Roma (60317) - Il fascino del teatro ha molti modi di manifestarsi, non solo nel teatro tradizionale, non solo nel teatro all'aperto, senza distinzione tra platea e scena, ma anche in quegli spazi minimali che portano su un'unica scena spettatori e attori come è accaduto negli anni Sessanta con l' "Orlando Furioso" di Ronconi che entisiasmò nella sua tournèe i critici tedeschi che scrissero che "Il Circo di Schwarz è stato finalmente realizzato", oppure dal suo allievo Armando Pugliese, che metteva il suo "Masaniello" tra spettatori e attori, come aveva già fatto all'interno di un tendone da circo al Colle Oppio con il "Barone Rampante" di Calvino.
Ieri sera ho avuto la stessa emozione assistendo ai frammenti del carteggio tra Pirandello e Marta Abba di Maricla Boggio presentato da Ennio Coltorti e Adriana Ortolani tra i riflessi degli specchi di quel piccolissimo spazio che è le "Stanze segrete" di Via della Penitenza a Trastevere. Propongono "Pirandello Abba: Frammenti" il carteggio enigmatico d'amore tra il grande drammaturgo e la giovanissima attrice Marta Abba, all'epoca soltanto ventiquattrenne, con Ennio Coltorti, Pirandello, e Adriana Ortolani, che si materializzano tra il sogno e la realtà riflessa dagli specchi, davanti a noi, spettatori, guardoni, testimoni di due stupendi interpreti che si muovono in un sogno della memoria e della cultura tra le videoproiezioni di Tommaso Vecchio.
Il creativo e complesso rapporto tra Luigi Pirandello e Marta Abba si realizza attraverso l'emozione che riporta la storia in un intreccio fra vita privata e teatro, con le lettere che Pirandello scrisse alla Abba in poco più di un decennio, insieme a quelle dell‚attrice. Appassionate e confidenziali le pagine del drammaturgo, a cui Marta risponde con toni di tenerezza, riservato rispetto, ripulsa. Elemento centrale del dialogo è il teatro, le meschinità dei clientelismi, le critiche politiche e le infinite miserie. Marta va in America a inseguire effimeri successi, mentre sognandola il Maestro si approssima alla fine.
Stanze Segrete aperto nel 1992 con registi come, tra gli altri, Claudio Boccaccini, Ennio Coltorti, Gianni De Feo, Elisabetta De Palo, Rosario Galli, Fiamma Izzo, Bruno Maccallini, Walter Manfré, Riccardo Reim, Patrick Rossi Gastaldi, Tito Schipa Junior, Julius Zulueta, dal 1997, in seguito alla scomparsa di Aurora Cafagna, è affidato alla gestione e direzione artistica di Ennio Coltorti il quale ha caratterizzato ancor più l'attività di Stanze Segrete con la scelta di progetti legati essenzialmente alla letteratura e al mito: come è questo carteggio tra Pirandello e Marta Abba che sembra arrivarci da uno spazio della memoria, con tutte le certezze delle incertezze pirandelliane.
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Potenza degli aggettivi! Scorrendo le notizie sugli spettacoli, nella descrizione di «Pirandello-Abba. Frammenti» viene usato l' aggettivo «epico»: «In una messa in scena epica e insieme emozionante». Come, mi sono chiesto, che c' entra quell' epica, a proposito di uno spettacolo su Pirandello e Marta Abba? Che potrà mai esserci di epico? Che questo spettacolo esistesse (quasi) lo ignoravo: me ne aveva parlato un amico e lo avevo dimenticato. Non conoscevo nel modo più assoluto il teatro in cui viene rappresentato, Stanze segrete. In una parola, non avevo neppure contemplato l' ipotesi di vederlo. Ma, a quella parola, epico, epica, non ho potuto resistere. Ho sfidato il sabato sera. Ho sfidato la difficoltà di parcheggiare, davanti a Regina Coeli, o in via della Lungara, o in vicolo della Penitenza, dove il teatrino è. Ho tralasciato altri, più reclamizzati spettacoli e, lo confesso, nell' eterogenesi dei fini l' istinto s' è rivelato buono. Dico eterogenesi dei fini perché solo attraversando la Lungara, e rimuginando, ho capito il senso di quell' aggettivo, il suo ovvio senso (trattandosi di designazione a proposito di un fatto teatrale), ovvero il suo senso sbagliato rispetto alla primigenia sua risonanza nella mia mente. Si intendeva, suppongo, epico nel senso in cui ciò si dice a partire da Brecht, niente di stravagante, niente di riferibile a Pirandello. Epico, lo si intendeva a proposito della impaginazione, cioè delle modalità di messa in scena: «Epica e insieme emozionante», due opposti tipi di approccio, come dire: ce n' è per tutti, per chi voglia riflettere e per chi voglia emotivamente aderire. E, in effetti, così fu. L' istinto si rivelò buono per tre ragioni. Stanze segrete è una vera scoperta: una stanza-gioiello, piccola ma moltiplicata dagli specchi e dai soppalchi, due file di sedie per gli spettatori e due scale, una diritta e una a chiocciola. Ma è anche uno spazio custodito con cura, con vera dedizione al teatro, frutto di pura, antica passione. Si tratta di una invenzione di Ennio Coltorti, un attore mirabile, sottovalutatissimo. La seconda ragione era la delicatezza e sapienza, nel montaggio delle lettere tra il drammaturgo e la grande attrice: opera di Mariela Boggio. Non vi è solo lo sviluppo dei fatti, privati, teatrali e pubblici (rapporti con Mussolini o Bottai), vi è il mistero di quel rapporto: lei si offrì e lui rifiutò, «per non farla poi soffrire», a causa della differenza d' età? O Pirandello rifiutò a cose fatte, si tirò indietro in un secondo momento? O non avvenne mai nulla? Resta che Marta Abba fu, per lui, fonte di lunga sofferenza. La terza e dominante ragione è la misura, vorrei dire la bellezza dello spettacolo in sé. Coltorti si trucca a vista e letteralmente si trasforma in Pirandello. Adriana Ortolani mantiene, nella sua stanza in cima alle scale, la sua passione e la sua inavvicinabilità. La schermaglia è dolorosa. I due sono vicini e lontani, lontani e sempre più vicini, lungo un arco più che decennale. Un rapporto straziante e, nello stesso tempo, perché no, epico!
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Franco Cordelli
‘Stanze Segrete’ è un piccolo teatro/salotto nel cuore di Trastevere; aperto nel 1992, si è subito distinto per spettacoli di alta qualità, legati fondamentalmente alla letteratura e alla poesia di grande respiro (Proust, Fitzgerald, Lorca, Musil, Penna, Durrenmatt, Diderot, Lautréamont etc.).
Ennio Coltorti e Adriana Ortolani vi interpretano splendidamente, perfetti nei loro ruoli, fino al 16 aprile ‘Pirandello-Abba Frammenti’ carteggio enigmatico d’amore di Maricla Boggio, con la regia dello stesso Coltorti.
Con la voce narrante di Roberto Pedicini, in una messa in scena emozionante, i due attori rappresentano la storia di Luigi Pirandello e Marta Abba in un intreccio fra vita privata e teatro, quotidianità e temi spirituali, passione non corrisposta, ambigue promesse ed esigenze di borderò.
Filo conduttore della vicenda le lettere appassionate e confidenziali, che Pirandello scrisse alla Abba in poco più che un decennio, a cui Marta rispose con toni alterni di tenerezza, riservato rispetto, incoraggiamento o ripulsa.
Musa ispiratrice del grande commediografo, la Abba, una delle più grandi interpreti del Novecento, si fece immediatamente notare come attrice impetuosa e passionale, dalla recitazione istintuale ed esuberante.
Nel 1923 il Maestro, dopo avere letto una critica di Marco Praga che ne esaltava le qualità sceniche, la scritturò immediatamente nel suo Teatro d'Arte di Roma, facendola diventare la sua interprete principale.
Con Pirandello Marta scambiò questo famoso epistolario, portato avanti fino alla morte del drammaturgo nel 1936. Si tratta di un carteggio di circa 560 lettere dello scrittore, alle quali l'attrice rispose per 280 volte, poi donato all'Università di Princeton nel New Jersey e pubblicato integralmente soltanto nel 1994.
Si è molto discusso, a tal proposito, su una presunta storia d'amore tra lei e il commediografo, soprattutto per la celebrità raggiunta da quest'ultimo, notoriamente sposato, dopo che fu insignito del premio Nobel. È vero, ad ogni modo, che la loro collaborazione ha fruttato pagine memorabili alla storia del teatro italiano.
Attraverso notazioni di forte preoccupazione Pirandello vi testimonia anche con consapevolezza la crisi di un’Italia ormai preda del fascismo, a cui aveva creduto agli inizi, illudendosi di un suo impegno culturale e presto staccandosene con amarezza.
Elemento centrale del dialogo il teatro, la soffocazione delle idee e dell’arte attraverso le meschinità dei clientelarismi, delle critiche politiche e delle infinite miserie che oggi come allora lo pervadono. Ma soprattutto, in forme spesso allusive, di rado esplicite, il dramma di un uomo che soffre la ferita di un amore contrastato, mentre si avvicina il tragico conflitto che poco dopo distruggerà infinite esistenze.
L’Europa da cui Pirandello aveva ricevuto riconoscimenti assai più che in patria, si fa ostile; Marta va in America a inseguire effimeri successi, mentre sognandola il Maestro va incontro alla morte.
Dopo molti anni l’attrice si decise a render pubblico il carteggio ‘per far capire quanto avesse sofferto quell'uomo’. Le lettere rivelano, infatti, senza reticenze un Pirandello ‘orrendamente solo’ per gran parte dell'ultimo decennio della sua vita, prostrato da lunghi periodi di depressione profonda e di disperazione atroce, immerso in un oceano di sofferenza ‘da impazzirne’. Il martirio ebbe termine solo con la sua fine, che aveva spesso invocato e nel cui seno aveva più volte pensato di rifugiarsi per ‘farla finita’. Lo scrittore, nel suo ‘abisso di tristezza’, soffriva immensamente perché si sentiva tradito dalle persone più vicine a lui e che più amava; tradito nel lavoro dai suoi amici e collaboratori; tradito dalla disastrosa situazione politico-amministrativa del suo Paese governato dal fascismo; e, infine, tradito anche a livello cosmico-universale da una sorte nemica e crudele, che pareva quasi si divertisse, senza alcuna pietà, a fomentare i sogni degli uomini per poi deluderli sul più bello con un ghigno beffardo, indifferente al dolore che suscitava.
Sullo sfondo di questa cupa ‘tragedia del tradimento’ s'inserisce l'amore per Marta, che diviene l'unica ragione di vita del suo spirito, l'ispirazione della sua arte, e quindi la sola motivazione per continuare l'involontario e tormentato viaggio senza mèta sulla terra. Questo amore, assurto a unico valore di un'esistenza che gli appariva del tutto inutile, lo assorbì durante i suoi ultimi anni con un'intensità, totalità, ossessione finora insospettate dai biografi.
Lo spettacolo ha avuto una Prima Nazionale il 4 agosto 2004 ad Agrigento, nell’ambito della Settimana Pirandelliana, aprendo la Serata del Premio CAOS, davanti alla casa natale di Pirandello.
Le scene di ‘Pirandello - Abba Frammenti’ sono di Fabiana Di Marco, i costumi di Annalisa Di Piero, le musiche di Luigi Maiello e le videoproiezioni di Tommaso Vecchio.