Suchovo - Kobylin e Krecinskij, sdoppiamento

Mai rappresentata in Italia, e amata da Mejerchol'd - come "Un affare giudiziario" e "La morte di Tarelkin", che completano la trilogia, da lui messe in scena - "Le nozze di Krecinskij" è la prima delle tre commedie scritte da Suchovo Kobylin intorno alla metà dell' '800.

"Le nozze di Krecinskij" sviluppa un intrigo in bilico fra successi e fallimenti echeggiante la vita di Suchovo-Kobylin, il quale trasmette al protagonista il suo amore-odio per le donne, la sua sete di denaro, di gioco, di rivalità sociale, il suo gusto per la sfida dell'intelligenza, per il rischio come piacere sublime.

Iniziata la stesura di alcune scene durante un viaggio in Italia, probabilmente nel periodo felice della relazione con la bella Louise Simon-Demanche, Suchovo-Kobylin portò a termine l'opera in prigione, quando venne accusato di aver ucciso l'amante. I ripetuti processi non arrivarono mai a dimostrare la colpevolezza dello scrittore, che prima di venir assolto trascorse in carcere parecchi anni, precipitando la sua drammaturgia - specie nelle due commedie successive - in un tragico grottesco sempre più accentuato.

La singolare unicità della sua produzione teatrale - tre sole opere - e gli avvenimenti che caratterizzarono l'esistenza di Suchovo-Kobylin ci hanno spinto a tradurre "Le nozze" di Krecinskij", inserendovi quelle scene di inizio, firmate da Maricla Boggio. a raccordo e conclusione, nelle quali si adombra la vita dell'autore, in un'ipotesi il cui enigma non è mai stato del tutto svelato, e che mettono in risalto le analogie fra i fatti sviluppati da Suchovo nella sua drammaturgia e gli eventi della sua esistenza, in manifesta analogia con quanto da lui elaborato teatralmente. A cominciare dal protagonista, che rispecchia i caratteri più salienti dell’autore, avventuriero, giocatore, donnaiolo, e proseguendo nella sua relazione con la protagonista, nella quale si ammanta per molti versi la sua vittima.

Il nostro lavoro ha cercato di trasporre nel testo italiano le peculiarità della scrittura di Suchovo Kobylin, adottando un linguaggio che ne conservasse l'espressività.

Ringraziamo Domenico Polidoro per essersi avventurato con straordinaria passione e indomito coraggio in un'operazione quanto mai suggestiva, nuova e certamente stimolante per gli allievi registi così come per i giovani attori.

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