Titolo: “La monaca portoghese”
Premio Fondi La Pastora 1978;
Premio IDI 1980.
Autore: Maricla Boggio
Prima rappresentazione: 1980, Teatro Di Roma, Teatro Flaiano
Regìa e scenografia: Bruno Mazzali
con Rosa Di Lucia e Piero Di Jorio, e altri cinque attori, che interpretano tutti i personaggi
Il testo è pubblicato su Ridotto, n.I_2 1978
Presentazione
Foto

Testo

Il dramma si ispira alle cinque "lettere portoghesi", composizione letteraria del '600 o lettere autentiche di Mariana Alcoforado, monaca del convento di Beja, innamorata di un ufficiale francese venuto in Portogallo per combattere contro gli spagnoli e poi tornato a Parigi, dimentico della passione che l'aveva legato a lei. Mariana vive in queste lettere un universo di dedizione, di tenerezze, di rimpianti, incredula dell'abbandono, fino ad arrivare a distinguere tra l'amore come sentimento assoluto e il soggetto a cui si rivolge. Sfiorisce l'irrazionale passione mentre subentra il bene, prezioso ma triste perchè cosciente, dell'intelligenza. Ogni lettera è inviata a Noël attraverso un luogotenente che arriva con una nave dalla Francia, al quale Mariana affida i suoi messaggi; la mancanza di risposte da parte del cavaliere, o risposte insulse le fanno capire la vacuità dell'uomo da lei idolatrato.
Personaggi e situazioni nascono dalle lettere di Mariana; l'allucinazione dura un anno, entro il quale si consuma la sua vicenda sentimentale all'interno di una immutabile struttura conventuale e liturgica, composta di preghiere, rituali, canti. Il fantasma di Noël anima i giorni e le notti di Mariana; le si presenta durante le preghiere sostituendosi al Cristo, le ritorna nei momenti dell'antica felicità, la sconvolge nell'immaginarlo a Parigi contornato dalle dame dell'aristocrazia o dalle prostitute nelle sue notti dissolute; in questo delirio le monache diventano le donne che si sono impadronite del suo amore; le loro presenze definite dai colori dell'anno liturgico -rosso, verde, viola, bianco- ruotano intorno a lei; gli animali -il cavallo, la colomba- e i concetti -la sorte- diventano presenze incombenti che la rimproverano o le portano sinistri presagi. Concluso il dialogo con Noël assente o reticente, muto o derisorio, Mariana arriva al distacco dall'amante, non senza qualche disperato ritorno ad una passione difficile da spegnere. Alla fine il cavaliere offrirà quelle lettere appassionate e sanguinanti ad un "antiquario" perchè comprandole ne faccia commercio, com'era di moda nel seicento, quando i carteggi amorosi venivano inventati dai letterati per la delizia dei salotti. Eppure, Mariana Alcoforado è realmente esistita; a Beja c'è la sua tomba, nel convento dove visse fino agli ottant'anni, dimentica, dopo tanto soffrire, dello stolto e vanesio cavaliere francese.


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