.... Se si vuole vedere un tentativo riuscito di “teatro-documento” si deve andare al teatrino Tordinona, dove un gruppo di giovani guidati da Franco Cuomo e Maricla Boggio, presentano “Santa Maria dei Battuti”. Qui è la schiettezza dei giovani attori e soprattutto delle giovani attrici che conta, non la tesi: questi giovani si sono veramente messi di fronte al fatto della pazzia come dinanzi a un fatto umanamente terribile e incomprensibile, e quindi, commuovono...
.... Ci dispiace di non aver spazio per nominare tutti, ma tutti meritano lode. Ottima la regia di Maricla Boggio, ottimo il dispositivo scenico di Enrico Sirello, e ottime anche le musiche elettroniche di Vittorio Gelmetti.
.... Lo spettacolo, sotto forma di inchiesta, oratorio, mistero laico, mostra i due momenti della condizione dei reclusi, la segregazione, con le conseguenze catastrofiche dell’egoismo sociale o corporativo, cui obbedisce, e la liberazione. Una nota di speranza si apre sul nostro mondo turbato dall’angoscia e dalla nevrosi. Franco Cuomo è un alacre assertore ed esemplificatore del teatro inchiesta; Maricla Boggio che è anche regista dello spettacolo, conosce le tecniche di ricerca del teatro moderno. Il risultato è senza dubbio positivo, come testimonia anche la fervida accoglienza del pubblico. In alcuni punti l’incidenza “teatrale” del documento è molto efficace. In altri, la sovrapposizione di una suggestione poetica (la morte di Ofelia) su un caso reale, apre orizzonti interessanti. Questo teatro, che non vorremmo chiamare di contestazione per non sciuparlo con una parola abusata, può saldare la frattura che esiste tra ciò che Brook chiama il “Teatro Mortale”, cioè culturalmente sclerotizzato, e il confuso e torbido insorgere della realtà, cui la ricerca e la riflessione debbono assegnare dei valori...
....l’ottimo maestro Vittorio Gelmetti, sempre così ricco di invenzioni nei suoi commenti musicali, recita anche lui la parte di un recluso.... la sua pacatezza, la distensione, un minimo di saggezza ironica con cui diceva la sua parte, avevano una capacità di penetrazione molto superiore a quella dei suoi giovani colleghi...
...SANTA MARIA DEI BATTUTI... Diciamo, insomma, i manicomi in Italia: argomento sempre più drammaticamente presente nelle nostre cronache... Una inchiesta sì, ma non di questo soltanto si tratta: è fatto largo spazio ai documenti, spesso agghiaccianti, alla medioevale legislazione che regola tuttora la materia, alla disputa clinica che sta divampando sull’argomento fra innovatori che chiedono lumi alla sociologia e conservatori testardamente fermi ai concetti di repressione. C’è tutto questo nel “rapporto” che la Boggio e Cuomo hanno portato sulla scena affidandosi, e non a torto, ad una implacabile raccolta di testimonianze (e aggiungiamo che il loro intervento da sceneggiatori è stato quanto mai pudico, la drammatizzazione evita ogni istrionismo e, in certi momenti, suscita sentimenti e risentimenti di eccellente tensione morale: e gli stessi riferimenti paradigmatici ai pazzi per eccesso di fantasia – un poeta moderno, Ofelia, San Francesco – hanno il pregio di non precipitare nella trappola della letteratura...
... L’esperimento ha avuto un esito assai favorevole; il merito va al vigore del testo... alla serrata regia di Maricla Boggio che ha organizzato una materia tanto complessa in sintetiche folgorazioni, a Vittorio Gelmetti che dal suo organo elettronico ha ricavato una penetrante colonna sonora ed a tutti i giovani interpreti...
... Dobbiamo fare onorevole ammenda su quanto scrivemmo giorni fa lamentando che il nostro teatro toccasse, magari a sproposito, temi come il Vietnam e il razzismo pur di “parlare d’altro” e di non occuparsi dei fatti più scottanti che accadono oggi in Italia. L’occasione per ricrederci – e ce ne fossero molte di queste occasioni – è offerta da uno spettacolo che si rappresenta a Roma e che fin dal titolo annuncia perentoriamente il suo attualissimo argomento e la volontà di impegnarvisi a fondo...
... Naturalmente più del fatto che nello spettacolo si parli di malati di mente e della drammatica situazione dei manicomi, conta per noi il modo in cui il problema è affrontato. E il modo è estremamente rigoroso e nello stesso tempo, di una rara efficacia. Franco Cuomo e Maricla Boggio, che ha anche curato la regia, usano la tecnica del teatro-inchiesta, o teatro-documento che dir si voglia, per un’aspra requisitoria non solo contro gli antiquati e crudeli metodi di cura in vigore ancora dappertutto, ma anche contro una società che con la sua violenza e disumanità genera essa stessa i malati sui quali poi infierisce con i suoi strumenti repressivi...
La violenza e le speranze delle istituzioni psichiatriche del nostro paese hanno trovato un’efficace rappresentazione sulla scena del Tordinona. Maricla Boggio e Franco Cuomo con “Nostra Signora dei Battuti” hanno ricomposto i momenti di più intensa drammaticità dell’esperimento di Franco Basaglia nell’ormai celebre ospedale psichiatrico di Gorizia. Il risultato scenico è attraente... L’oratorio, diviso in misteri, tende a ridurre all’essenza tutti i segni della denuncia sociale: i veritieri soliloqui dei quattro maggiori interpreti, i gesti assai contenuti che non trapassano mai la funzione di sottolineatura del testo, l’incisiva punteggiatura musicale di Vittorio Gelmetti che è allo stesso tempo musico e attore, e del quale va lodata la spontaneità recitativa...
... L’elemento religioso è sullo sfondo di tutto l’oratorio, anche quando la discussione sulla scena mette in campo argomenti scientifici... La tesi di dreyeriana memoria, che pazzia e santità abbiano un’identica radice è anche qui fonte di ispirazione. Bellissimo a questo proposito il mistero “dove San Francesco predica agli uccelli e un gruppo di moderni terapeutici gli costruisce intorno un manicomio e ve lo rinchiude”...
... Il giovane Francesco che scende dalla scena e fra il pubblico quasi implorante le parole dei “Fioretti” raggiunge il punto più alto di poesia in questo teatro del dissenso sociale.
A teatro, luogo ove i fatti irreali diventano veri, i fatti veri rischiano sempre un poco di parere irreali, a meno che il trattamento linguistico (specificamente espressivo) non giuochi su tali risvolti continui, che la realtà ne emerga come un’invenzione più forte – perché sanguinante – d’ogni invenzione pura.
In SANTA MARIA DEI BATTUTI questa operazione drammaturgica è singolare e felice...
... Il primo tempo è notevolissimo. L’individuazione di alcuni personaggi e il ritorno del possente ultimatum di Breton agli psichiatrici in un contesto nuovo ed imprevisto; la musica di Gelmetti e il continuo trasformarsi della scena-prigione e del vestiario, il fondersi della parola drammatica con la parola “vera” sino a un limite ove più non importa conoscere le fonti; tutto insomma – nel testo e nello spettacolo, anzi nel tutto che essi compongono – concorre ad una unità variegata, struggente, aspra...
... Su nessuno spettacolo “ufficial” di quest’anno sarebbe possibile sollevare veri problemi critici: che viceversa emergono di colpo appena si guardino tentativi come questo... Maricla Boggio ha diretto con precisione di ritmo e incisività di figurazione molto bene assecondando gli attori... Sorprendente Gelmetti che da musico onnipresente ha voluto anche officiare il “mistero” con verità di personaggio.
La migliore serata teatrale di questi giorni la si passa, a Roma, nello scantinato del Tordinona con una impegnativa realizzazione curata da Franco Cuomo e Maricla Boggio...
... L’argomento in questione è scottante, attualissimo... Lo spettacolo è una conferenza-saggio in cui si dimostra con inoppugnabili argomenti, come sia la stessa società esterna a generare, mediante la propria continua, inarrestata violenza, quei malati che poi tenderà ad escludere da sé con altrettanta violenza...
...Nella loro sincera, rigorosa, quasi pudica sceneggiatura Cuomo e la Boggio hanno alternato agghiaccianti documenti a elencazioni di titoli di legge barbaramente medioevali ( ma ancora in vigore, beninteso), o al contrario, di come e quando regolamentazioni appena appena più moderne ( non si dice neppure più umane) vengano bellamente ignorate e violentate.
... Il tutto con discrezione rara ma anche con singolare, martellante efficacia, scandito nell’andamento di una sacra rappresentazione con un introito, quindici misteri e un avvento finale. Due praticabili, nel dispositivo scenico di Enrico Sirello, pochi riflettori a vista, e alcuni spezzoni di inferriata; alle pareti qualche ingrandimento fotografico: in questa esasperata nudità, la parola acquista il suo meditato rilievo, appena punteggiata dagli appropriati e suggestivi interventi sonori di Vittorio Gelmetti e del suo organo elettronico. Pertinenti e bravi, come si suol dire, pur in mezzo a qualche inevitabile ma non disturbante acerbità tutti gli attori...
... Una serata che ci ripaga di tante recenti ( e cocenti) delusioni teatrali.
... Questa SANTA MARIA DEI BATTUTI è una forte, generosa denuncia della società repressiva colta nella sua forma estrema e crudele della psichiatria ufficiale. La sintesi è coerente e persuasiva; l’uso discreto dei mezzi scenici (pedane rialzate, cancellate mobili, i corpi degli attori come quinte, costumi quasi essenziali anche se a volte un po’ troppo carichi) la intelligente partecipazione musicale di Vittorio Gelmetti (che fa anche da speaker e recita), alcuni sobri movimenti in platea e infine la cosciente partecipazione degli attori concorrono a un risultato felice...
SANTA MARIA DEI BATTUTI mette sotto accusa la arretratezza delle leggi e dei sistemi terapeutici che considerano gli alienati mentali alla stregua di reietti; pone in luce i risultati positivi di certi coraggiosi esperimenti. ... Al tempo stesso gli autori allargano il loro discorso alla “società del benessere”, dove “o si sta bene o si è fuori”. ...
... Lo spettacolo è concepito in parte come documentario teatrale, in parte come oratorio o profana rappresentazione, che da quelle sacre desume le indicazioni strutturali... Il testo presenta indubbio interesse, avvalorato dalla resa scenica. La regia di Maricla Boggio evita in buona misura le insidie dell’ambiente manicomiale, e di un suo possibile sfruttamento a fini “spettacolari”. Anzi ogni platealità “visuale” viene scartata, a vantaggio di una giusta esaltazione della parola, nella sua capacità costruttiva di situazioni e di fatti. Il dispositivo scenico di Enrico Sirello, le musiche di Vittorio Gelmetti ( che appare anche come attore) concorrono alla sobria efficacia del risultato...
... Il successo è stato cordialissimo e di lieto auspicio per le repliche...
Dando seguito alla collaborazione iniziata con “i nuovi santi”, Franco Cuomo e Maricla Boggio presentano SANTA MARIA DEI BATTUTI... Si tratta di un altro esempio del lavoro teatrale che i due conducono prestando attenzione alle tematiche sollevate dalla contestazione alla società del benessere. Un lavoro che denota uno sforzo di volontà e, nei risultati, una buona dose di sincera passione per capire i fatti e restituire elementi ideologici utili... I due autori vogliono dire al pubblico che in una società fondata sull’ideologia del benessere chi è fuori viene escluso e catalogato... In una sintesi vertiginosa fra passato e presente gli autori mostrano una certa continuità ufficiale di repressione verso coloro che sono stati dichiarati comunque diversi...
... Fra gli interpreti anche Vittorio Gelmetti che suona un organo elettronico ricavandone una “colonna” autonoma ed efficace. Il dispositivo scenico di Enrico Sirello si fa apprezzare per la funzionalità.
Un testo polemico, sotto certi profili interessante e poetico.
... Si tratta dunque di un’inchiesta scientificamente condotta, serrata e lucida, come possono esserlo le relazioni tecniche dei periti settori. Il risultato è quanto meno da definirsi esplosivo: documenti scritti, interviste, ricerche storiche e attuali, registrazioni di assemblee di malati di mente, sono la materia agghiacciante sulla quale gli autori hanno lavorato. E tutto è assolutamente vero, controllato e controllabile attraverso una estesa e completa bibliografia.
... Tutto questo ci dice, ci racconta, ci fa vivere SANTA MARIA DEI BATTUTI, ma non in forma noiosa o cattedratica, bensì in forma viva e teatralissima, senza soste e senza noiose lungaggini. Basta il ricordo della pazzia di Ofelia, per esempio, per offrirci una pagina di struggente lirismo; basta una cantica del Poverello d’Assisi mentre si costruisce attorno a lui la camera d’isolamento, a legare il presente e il passato di una insostenibile condizione umana. In questo senso l’opera è “mistero”, sacra rappresentazione, inchiesta, dramma di tutti i giorni.