice con i suoi versi – sì, perché “La pura nudità” è scritto in versi liberi e anche molto belli – riesca a penetrare nella psicologia più segreta del suo travestito seguendo i meandri complicati della sua mente per spiegare la necessità inesorabile del travestimento come unico mezzo per uscire da se stesso, e darsi agli altri.
La Boggio intesse gli atti come seguendo il filo di Arianna nel labirinto, - infatti lo cita, in uno di questi brani.
Io ho amato molto questo testo, a parte il suo intrinseco valore, perché il mondo dei travestiti l’ho sempre sentito piuttosto lontano da me, dalla mia sensibilità, dal mio modo di essere e di vivere, anche se non potrò mai dimenticare la grande emozione che me ne dette Peppino Patroni Griffi con il suo splendido “Scendo giù per Toledo”. Maricla me l’ha fatto capire, mi ha interessato, mi ha commosso, l’ho riscoperto con lei, per mezzo di lei e del suo testo ironico, divertente, misterioso e anche straziante, e ho capito soprattutto che il travestimento è un simbolo.
Tutti ci travestiamo, in un modo o nell’altro. Ha ragione Pirandello quando fa dire a Cecè: “I travestimenti che la vita ci porta a fare, uno con quello, uno con questo, chissà dove va a finire il nostro io, in quale sia veramente il nostro io”.