Dal programma dello spettacolo

“La verità è letteratura"

Dopo aver ricordato i tratti salienti della sua vita su che «non aveva cercato, che. invece a poco a poco le era venuta fra le mani storta» Sabellina chiede: «Sì, sono morta. Ma non giudicatemi, vi prego. Perché a molti, a tutti, per bisogno di amore, può accadere di sbagliare». Tale bisogno di amore attraverso la vita di queste Donne di spade, inventate -éla Marida Boggio e perciò - «la verità è letteratura», ci ha avvertito Leonardo Sciascia - profondamente vere, dense di autenticità, paradigmi di un'umanità disperata e dolcissima, che entra nel tunnel della droga perché la chiusa opacità del mondo può risultare insopportabile e si può non farcela più.

In un universo in cui si è verificato - per un insieme di ragioni economiche, sociali e culturali estremamente complesse e variamente interagenti, che qui può essere soltanto richiamato - una radicale perdita di senso e si rischia di precipitare in una condizione di anomia - di assenza, cioé, di norme e criteri regolatori delle azioni -, in cui i quadri di valorizzazìone simbolica si sono progressivamente sbiaditi, mentre l'esigenza di saldi significanti simbolici serpeggia in tutti i settori della vita sociale, dando esito a volte, particolarmente nel mondo giovanile, a rivoli «impazziti», in cui la morte, ufficialmente rimossa, ritorna come pulsioni di morte, come valenza distruttiva e autodistruttiva; in una situazione siffatta la droga può costituirsi come qualcosa di assoluto cui far ricorso quale radicamento nella vita, altrimenti insignificante e, quindi, invivibile.

All'inizio del suo lungo monologo Flora dichiara: «Ma nessun'altra cosa interessa come quella. Tu, le energie, te le distribuisci tra il lavoro, la famiglia, i divertimenti, lo sport, l'amore ... che ne so, lo studio ... il cinema ... la gita e un sacco di interessi, ma diventa tutto frazionato, non c'è niente che ti coinvolge tanto da farti dire 'rinuncio a questo rinuncio a quello' pur di avere quella cosa là; ognuno di quegli interessi, tu lo puoi sostituire, perfmo con gli affetti, e così, se ti muore qualcuno, tu stai male ma poi ti rassegni, ti consoli, ci sono gli altri che ti riportano dentro la vita. Ma la 'roba', quando c'è lei c'è solo lei».

La «roba» çome ambiguo oggetto del desiderio, della nostalgia, cioé, di unità, pienezza, felicità, assoluto. Oggetto illusorio, certo; ma che sia illusorio non lo rende meno reale, anche se ne potenzia a dismisura l'invidia, la carica di disgregazione, il potere morti-ficante.

Le storie di queste donne evocate dalla parola poetica di Marida Boggio ci testimoniano una disperata solitudine e un disperato bisogno di amore.

A tale solitudine e a tale bisogno non possono essere date risposte facili e «moralistiche» (dove la tensione etica degrada a sermone predicatorio ed esterno); le risposte bisogna cercarle. Con impegno e fatica. E con amore.

 

Luigi M. Lombardi Satriani

 

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