Titolo: "Doppiaggio"
Autore: Maricla Boggio
Anno: 2002
Genere: Commedia
Regìa: Mario Prosperi
Interpreti: Mario Prosperi, Francesca Muzzi, Martina Carpi, Nino Bernardini
Struttura: 15 scene
Durata: 1 ora 50'
Debutto nella stagione 2002/2003, Teatro Politecnico, Roma
Ridotto - rivista della SIAD agosto/settembre 2002
Rivista Ridotto
Note
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Una coppia di attori - Guido e Lia, che hanno rinunciato al teatro per la sicurezza economica del doppiaggio - riceve Amy, con cui avevano frequentato la scuola di recitazione. Attrice di successo - ha sposato un produttore in America - Amy ritorna per doppiare un suo film e vuole come partner l'antico compagno. Tra i due riemerge qualche scintilla di un antico amore, mentre il produttore sopraggiunto pare affascinato da Lia, in cui ritrova le sue radici italiane, e vorrebbe portarla con sé negli USA per farne la protagonista di un film sull'emigrazione. Il gioco senza scrupoli del produttore, disposto a dar notizia di un tradimento della moglie e di imbastire un suo flirt italiano pur di farsi pubblicità, trova una barriera in Lia, che non accetta di partire con lui; partirà Guido, illuso di raggiungere quel successo a cui aveva rinunciato in gioventù. Ma Lia rimane, tenendo salda la famiglia e realizzandosi in modo differente dalle previsioni giovanili in teatro: non più interprete di quella Nina del Gabbiano tanto amata da loro tutti, ma Arkadina, la matura attrice della commedia di Cecov, accettando la proposta di un gruppo di giovani che la vogliono nella loro compagnia.
Nella pubblicazione risultano due note di presentazione: una del regista e autore Mario Prosperi, anche interprete della commedia; una dell'antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani.
In tali note emergono due elementi che caratterizzano la commedia, individuandone le motivazioni metaforiche al di là della lettura narrativa della vicenda.
Prosperi rileva la situazione di fallimento del teatro in Italia nell'attuale momento storico, nel quale risulta impossibile attuare la professione attorale, sacrificandola a più banalizzanti risorse di sopravvivenza.
Lombardi Satriani mette l'accento sull'afasia metaforica del doppiatore che offrendo ad altri - spesso più superficiali - protagonisti la sua voce destinata al teatro, si ritrova senza capacità di esprimersi realmente.
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