Atti del convegno
Titolo: “Per un teatro nel Meridione”
Palmi, 30 maggio – 1 giugno 1976
A cura di: Maricla Boggio e Alberto Calogero

Il teatro domani in Italia
Roberto De Monticelli

Questo libro, che contiene gli atti del secondo convegno “Per un teatro nel Meridione”, conclude un primo ciclo di studi dedicato, dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro, a un argomento oche è in realtà un discorso sul teatro in Italia, visto nelle sue implicazioni sociologiche di base, nel tumulto delle nuove ipotesi che vanno nascendo sulla spinta dei gruppi spontanei formatisi un po’ dappertutto.
È un discorso che le relazioni di Mario Raimondo e di Luigi M. Lombardi Satriani sviluppano nella sua specificità, il primo con riferimento a pubblici discriminati e a particolari situazioni socio-culturali e di territorio: il secondo con un ampio esame delle espressività e disgregazione nel Mezzogiorno, in linea con la continua ricerca condotta da questo studioso sulle culture emarginate. La relazione di gruppo, articolata in tre interventi, di Ghigo De Chiara, Renzo Tian, Aggeo Savioli, inquadra il discorso nelle condizioni reali del teatro italiano e nelle ipotesi legislative che allo stato attuale si offrono per una regolamentazione organica della sua attività. Le comunicazioni e il dibattito, infine, approfondiscono i vari motivi e introducono alla stesura del documento conclusivo in cui si sottolineano due concetti fondamentali: 1) le popolazioni devono direttamente partecipare al mutamento della propria condizione, sociale e culturale, diventandone anzi le protagoniste; 2) una legge nazionale sul teatro lo riconosca come momento di crescita civile della comunità, collegato a un preciso rapporto col territorio; da ciò deriva la necessità – pure espressa nella mozione conclusiva del convegno – d’una ridefinizione dell’area e della funzione del teatro a gestione pubblica.
Sono tutti temi, come si vede, che partendo dall’argomento specifico d’una incentivazione – o meglio, d’una ricerca d’identità – dell’espressività teatrale in regioni sottosviluppate o emarginate, in zone dove per tradizione storica e condizioni di vita più forte è stato il contrasto fra cultura egemone e culture subalterne, investono poi le questioni fondamentali del teatro in Italia, su tutto il territorio nazionale, sicché si capisce come da questo convegno sia nato poi, organizzato dall’ARCI e dall’Associazione Critici, il primo grande incontro dei gruppi teatrali di base che si è tenuto nel marzo del 1977 a Casciana Terme; come sia nata anche, da questo convegno, una vivace dialettica – e polemica – all’interno della stessa critica militante; e come – sulla spinta delle discussioni tenutesi a Palmi nel ’75 e nel ’76 – abbiano cominciato a definirsi (o a diventare argomento di studio) le ipotesi di una “nuova drammaturgia” di una “nuova professionalità”; e di un nuovo rapporto fra teatralità spontanea ed ente pubblico.
In un periodo come questo, di evidente trasformazione del ruolo dell’attore e del teatrante in genere e mentre si delinea sempre più netta, pur fra molte difficoltà, una tematica del laboratorio, legato a una città, a una provincia, a una regione, di cui accolga e interpreti la storia, i “vissuti” collettivi; quando si tende a dare più importante al “processo” che al “prodotto” teatrale (un “processo” naturalmente reso fruibile, aperto alla partecipazione del pubblico), le esperienze e le riflessioni uscite dai due convegni tenuti a Palmi dall’Associazione Nazionale Critici possono diventare un materiale prezioso per la definizione di ciò che dovrà essere domani il teatro in Italia.
Una nuova classificazione delle attività sperimentali potrebbe per esempio derivarne, se per sperimentalismo non si intenda solo quello che si isola nell’Underground per le élites ma anche quello che svolga un lavoro di aggregazione-animazione in un determinato territorio, con fini precisi e limitati. Tutto ciò, fermi restando i principi basilari del teatro d’arte e della grande tradizione, che vanno se mai immessi in una feconda dialettica, sottoposti a un confronto stimolante con gli apporti – sociologici, folklorici, antropologici – delle nuove ricerche.
L’Associazione Nazionale Critici di Teatro chiude dunque con questo secondo volume di Atti una importante fase della propria attività di studio. Si tratta in realtà di una conclusione che vuole anche avere il significato di una premessa. I due volumi riportanti gli Atti dei nostri convegni dedicati al “Teatro nel Meridione”, costituiscono infatti una base di partenza che mettiamo a disposizione di tutti – teatranti, operatori, animatori, amministratori pubblici – per un auspicabile nuovo lavoro comune. E a questo punto è doveroso da parte nostra rivolgere un ringraziamento all’Amministrazione di Palmi che ha reso possibili la realizzazione dei due convegni e la pubblicazione di questi documenti.

Roberto De Monticelli è il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro

Nota introduttiva
Maricla Boggio

A distanza di circa un anno dal primo convegno (maggio 1975) tenuto a Palmi sul tema “Per un Teatro nel Meridione”, l’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro indice un altro convegno, (maggio-giugno 1976), sempre a Palmi, che appoggia l’esigenza sentita dai critici, dagli operatori culturali e dagli studiosi, di proseguire il confronto-dibattito sul vasto e articolato argomento. Il tema nella sua sostanza è quello dell’anno precedente – e gli atti del primo convegno, pubblicati da questa stessa società editrice e da me a da Alberto Calogero curati ne offrono una rigorosa testimonianza -, ma risulta precisato da una ulteriore definizione che lo accompagna: “legislazione organizzazione, strutture, sviluppi nazionali e regionali”. Questo perché gli argomenti che ciascuno dei partecipanti porteranno nel dibattito non siano improntati a vaghezza di richieste o a critica astratta, ma ognuno si sforzi di dare con esattezza la sua visione modificatrice dello stato attuale della cultura e in particolare del teatro, in situazioni, come quella meridionale, certo portate alle estreme conseguenze del sottosviluppo e della repressione culturale, ma tuttavia rapportabili a quasi tutto il territorio nazionale, se non nella totale carenza delle strutture, certo nella considerazione di quello che è cultura e di quello che cultura non è e non vuole essere considerata tale. Rileggere oggi, e anche nei prossimi anni, quanto a Palmi in questo secondo convegno si è detto, significa rendersi conto del clima, confuso e contraddittorio, nel quale attualmente ci si muove. Vuole anche dire, però, rendersi conto di una estrema ricchezza di forze operanti, ancora imprecise molte ma anticipatrici di novità politicamente interessanti, anche se non ancora collocate in maniera esatta sul piano delle considerazioni esteticamente tradizionali. I critici di teatro, - che all’inizio dell’operazione pensavano di operare un sondaggio all’interno di un fenomeno comunque teatrale – si sono resi conto via via che il fenomeno era altro, ben più vasto e incidente sulla realtà attuale. Non si sono tirati indietro di fronte a questa constatazione, tanto è vero che dopo questo convegno – di cui diamo testimonianza curando gli atti nel rispetto della conservazione di un clima assembleare assai vivace – hanno collaborato alla promozione del convegno dei gruppi di base, tenuto nel marzo di quest’anno, e di cui si parla alla conclusione dell’incontro di Palmi. “Sporcarsi le mani”, - definizione cara a quanti nella critica cercano lo strumento di un’indagine non settaria o soltanto letteralmente improntata – è stata la tendenza di quanti hanno partecipato al convegno di Palmi, facendosi coinvolgere da una realtà non sempre ben conosciuta o conoscibile, ma appunto per questo degna di essere avvicinata e partecipata, più che le cose da sempre amate e conosciute.

Maricla Boggio è la curatrice degli Atti del Convegno

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