Titolo: “Santa Maria dei Battuti
rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione”
Lunedì 29 novembre, ore 16.30
Casa del Cinema - Sala Deluxe
MATTI DA SLEGARE
un film di Silvano Agosti, Marco Bellocchio, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Italia, 1975, 100’
a seguire presentazione del libro
SANTA MARIA DEI BATTUTI
Rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione.
In 15 misteri con introito e avvento finale
di Maricla Boggio e Franco Cuomo
Bulzoni editore
Con una registrazione dello spettacolo del 1969
Partecipano l’autrice, Luigi M. Lombardi Satriani, Francisco Mele, Silvano Agosti
Conduce Italo Moscati
Invito
Comunicato stampa
Santa Maria dei Battuti,
una presentazione alla Casa del Cinema
Santa Maria dei Battuti è il nome dell’ospedale psichiatrico di Gorizia che Franco Basaglia volle aperto – primo in Italia – convertendo in una terapia personale e specifica e in una risocializzazione dei malati quella prassi secolare che consisteva nella segregazione, attuata con feroci mezzi di contenzione e torture vere e proprie, come elettroshock e strozzine. Il nome dell’ospedale diventò nel 1968 il titolo di un’opera teatrale a firma di Maricla Boggio e Franco Cuomo, con la regia di Maricla Boggio, al Teatro Tordinona di Roma.
Il testo viene ora pubblicato dall’editore Bulzoni per iniziativa della S.I.A.D. nella collana “Inediti”, ed è stato presentato alla Casa del Cinema lo scorso 29 novembre, dall’autrice Maricla Boggio, in rapresentanza anche di Franco Cuomo, che è deceduto nel 2007, ed ha visto succedersi illustri testimoni ognuno con un contributo specifico: Silvano Agosti, Luigi Lombardi Satriani e Francisco Mele.
Si tratta di una sequenza di quindici scene chiamate “misteri”, come le stazioni di un dramma medievale, dopo una introduzione per bocca di un Banditore, chiamata “Introito”, e si conclude con un epilogo, per bocca del medesimo Banditore, chiamato”Avvento”, in cui la conversione da uno stato repressivo ad uno liberato, nel manicomio, viene vista come una primizia destinata a produrre la liberazione della società intera.
L’anno in cui l’opera fu messa in scena – il 1968 – fu non casualmente l’anno in cui movimenti di diversa radice – buddista, gandiana, cristiana, marxista – proponevano un contesto giovanile internazionale trasgressivo, anarchico, pacifista, utopista. Il pubblico recepì la portata contestativa globale dello spettacolo e partecipò in modo animato, a favore e contro, certificando come tale “rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione” si collocasse nel fuoco della sensibilità politica e culturale del tempo.
Veniva evocata, negli interventi della citata presentazione, la densità di un’atmosfera che oggi è un ricordo struggente, mentre avanza una rivoluzione in senso opposto a quello allora auspicato. Il rito, in particolare, che si celebrava in questo spettacolo, sviluppava azioni simboliche come sciogliere lacci, togliere sbarre, raddrizzare posture incurvate e rattrappite dalla repressione, e collegava alcune visioni ed espressioni di persone catalogate come autistiche e schizofreniche con i comportamenti di uomini - come Francesco d’Assisi e Antonin Artaud – le cui “devianze” sono rispettate come innovative e geniali.
Il prezioso recupero come soggetti umani, con una dignità e una storia, di persone irrimediabilmente escluse e negate dall’istituzione è un messaggio commovente ed eloquente, che il testo gestisce con una lingua tersa, un ritmo solenne ma lieve, che è l’anima di un documento in cui si affrontano anche autentici orrori, ma senza cadere nella cupezza dello sconforto, aprendosi anzi all’Avvento invocato. Riceviamolo nel nostro tempo e teniamone il massimo conto.
Mario Prosperi
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La rivoluzione che Franco Basaglia intraprende a Gorizia fin dai primi anni Sessanta ha una lunga storia alle spalle e procederà negli anni successivi con un paziente lavoro di persuasione in primo luogo con gli stessi ricoverati e con i responsasabili delle diverse strutture sino a giungere alla notissima
legge 180 che di fatto sancisce la fine dell'istituzione manicomiale come chiusa e retta con rigido autoritarismo tecnico e organizzativo.
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È difficile per chi non abbia vissuto quegli anni rendere conto dell'atmosfera di entusiasmo e di creatività che permeava i diversi ambiti della società facendo ritenere che tutto fosse possibile e che l'utopia potesse avere libero corso. È in questo clima, è in questa dimensione di libertà, di entusiasmo e di creatività che Maricla Boggio e Franco Cuomo scrivono Santa Maria dei Battuti, opera nella quale tematiche metaforiche, narrative e poetiche di forte significato simbolico si avvicendano a prese di posizione scientifiche in una prospettiva di liberazione realistica intrisa di una religiosità tutta laica, che ha anche l'andamento di una proposta etica e politica. Pazzi e poeti urlano il loro dolore e l'accusa ai detentori del potere, responsabili di aver "strangolato il cielo nei vostri lacci di contenzione".
È un preciso atto di accusa che nasce da queste pagine, ché, come ci ricorda il Coro, "la vostra oscena/ civiltà terapeutica/ non ammette i santi/ non ammette i poeti/ Avete internato Artaud/ poeta e oniroscriba/ Francesco d'Assisi - pazzo di dio/ lo mettereste in contenzione". I discorsi pronunciati dal Professore, nel quale è
adombrato Franco Basaglia, sono rigorosamente attinti dai suoi scritti e da quelli dei suoi collaboratori, ma non si tratta mai di una mera trasposizione meccanica. Tali discorsi sono calati in situazioni narrative e drammaturgiche che restituiscono a essi calore, vita concreta, in qualche modo li inverano innervandoli di nuova linfa. È l'incantamento che il teatro produce prendendo qualcosa dalla realtà e spostandolo su un altro piano, di più intensa forza suggestiva. È lo stesso meccanismo per cui la parola poetica è più vera della parola scientifica perché è più atta a evocare altri mondi e suscitare altri echi.
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Santa Maria dei Battuti può contribuire ancora oggi a una lotta contro il pregiudizio che incombe sulla nostra vita associata e che per molti versi e sotto sembianze profondamente diverse si è ulteriormente rafforzato avvalendosi anche della nostra irresponsabile di strazione.
(dalla presentazione di Luigi M. Lombardi Satriani)
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