Atti del convegno
Titolo: “Per un teatro nel Meridione”
Palmi, 9-10-11 maggio 1975
A cura di: Maricla Boggio e Alberto Calogero
Teatro nel Sud e Teatro per il Sud, nodo tematico Roberto De Monticelli
In questo libro si raccolgono le relazioni e un’ampia documentazione del dibattito che intorno al tema “Per un teatro nel Meridione” si è tenuto a Palmi, nel maggio del 1975, organizzato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Fu un convegno, come si potrà vedere nelle pagine che seguono, ampiamente indicativo di una crisi, quasi la condensazione emblematica delle ragioni che possono presiedere a scelte opposte ma non per questo meno urgenti. Il teatro nel Sud come recupero, continuazione e trasformazione in senso attuale di quelle forme folkloriche che hanno costituito e costituiscono in parte ancora oggi la cultura delle classi subalterne; una cultura “altra” che il discorso dell’ordine (cioè del potere) ha sempre controllato e represso, quando non se n’è appropriato? O un teatro “per il Sud” che crei in queste regioni le strutture pubbliche esistenti nel Nord e nel Centro-Italia, che vi prolunghi i circuiti, quelli ufficiali e quelli alternativi; e che, così operando, unifichi e razionalizzi le fruizioni di base, stabilendo un rapporto diretto e dialettico fra le società meridionale e lo sviluppo di quest’arte in Italia e in Europa, i suoi messaggi o, più semplicemente, le sue proposte, le sue ipotesi, i risultati delle sue ricerche?
Questo nodo tematico è stato al centro del convegno di cui sui si registrano l’andamento e gli sviluppo, le affermazioni e le perplessità. E in quei giorni in Calabria e poi negli scritti che ne scaturirono e attraverso successivi dibattiti e riunioni sempre di più nella consapevolezza di coloro che parteciparono all’incontro – critici, studiosi, operatori teatrali – andò formandosi la convinzione d’avere in qualche modo posto le basi per una discussione più ampia che, partendo da quell’estremo lembo d’Italia, investisse le ragioni stesse del fare e del recepire teatro oggi. La “questione meridionale del teatro” era in realtà una metafora della condizione di un’arte divisa, in questi anni, fra richiamo all’istintuale e all’irrazionale e lettura critica, fra gesto e parola, fra spostaneismo e professionalità. Di qui una serie di implicazioni sociali, politiche, estetiche; di qui la rimessa in discussione del “momento pubblico” del teatro nelle sue forme esistenti; di qui il ricorso alle suggestioni culturali che stanno fuori dal “teatro che si fa” e, dall’altra parte, la sottolineata raccomandazione a non perdere contatto con la mediazione critica e con il processo di trasformazione democratica che, a vari livelli, si irradia dal “teatro che si fa” quando non sia quello “dell’abitudine borghese”. E i grandi problemi della partecipazione popolare, dei pubblici discriminati, delle situazioni di territorio rivisti in una luce nuova, che non assicura soluzioni ma delinea più nettamente il profilo della realtà, alimenta dubbi stimolanti, apre nuovi orizzonti alla riflessione.
Di tutto questo si è avuto a Palmi, nel maggio del ’75, un’ampia e inquietante prefigurazione destinata a definirsi e a concretarsi, esaurito nei limiti del possibile il momento teoretico, in linee o almeno in proposte operative attraverso altri incontri. L’Associazione Nazionale dei Critici è convinta di condurre in questo modo un discorso centrale del teatro italiano e ringrazia l’Amministrazione comunale di Palmi che ha reso possibile l’iniziativa.
Roberto De Monticelli è il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro
Nota introduttiva Maricla Boggio
“Per un teatro nel Meridione” vuol dire molte cose. Anche al di là dei significati che l’Associazione Critici di Teatro, organizzando il convegno, pensava di attribuirgli. Nello svolgimento dei lavori, questo si è constatato. Per quale motivo riassumere ora la notevole mole della documentazione e delle discussioni di tre giorni di incontri? Un’osservazione comunque va fatta: nessuno è partito con l’idea di una colonizzazione delle regioni meridionali, nel senso di un’importazione di teatro da far venire da regioni privilegiate; nessuno tuttavia ha limitato il discorso al reperimento dalla cultura subalterna delle classi sfruttate meridionali, l’altra cultura essendo entrata, da sempre, nel mondo ufficiale del teatro.
Prodotto teatrale come testo e spettacolo rifinito, esperimento alla ricerca di linguaggi e di pubblici nuovi, ricerca pura su fenomeni collegati ad antiche tradizioni religiose: tutto questo non è stato trattato in maniera staccata dalla concreta valutazione de contesto storico nel quale i fenomeni stessi accadono.
Si è parlato molto, allora, della necessità di considerare il momento organizzativo e distributivo del teatro come un fatto rilevante a livello politico e culturale nella stessa misura in cui lo è l’opera dello scrittore, del regista dell’attore. Il vecchio equivoco della divisione dei ruoli – tra quello dell’intellettuale inteso in senso borghese e quello dell’uomo impegnato sui lati pratici di un’operazione culturale – è svanito nella visione di una società in cui le valutazioni si sono fatte diverse. Per rendere concreta questa impostazione, sono stati invitati a prendere parte al dibattito soprattutto operatori teatrali impegnati a conoscere pezzo per pezzo la realtà delle regioni meridionali, le loro esigenze e le carenze evidenti e latenti Anche le relazioni ufficiali, quelle che hanno permesso di articolare su basi culturali e politiche il convegno, erano già nel clima di questa volontà vitale di lavorare nella linea di un’evoluzione costruttiva.
Niente discorsi retorici, quindi, niente esaltazioni o lamenti, ma una grossa determinazione al lavoro, all’intesa comune a seguito di una ricerca in cui, rimanendo ognuno su talune sue posizioni di fondo, venissero utilizzati i punti di contatto e di possibile collaborazione.
La scelta del Meridione non è casuale, ma neppure è l’unica che avrebbe potuto essere fatta: tutte le regioni, chi in un modo chi in un altro, hanno bisogno di un dibattito ampio ed articolato sui loro problemi di teatro, che sono poi, ormai, - considerato come lo consideriamo noi il teatro – problemi di cultura, problemi alla fin fine di crescita societaria e civile. Ma il Meridione ha forse più voci insieme a cui rispondere, più disperate esigenze e antichi patimenti da venir sanati. E’, insomma, un fenomeno più clamoroso, che va quindi amato di più e con maggior sollecitudine. Vedendovi, forse, le soluzioni, una volta trovate, anche per situazioni analoghe all’esterno.
Questa di Palmi è stata una tappa di un certo rilievo, non ha voluto significare di giungere a delle conclusioni, risibilmente affrettate se ci si fosse arrivati. E’ il primo di una serie di incontri tra quanti vogliono superare le proprie convinzioni e lavorare insieme.
Maricla Boggio è la curatrice degli Atti del Convegno