Presentazione
di Alceo Riosa

Il lavoro di Maricla boggio e di Anna Cerliani su Anna Kulisioff si presenta da sé, senza bisogno di inquadramenti storici introduttivi ( pur con le sue caratteristiche precise di lavoro teatrale, l’opera conserva infatti una vigile attenzione al contesto storico, una precisione di riferimenti alla realtà dell’epoca, che consentono di apprezzarlo anche come possibile esempio rilevante di divulgazione storica attraverso lo strumento teatrale). Né, ammesso che ce ne fosse bisogno, sarei io il più adatto ad affrontare un compito del genere.
Lo scopo di queste poche righe di presentazione è dunque assai più modesto. Si tratta semplicemente da parte mia di segnalare, in qualità di organizzatore di un recente convegno internazionale su Anna Kuliscioff, l’interesse che su questa figura del socialismo italiano si va manifestando da qualche tempo e di cui il lavoro della Boggio costituisce una eloquente testimonianza.
Per lungo tempo la storiografia aveva rinchiuso il ruolo di Anna Kuliscioff a quello di affettuosa ispiratrice di Filippo turati, di sua attenta consigliera, valutandone il significato in funzione dell’opera di quest’ultimo. Esaminandola di scorcio, o peggio ancora insistendo sull’aspetto intimistico della sua esistenza (su cui ancora recentemente hanno indugiato alcune iniziative editoriali) la storiografia ne aveva gravemente scolorito la figura e il più delle volte l’aveva privata di ogni originalità.
Buona parte delle iniziative più recenti di ricostruzione del personaggio si muovono fortunatamente su di un piano diverso, e sono rivolte a restituire alla Kuliscioff tutto il suo spessore, a chiarire la ricchezza e l’originalità del suo apporto politico.
Cambiamento di rotta non casuale e che, dai risultati che ne stanno emergendo, pare fortunatamente non concedere nulla alla moda, ma collocarsi in un genere di produzione culturale più che seria. Constatazione su cui bisogna tanto più insistere quanto più si tenga presente che un contributo importante alla rinascita dell’interesse storiografico sulla Kuliscioff è venuto dalla attenzione sempre più diffusa, in questi ultimi anni, ai problemi della donna, ma che proprio per l’urgenza polemica (legittima in sede politica) che è ad essa sottintesa, se tradotta senza mediazioni sul piano storiografico, di alterare il giudizio storico e di appiattire sui problemi dell’oggi i problemi del passato.
In realtà la migliore produzione culturale sulla Kulisicioff ha affrontato anche questa importante tematica, guardandosi però dal pericolo di lasciarsi sfuggire la varietà degli aspetti che caratterizzano l’eredità politica e ideale del personaggio. Che non meno importante della sua appassionata battaglia per l’emancipazione della donna fu l’impegno della Kuliscioff nelle vicende del socialismo e del movimento operaio italiano e anzi la prima ricevette la propria misura dal secondo, grazie alla costante preoccupazione della Kuliscioff di non separare mai i due momenti, ma anzi di intrecciarli il più strettamente possibile, di fonderli in un’unica prospettiva di lotta.
Un impegno politico che, anche nei momenti di più stretta intesa con il Turati, conservò un alto grado di indipendenza. Basti pensare, senza voler andare in profondità, agli anni a cavallo della guerra di Libia, anni in cui la Kuliscioff, assai più che Turati, e anzi spesso in polemica con lui, insistette sulla necessità, pur nella comune adesione al riformismo, di impegnare il partito socialista in una lotta per le grandi riforme, come il suffragio universale, e di assicurare un più stabile rapporto tra deputati, partito socialista e classe.
In tale luce questa rinascita di interessi nei confronti di una figura così ricca e significativa, come la Kuliscioff, oltre che costituire un doveroso tributo alla sua persona, risponde all’esigenza di approfondire, mediante l’ottica del dato biografico, nodi e problemi che investono le vicende complessive del socialismo dell’epoca, di cui uno - per restare all’esempio di cui sopra – resta la definizione più precisa delle tante offerteci in passato del termine riformismo, dando ragione delle profonde differenze esistenti al suo interno, pur nella comune adesione a un metodo pacifico e gradualistico della lotta socialista.
Anche per questa via, forse, sarà possibile mostrare, non solo la complessità e la ricchezza della tradizione socialista, ma anche la graduità di certe auto attribuzioni, in sede politica, di paternità ideali, troppo generiche e semplificatrici per apparire convincenti.

 

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