LAICA RAPPRESENTAZIONE

dieci storie interrotte per Coro e Solisti

 

Prima rappresentazione: TODI FESTIVAL ‘92
25 agosto - 6 settembre
regia di Adriana Martino
scene di Lorenzo Ghiglia
costumi di Luciano Capozzi
musiche di Benedetto Ghiglia

Interpreti ( in ordine di apparizione),
Maria Grazia Grassini, Manuela Mandracchia, Marina Zanchi,
Piero Caretto, Nunzia Greco, Barbara Chiesa, Valentina Martino Ghiglia,
Giammaria Talamo, Fernando Cajati, Luciano Melchionna,
Stefano Ricci, Stefano Tamburini

Personaggi

IL CORO
LA MADRE
MADDALENA
MARTA
PIERLUCA
MARCO
SPEEDY
CECILIA
CORINNA
LA FIGLIA
IL FIGLIO
IL PADRE
QUINTO
GIGIO
GIORGIO
FLORA
CIRO
LUISETTA
COSTANZO
ALBERTONE
CARMEN MIRANDA
JOHANNES

inoltre
UN MEDICO, UN DOTTORE, UNA DONNA

Nell'oscurità un apparire evanescente che volteggia spostandosi qua e là; biancore di fumo, velo, come un sospiro che via via prende vigore e luce. A poco a poco si distinguono dei giovani biancovestiti che si muovono silenziosamente, come se scivolassero sull'acqua e tutti insieme, da una parte all'altra della scena. Poi cominciano a mormorare in maniera indistinta, fino a diventare gradualmente intelligibili.

CORO - Vieni Vieni ..

Vieni con noi Vieni ..

Dai! Vieni! Vieni! ... Vieni con noi!. ..

Si protendono verso il pubblico come se volessero ghermire qualcuno tra quanti sono seduti in platea. Si ritraggono, ogni volta cambiando direzione. Di nuovo silenziosi, cercando la persona designata. Si allontanano verso il fondo,facendo cerchio intorno a qualcuno. Si sciolgono infine dal cerchio e si dispongono in gruppo. Dal cerchio è emersa una giovane donna in abito da sposa, con un cesto bianco colmo di confetti e un mazzo di fiori di campo. Si rivolge al pubblico con una concitazione febbrile.

MADDALENA - Oggi mi sposo!

Per tutta la vita ho desiderato questo giorno,
lo immaginavo come un traguardo; ma
una catena di fatti che sfuggi ìvano alla mia
[volontà
impediva ad ogni occasione
il compimento felice di un incontro ...

Volteggia ridendo. L'abito le si allarga intorno come una corolla di neve.

Ma finalmente questo giorno è arrivato.
E’ mio, non mi sfuggirà più!
Voglio che siano felici tutti,
parenti e amici, e la gente venuta a vedermi,
felici per la mia felicità,

senza domande, pensieri, previsioni,
pieni di gioia insieme
a festeggiare il mio matrimonio.

Dal cestino estrae dei sacchettini di confetti decorati di fiori d'arancio.

Confetti! Voglio che tutti
li riceviate dalle mie mani!

Scende tra il pubblico, distribuendo qua e là isacchellini, accelerando il suo percorso fino a una corsa.

Anche a te i miei confetti!
Non conservarli ... Ogni cosa nel tempo
si corrompe, invecchia e muore ... Mangiali
[adesso!
Lo zucchero profumato di vaniglia, mia [
madre
l'ha passato al setaccio;
mio padre ha raccolto le mandorle
sugli alberi della collina, com' è tradizione
da noi per tutte le spose ...
Li ho avuti in dono per augurio
di vita felice
e a voi li offro con lo stesso augurio! ...

Maddalena scioglie il mazzo difiori di campo. Ne offre in giro, uno per ogni spettatore.

E i fiori ... Sono dei campi
intorno al mio paese. Le ragazze
più giovani li hanno raccolti
al chiaro di luna, chiusi
nel sonno. Margherite
per la costanza, ranuncoli
per l'allegria, asfodeli
per la fedeltà, ora si sono aperti
al sole del mattino, e ridono!

Maddalena è arrivata in fondo alla sala. In palcoscenico il Coro si apre per far passare un suora bella,
di età indefinibile, pacata nei toni, altera nel portamento, semplice e nobile al tempo stesso.
Le figure del Coro scostandosi l'una dall' altra sussurrano alla volta della suora.

CORO - Madre ... benvenuta!. .. Salve, Madre ...
Madre e sorella ...
Siamo venuti per te!

La Madre fa dei piccoli cenni col capo e sorride mentre avanza verso il proscenio.
Poi si rivolge a Maddalena con un tono dolce ma fermo.

MADRE - Per ora basta, Maddalena.
Hai rivissuto
il tuo momento più bello.
Adesso ci aspetta un dovere
che con amore dobbiamo compiere per
[questa gente ...

Guarda verso il pubblico.

... anche se loro non lo sanno.

Maddalena si avvicina alla Madre pian piano dal fondo della sala,
fino a rifugiarsi fra le braccia di lei.

MADRE - Le strade per capire sono tante.
A teatro si può dire e non dire.
Tutto può accadere e niente avviene.
Si vive e si sogna,
si pensa e si dimentica,
si ricorda e forse ciò che prima

era oscuro, finalmente si rivela.

MADDALENA - Posso stare con te,
durante la rappresentazione?

MADRE - Togliti però l'abito bianco.
Non devono essere turbati
quelli che poi verranno ...

Maddalena si toglie l'abito, rimanendo con un vestitino colorato.

MADDALENA - Alla fine ho avuto la mia
[gioia!
Ma le pene, quante! Anch'io, tu lo sai ...

MADRE - Dirai tutto, tutto rivivrai quando sarà venuto il tuo momento.

Il Coro si agita lievemente, come se una forza lo attirasse.
Oscilla, come cercando un contatto. Comincia a mormorare,
fino a che le voci si fanno nette e le parole chiare.

CORO - Noi siamo stati e siamo ...
Siamo stati ... Siamo ...
Viene con noi ...
Chi lascia il mondo ... Chi ha concluso ...
Chi deve abbandonare .
Chi ha pace finalmente ..
E chi ancora si tormenta ..

Le figure si muovono in un vortice.
La Madre a voce alta, con tono deciso, si rivolge al Coro.

MADRE - Marta! Deve presentarsi Marta!

Il Coro si muove con velocità crescente, girando in vortice strette per mano le figure,
fino ad aprirsi facendo uscire dal cerchio una giovane donna.

CORO - Vieni! Vieni Marta! Devi tornare!
Ti vuole la Madre!

Dal Coro esce Marta, mite nella voce e dimessa di aspetto.

MARTA - Madre, sono tornata per
[ringraziarti ...
Perché ho ritrovato Pierluca, il mio
[bambino ...

Si volta a guardare il Coro, aspettando. Se ne stacca un ragazzo.

... cresciuto, come l'ho immaginato
nel mio amore, via via mentre passavano gli
[anni,
da quando mi aveva lasciato ...

Tende le braccia al ragazzo che le si avvicina.
I due rimangono per un momento abbracciati.

MADRE - Ora tu devi raccontare, Marta.
Per questo ti ho chiamata.

Marta si scioglie dall'abbraccio. Il ragazzo le si accoccola ai piedi. Il Coro rimane sul fondo.
Marta guarda la Madre che le indica il pubblico; inizia a parlare rivolgendosi ad esso.
Ogni tanto guarderà la Madre, come per riceverne incoraggiamento, quando il racconto le si farà difficile.

MARTA - Eravamo una famiglia felice.
[Una piccola
piccola famiglia, un uomo

e una donna che aspettavano un bambino.
Stavamo insieme da anni,
io e Marco. Quasi
per prova ali 'inizio,
senza crederci tanto.
lo con il mio lavoro
nella scuola, orari sempre uguali
e una gran voglia di cose a posto.
Sognavo di una casa mia; allora stavo
insieme ai miei, con tutti quei fratelli!. ..
Lui, un ciclone: sì,
uno di quei ragazzi che, chi li tiene? ..
forse l'amore io pensavo ... e ci ho provato.
Una stanzetta, il cucinino, un bagnetto
con la doccia e una finestra sulla scala ...
Marco andava e veniva ... Rappresentante,
vendeva giacconi e monclair. .. Le ragazze
impazzivano per lui, ma io non ero gelosa - stava con me! -, ne ero fiera.
AlI' inizio pareva una scommessa, poi ci siamo
[affezionati

a quella vita, lui rimaneva fuori
settimane, qualche volta dei mesi;
ma poi tornava, tornava da me.
Volevamo un bambino.
Per quel bambino ci siamo sposati ...
Marta si rivolge al bambino.

MARTA - Noi ti volevamo, Pierluca.

PIERLUCA - Me lo dicevi sempre. Tu
e papà mi volevate prima che nascessi.

MARTA - E poi sei nato! Era una favola
[come stavamo bene.
Tu crescevi vivace.
Tuo padre ti portava a giocare lontano;
diceva che era sporco
[da noi,
potevi farti male, aveva paura di tutto
per te ... E andavate nei giardini
dei quartieri più ricchi; la domenica prendevate
[l'autobus,
io rimanevo a casa a preparare il pranzo ...
[Tornavate
affamati, tu avevi le guance rosse
e i segni dell'erba sui tuoi piccoli jeans;
appena mangiato ti coglieva il sonno
pesante dei bambini stanchi di corse
[al sole ...
Allora io e tuo padre facevamo l'amore ...

Si interrompe. Riprende sottovoce a se stessa.

Ogni volta che ripenso a quei momenti,
mi riaffiorano alla memoria frasi, gesti ...
[emozioni.
Risento nel mio corpo il gioco e
[l'abbandono,
la fiducia in quel fondersi con lui ...

Tace, sopraffatta dalla commozione.

MADRE - E pesante per te tornare indietro.
Ma devi farlo, Marta. Ti viene chiesto.
Tutto si è concluso, ormai.

CORO - Sei con noi, Marta.
Ma loro devono sapere ...

PIERLUCA - Che t'importa più? Siamo
[insieme.

MARTA - Va bene.

Abbraccia Pierluca come sefosse un bambino. Torna a rivolgersi al pubblico.

Lui era piccolo, ma qualche volta se ne
[andava
da solo, in bicicletta. Appena sotto casa, per
[muovere
un po' quelle sue gambette impazienti,
[mentre il padre
era fuori. Un giorno è caduto, come succede
[ai bambini.

PIERLUCA - Ho battuto un po' la testa,
ma sul cemento, e sulla fronte
si è fatta una macchia di sangue ...

MARTA - lo sono corsa, Dio! che paura !. ..
Sono corsa all'ospedale! Un trauma
[cranico ...
o gli occhi!, a vederlo era tutto
[sanguinante ...
Poi, «niente, niente signora», mi hanno
[detto,
una caduta come tutti i bambini;
<<Non s'è fatto un bel niente ... ». Benda,
[cerotto
e siamo andati a casa.

Accarezza Pierluca come tastando la ferita di allora.

Ma la ferita non si chiudeva. S
otto sotto sgorgava, si riapriva ...
e il bambino aveva la febbre.
Marco non riusciva a darsi pace ...

Dal Coro avanza un uomo giovane dali' aria spavalda, incerto se mostrarsi, ma
al tempo stesso desideroso di prendere parte al racconto. Marta abbassa gli occhi,
come se non volesse prendere atto che è lì.
Si vince e poi lo guarda con un debole sorriso.

Sì, non ti davi pace. Era anche la tua vita, Pierluca ...

Marco guarda la madre.

MADRE - Marco.
Hai sofferto anche tu, perciò puoi parlare.

MARCO - Tutto è cominciato da quella
[caduta.
La nostra gioia,
lo scorrere dei giorni come
[fossimo
eterni ... Quell' incidente banale
[all'apparenza
ci ha fatti scendere dal cielo sulla terra.
Il dubbio ha preso a farsi strada ...
Ipotesi irreale all'inizio, poi di colpo
[certezza.

MADRE - La tua colpa, Marco, ti impedisce
[di parlare
con chiarezza. Marta, prosegui tu.

MARTA - Gli fecero ogni sorta di esami.
Non capivano. Alla fine provarono
con quello che sembrava - ci dissero
[un'assurda
perdita di tempo. Ma allora si trovò la
[risposta.
Pierluca era ... segnato. Da chi,
se non da noi,
il bambino poteva aver contratto il male?
Ci fecero fare le analisi: madre e padre,
tutti e due, ci scoprimmo col virus ...
Serpeggiava dentro di noi senza farsi
[sentire,
guardingo, in attesa del momento per
[scoppiare.
Perchè quel male?
lo, che non mi ero mai bucata, io che l'unico uomo
che avevo conosciuto era stato il mio Marco.
In ospedale mi spiavano; volevano
[indovinare
che razza di donna fossi, bugiarda
o vittima ... lo ero sconvolta. Una minaccia
[oscura
si era abbattuta su di noi; la gravità
non la capivo ancora
e a Marco
domandavo che ci stava succedendo ...

Marta si rivolge a Marco come se si stesse ripetendo la situazione evocata.

MARCO - Non lo so, Marta. lo
non mi sono mai bucato,
se è questo che pensi di me ...

MARTA - Lo pensi tu di me, allora ...

MARCO - Quando avresti potuto, così presa
[dalle cure per noi?
Tu trascuri perfino te stessa pur di arrivare a [tutto ...

MARTA - Rimane un'altra ipotesi: ma mi
[sconvolge,
distrugge la fiducia
che credevo ci tenesse uniti ...

MARCO - Non è come tu pensi, Marta!

MARTA - Che cosa penso? Dimmelo!
Non mi far rimanere in quest'angoscia!
E’ un'altra donna? Oppure uomini ...
Qualunque risposta mi darai, per me sarà la
[morte.

MARCO - Morti siamo già tutti, e mi
[sembra uno scherzo.
Te lo dirò quale è stato
l'inizio di questa tragedia che colpisce
insieme a me chi ho scelto per compagna
promettendo di restarle fedele:
non l'ho fatto! Ma per uno di quei moti
che insorgono in un attimo quasi per
[scommessa
e tentazione sciocca, come prova di un
[fascino
a cui l'uomo non rinuncia mai,
fosse anche il più innamorato dei compagni.
Un giorno incontro una ragazzetta. Piccola,
[bruttina,
vestita male: provocava guardandomi,
era come dicesse: «Prendimi, se vuoi
puoi disprezzarmi, non valgo nulla, tu sì!».
Mi attirava perchè era tutto l'opposto
di quello che avevo sempre amato:
senza casa senza cura di sè
senza famiglia nè affetti o progetti di vita ...
era tutto il contrario di te ...
E si bucava. Per sfida a quel suo corpo
[fragile,
magro più del dovuto, le vene non c'erano
[più
tanto parevano trafitte dai buchi.
Andai con lei, la sfidai perché mi sfidava.
Provai soltanto pena. Sapeva di sudore
e di fumo, il suo viso era freddo,
solamente ribrezzo in quel rapporto frettoloso;
mi chiese dei soldi, perchè gli servivano
«subito» per la dose. Ci tornai
ancora. Sentimenti in contrasto si agitavano
[in me;
ero deluso per quella storia che non esisteva;
pensavo a te che ogni sera mi accoglievi
con un sorriso fiducioso; mai come allora
ti ho voluto bene, mai sono stato così preso
[di te.
Eppure non potevo lasciarla. Ci sono stato
[ancora
per rabbia di scoprire che cosa mi atti rasse di
[lei.
Forse quel suo buttarsi via,
farsi usare come una cosa qualunque ...
Ma era anche una sorta di scommessa
di tirarla fuori dalla droga
e convincerla che poteva cambiare.
Mi beavo di questi buoni sentimenti,
incapace di metterli in pratica.
Per una settimana intera rimasi insieme a lei,
tu non c'eri ...

MARTA - Ero andata a casa di mia madre;
si era operata, e io le preparavo
da mangiare, le sistemavo il Ietto ...

MARCO - E’ stato in quella settimana.
Volevo togliermi il gusto fino in fondo.
Ma a quel punto lei diventò sfrontata.
Arrivò perfino a cercarmi a casa nostra.
Temevo la notassero i vicini; le diedi dei
[soldi
perché se ne andasse; la minacciai,
era stato un fallimento, non l'avevo salvata
e scaricavo invece su di lei i miei fallimenti
[personali.
Provavo un bisogno pazzesco di rivedere te,
di far tornare tutto come prima ...
Sono andato a cercarti ...

MARTA - Sei venuto fino a casa di mamma.
Le avevo fatto una puntura, lei si era
[assopita;
io ero alla finestra, e pensavo a te.
Tu sei entrato, una furia;
mi hai portato sul divano nell'entrata,
- casa di mamma è piccola -; io ti dicevo
[ «Piano,
che se mamma ci sente» ... Ma poi, non
[eravamo
marito e moglie?, e ti ho lasciato fare.
Ci siamo amati ...

MARCO - Facendo l'amore con te mi sono
[illuso
di cancellare quella storia:
non era successo proprio niente,
la ragazza nemmeno esistita.
E poco tempo dopo, aspettavi Pierluca ...

MARTA - Gioia della mia vita! Quanti anni
[erano passati
da quando ci eravamo messi insieme?
[Finalmente
si era deciso ad arrivare! Ne ridevamo,
sono stati dei mesi bellissimi, poi è nato:
era così bellino, gli occhi rotondi, il testone
[pelato,
guardava tutti ridendo come a dire:
«Sono qua!» ...

PIERLUCA - Sono qua! Sì, ridevo perché
[il mondo
per me era una favola;
un po' alla volta lo scoprivo e mi piaceva;
sì, mi piaceva la gente intorno
che si faceva in quattro per me.
Ero il più piccolo di tutti,
ogni giorno del futuro era mio.

MARTA - Poi hai cominciato a deperire ...
[Perché ,
questo bambino è così pallido?
Appena si fa un piccolo graffietto,
la sua ferita non si chiude mai ...

Si rivolge a Marco.

Io non so più che cosa fare ...

MARCO - E’ soltanto delicato.
Con l'estate riprenderà i suoi bei colori;
lo porteremo al mare ...

MARTA - Invece un giorno ... era in
[bicicletta,
è caduto e si è fatto un taglio qui, sulla fronte ...

Marta continua il racconto ripetendo in parte quello di prima dell'entrata di Marco,
come un tormento che ogni volta rivive.
Tocca la fronte del ragazzo, a cercare l'antico taglio.

E’ quel taglio non si chiudeva, ma gonfiava; la ferita marciva ...

Interviene Marco, raccontando senza più ricorrere a frasi vaghe,
come poco prima.

MARCO - Da allora è cominciata la mia
[angoscia.
Come un incubo ripensavo all'avventura
con quella ragazzetta.
Pierluca peggiorava e si faceva strada in me un sospetto,
che non mi aveva mai sfiorato prima,
di un contagio, una catena maledetta
da lei a me in quella settimana di pazzia,
poi a Marta dolcissima e a nostro figlio
venuto al mondo pochi mesi dopo.
[Il risultato
degli esami portò la certezza del male.
Mi sentivo morire, e non tanto per me;
la mia donna, il mio bambino non avevano
[colpe, eppure per loro era segnato lo stesso mio
[destino.
A quanti - pensavo - sarebbe toccata
[quella sorte?
La ragazzetta che si dava a tutti
pur di trovare i soldi per la droga
sapeva di essere ammalata, di contagiare gli
[altri?

Avanza dal Coro una ragazza trasandata in jeans e giubbotto.
È’ Speedy, la tossicomane prostituta.

SPEEDY - Soltanto adesso me ne rendo
[conto.
Me l'avevano detto: «Hai quel male;
ti pare di star bene, ma dopo un certo tempo
è inevitabile, tu te ne accorgerai ... ».
Io non volevo crederci, mi pareva soltanto
[una minaccia,
stavo bene, e con la droga mi illudevo
[perfino
di aver fermato la felicità.
Perché allora mettere paura a chi voleva fare l'amore con
[me?

Marco urla.

MARCO - Ti rendi conto di quello che hai
[fatto?
Hai contagiato me e tutti i disgraziati
con cui sei stata prima e dopo ...
e le loro compagne e i figli ... Marta
e il nostro bambino!. ..
Non siamo morti solo noi!
È’ il futuro che con lui non c'è più!

Speedy si torce le mani in preda a disperazione.

SPEEDY - lo non sapevo! Ma la mia
[ignoranza
era per leggerezza, e non mi solleva dalla [colpa!
Non sapevo perché non volevo sapere!
Tu non eri un incontro qualunque - mi
[dicevo-,
potevi essere una storia vera.
Sapevo invece che tutto era falso,
e continuavo a sbattermi per strada
a cercare la roba ...

Speedy piange.

Tutto falso! Ma io
avevo bisogno di illudermi.

Marta è rimasta ad ascoltare, tenendo PierLuca abbracciato.
Si avvicina a Speedy.

MARTA - Da viva ti ho maledetta senza
[conoscerti.
Adesso mi fai pietà, non sei stata capace
di prendere niente dalla vita.
La tua pena ti salva. Ormai noi siamo
[uguali ...

Tende le braccia a Speedy. Le due si abbracciano.

MADRE - Andate adesso.

Il Coro si scuote aprendosi per lasciar entrare Marco, Marta e Pierluca.
Marta si volta e fa un cenno a Speedy, tutta accartocciata in se stessa.
Speedy raggiunge i tre e tutti quanti scompaiono dentro il Coro.
Dal fondo della scena avanza una prostituta dall'aria miserevole e altera,
che incute sgomento e pietà. Si avvicina sottomessa alla Madre.

MADRE - Cecilia, non hai ancora trovato un
[po' di sollievo?

CECILIA - No. Per questo ti chiedo il [permesso di parlare.

MADRE - Mi dà tristezza questo tuo
[accanirti.
Ma sei libera, è nel tuo diritto.

CECILIA - Diritto?!

Ride volgare.

Diritto, dici?
Finalmente anch'io ho diritto a qualcosa?!
E allora, grazie! Grazie Madre,
parlerò.

Si guarda intorno con aria di sfida.

Voi non sapete cosa sono.
Una battona, questo lo si vede ...
Chi andrebbe in giro vestita così?
E poi come cammino, come guardo ...
'sta vociaccia stonata, perché tutta la notte sto per strada ...
Ma cos'altro conoscete di me,
che ne sapete cos'è la vita mia,
quello che è stata prima, questa mia vita marcia, disgraziata?
Giro da anni a battere,
di clienti ne ho avuti d'ogni specie ...
Chi me l'ha data questa malattia? lo non lo
[so:
si son presi il piacere e buonanotte;
tanto loro, la morte
ce l'avevano addosso. E adesso
la dò io: di questo son padrona.
Perché mai dovrei fare attenzione e avvertire il cliente,
quando a me nessuno me l' ha detto
che mi sarei presa questa malattia?
Preoccuparmi per lui, che stia attento
perché la sua cara mogliettina
non prenda l'infezione,
lei che ha casa, marito, figli e soldi?
Provi la sua signora lo stesso rischio
che è toccato a me senza nient'altro in cambio
che qualche sporco biglietto da mille.
Che cosa ho avuto dalla vita?
Una strada bagnata di pioggia,
ombre che premono per usarti come bestia,
e per finire pochi mesi dannati
tra un ricovero e l'altro, poi più niente.
Tutto è già avvenuto, torna tutto
ad avvenire nel mio spirito in pena,
ripetizione eterna ed ossessione.

Cecilia urla.

Preoccuparmi degli altri?!
Per me vale solo la vendetta!

MADRE - L'ingiustizia degli altri
consente spiragli alla propria pietà.
Tu cominci a soffrire, Cecilia;
qualche sensazione di dolore
attraverso la tua rabbia di granito.

Cecilia si accuccia accanto alla Madre.

CECILIA - Sento la rabbia come sangue
[dentro la testa
fino agli occhi; poi gelo dal cuore
alla faccia, e una vampata se maledico.
Oh! Non è il tempo del perdono,
Non è il tempo della pace per me!
E? l'abbandono e la disperazione,
il gusto di ferire, l'angoscia informe
di notti passate non so con chi,
e soffrire nel corpo piagato,
ridere fuori come se godessi,
dentro ospedale, iniezioni, flebo e analisi;
di nuovo per la strada, forse
per una volta ancora solamente ...
Davanti a me come un film ripetuto,
ininterrotta catena di traumi ...

MADRE - Verrà il momento
in cui ti sentirai cambiare.

Indica il Coro.

Vai con loro. Ti aiuteranno ...

Il Coro sussulta. Sussurri e poi parole dalle figure, che si protendono verso Cecilia.

CORO - Dai, vieni ... Vieni con noi!. ..
Vieni ... Vieni! ...
Pace! Insieme a noi ...
serenità! ... Vieni, Cecilia!
Vieni! ... Vieni! ...

CECILIA - L'ira non consente la pietà.
Per me c'è soltanto tormento ...

CORO - Pace! Pace!
Cecilia, noi ti auguriamo pace!

Il Coro si ritrae verso il fondo, mentre una donna bellissima, di mezza età,
avanza fino alla ribalta. Corinna tiene fra le mani un mazzo violetto di orchidee.
Elegantissima, gli occhi senza sguardo.

CORO - Corinna non parlò mai ... finché rimase là,
in quella stanza d'ospedale ...

MADRE - Veniva il marito. Tutti i giorni. Gentilissimo
con le infermiere; sempre regali
e fiori per la cappella,
le suore gli sorridevano incantate ...
La voce non l'alzava mai: «Per piacere»
e «grazie, grazie tante ... », con un tono
[sommesso
come a chiedere scusa. Un signore,
quello che si dice veramente un «signore» ...

Il Coro si agita. Una ad una le figure si avvicinano a Corinna.

CORO - Corinna! Come stai? Oggi non hai mangiato ...
Tuo marito ha portato una torta ...
Una torta per le infermiere ...
E una meringa per te!

Corinna si muove lentamente, oscillando.
Protende il mazzo di orchidee davanti a sé, poi chiude gli occhi
distogliendo il volto dal mazzo, con uno scatto di rifiuto.

CORO - Ogni giorno lui le porta
[un'orchidea ...
Ogni suo gesto è quello di un signore ...
Quante cure che attenzioni!
Ma lei ... Corinna ... lei non parla.
Lo guarda muta.
C'è un mistero in quello sguardo ...

Corinna, come in dormiveglia, lotta con il mazzo di orchidee
che le si sono tenacemente intrecciate alle mani.
Gli occhi guardano all'infinito. Azioni rivissute
passano davanti a lei, che geme.
Maddalena è affascinata. Si rivolge alla Madre, in un sussurro.

MADDALENA - Sembra un mazzo da
[sposa ...

ma come diverso dal mio! ...
Orchidee, mi fanno paura.

 

CORO - Orchidee, orchidee ad ogni visita ...
Ma lei non parla.

Lo guarda muta.

Muta lo guarda Corinna .

e tace ... C'è un mistero .

C'è un mistero in quello sguardo ...

MADRE - Chi è vittima tace,
se è stato offeso da chi ama.

Corinna geme lottando con il mazzo di orchidee.

MADDALENA - Soffre ancora.
Non possiamo aiutarla,
Madre?

MADRE - Il suo dolore è rimasto un
[segreto.
Corinna ne è ancora prigioniera.

La Madre guarda verso il pubblico
scrutando i volti come a cercare qualcuno.

 

Qualcuno si sente di parlare per questa

[donna?

 

Nessuno accoglie l'invito. La Madre avanza
verso la ribalta.

 

Qualcuno, che voglia liberarsi dal peso di una responsabilità ...

Dalla platea si sente un mormorio.
Tre persone discutono tra loro a bassa voce.
La Madre si rivolge verso il punto da dove proviene il bisbiglio.

MADRE - Qualcuno, della famiglia ...

Corinna geme pianissimo. Dal pubblico si alzano tre persone.
Una ragazza dall'aspetto deciso, un giovane dall'aria mite,
e un uomo dall'atteggiamento molto raffinato.
L'uomo pare in difficoltà a mostrarsi, mentre la ragazza,
che ha preso quella decisione, trascina sulla scena l'indeciso fratello e il padre.

FIGLIA - La famiglia siamo noi.
Se così si può chiamare questo insieme
di persone ...

Indica il fratello e il padre.

Il vincolo di sangue, insomma.
Ma poi, ben altro c'è stato! ...
E di che vincoli si tratti, ora dobbiamo
[parlare.

Il padre fa un gesto per far tacere la figlia,
che reagisce alzando la voce con aggressività.

Tu non puoi più impedirmelo adesso!

Si avvicina a Corinna e le libera le mani dal viluppo delle orchidee.

Le mandava orchidee!
Per mostrarle nel modo più costoso un amore
che non esisteva. Da quando erano stati fidanzati
-lei ricca ereditiera, lui
uno spiantato -le mandava orchidee;
[povera mamma,
ne era rimasta conquistata e l'aveva
[sposato!

Getta via il mazzo. Corinna si porta le mani a coprire il volto,
gemendo piano. Rimarrà così per tutto il tempo del racconto.

PADRE - lo ero innamorato di tua madre!
[Tu non puoi giudicare,
non conosci i motivi, le cause del nostro mutamento ...

FIGLIA - Ricordo quello che vedevo,
[appena
ho avuto l'età per capire da sola,
perché la mamma ...

Indica la madre.

non mi ha mai detto niente;
sopportava da sola il fallimento del suo matrimonio ...
e dedicava a noi tutto il suo tempo,
a me e a questo qui.

Indica ilfratello, che è rimasto in disparte
in un atteggiamento impacciato e scontroso.

. .. che anni e anni dopo, a tutti i costi,
il marito le aveva fatto fare, come prova lampante
di un normale e felice matrimonio!

FIGLIO - Ma lei, la mamma ... lei mi voleva!

FIGLIA - Sì, lei ti voleva. Ma da questo suo
[amore materno,
che cercava poi di sostituirsi
all' assenza del padre, tu sei stato fregato
[fratellino mio!

La figlia si rivolge al pubblico.

Immaginatevi una famiglia in cui
il padre non c'è mai; non si sa dove va,
non si sa che cosa fa, nessuno osa chiedergli
[niente;
e i figli si attaccano alla madre:
la ragazza diventa un 'amica prepotente e [dispotica,
nella mente della donna il bambino,
per lei, abbandonata dal marito,
prende il posto del padre ...

La Madre si è avvicinata alla ragazza.

MADRE - Hai rabbia ancora, ricordando;
[per tuo fratello,
ma anche per te, e provi un desiderio di
[vendetta
nei confronti del padre. Per tua madre
[soprattutto
hai sofferto e soffri ancora. Ma adesso
devi aprire il tuo cuore, se vuoi che l'ira
[sfumi
e tutte e due, lei morta
e tu nel mondo, possiate trovare la pace.

FIGLIA - lo ero come una bestia morsicata
[da un serpente.
Una bambina è curiosa di tutto
e, gelosa del padre, vorrebbe
indagare ogni suo gesto al di fuori di lei ...
lo ragazzina avevo scoperto,
a un certo punto,
come occupava il suo tempo quest'uomo:
di sera, dopo l'ufficio,
quando tutti tornano a casa
impazienti di stare coi figli e con le mogli,
e la famiglia si ritrova
per mangiare insieme allegramente,
questo mio padre bello che regalava
[orchidee
a mia madre per dirle quanto l'amava!
preferiva alla nostra compagnia
degli sconosciuti da pagare,
sostituiva alla dolcezza della sua compagna
le passioni sfrontate di omosessuali.

Il padre è rimasto in disparte. Dopo quel diluvio
di parole gridate. agita una mano come a scacciare
l'immagine che la figlia vuole mostrare di lui,
al tempo stesso a voler significare che avrebbe
tante cose da ribattere. La madre implora con lo sguardo
la figlia e l'uomo, perché
non continuino quel gioco al massacro.

PADRE - Sì, l'apparenza è questa. E nella
[sostanza,
anche la realtà. Ma tra l'apparenza
e la realtà una fessura profonda
e sottile frantuma la visione
e induce il giudizio ad arrestarsi.

La figlia gli si avventa contro.

FIGLIA - Sempre le tue belle frasi! E noi,
[muti
per anni. La logica dei tuoi ragionamenti
ci chiudeva la bocca. Le nostre domande
erano semplici; chiedevamo la tua
[compagnia;
invece tu sfuggivi in nome di teorie
che giustificavano ogni trasgressione,
e alla fine non ti aspettavamo più.
Solo la mamma continuava
a vagheggiare il suo fantasma;
le orchidee la commuovevano ancora,
sostituivano la tua presenza,
la evocavano, la preannunciavano o forse
fingeva per continuare a vivere; certo però
non sapeva che prima di congiungersi con
[Iei -
poche volte, solo per non destare sospetti -
magari tornavi dai tuoi consueti
giri alla stazione, oppure non avevi trovato
il ragazzo che veramente ti piacesse.
Quei contatti trasferivano subdolamente il
[contagio
a nostra madre attraverso di te.

PADRE - Questo è un massacro. lo non volevo salire qui.
Almeno difendermi, però.

MADRE - E’ nel tuo diritto. Non temere,
nessuno è qui per giudicarti.

PADRE - Quando ho sposato Corinna,
[l'amavo
veramente. Ma lei, subito dopo,
ha cominciato a smaniare:
voleva un figlio, senza un figlio non si sentiva realizzata!
Facemmo un viaggio, in giro per l'Europa.
La portavo a cena nei ristoranti più lussuosi;
le mattinate nei musei a scoprire opere
[d'arte.
Lei accettava tutto nell' attesa della sera,
quando ritornavamo al nostro albergo. In un
[Ietto
ogni volta differente, Corinna era
[impaziente
di unirsi a me; ma non per il gusto del sesso,
con una passione che mi avrebbe attratto
e conquistato, ma per farsi mettere incinta.
La sua smania spegneva in me il desiderio;
per non deluderla l'assecondavo, senza
[gioia.
E quando finalmente mi disse che aspettava
[un bambino,
mi sentii sollevato da un debito e decisi
di non doverle più quelle attenzioni
che fino ad allora le avevo prodigato.
Poi nacque lei ...

Accenna alla ragazza.

e sua madre non ebbe più che quello scopo,
tutte le cure per la bambina! Mi trattava
come un estraneo ingombrante e fastidioso
che voleva distrarla dal suo compito.

FIGLIA - Eri ben contento che ti avesse
[messo da parte ...
Te la cavavi con le orchidee,
perché gli altri non dubitassero del tuo
[affetto
per lei, che continuava a mantenerci tutti ...

PADRE - Avevo lasciato i I lavoro. La
[mamma
si vergognava del mio impiego
a stipendio statale:
non era all'altezza del prestigio della famiglia.
Era difficile vivere con lei, avere un ruolo personale
e al tempo stesso non darle fastidio. Qualche
[ volta
ti prendevo in braccio per portarti a spasso io e te soli,
come fanno i padri con le figlie ...
Lei, pareva le facessi un affronto;
ti riprendeva subito: gelosa, urlava
[«Lasciamela» !
e allora io me ne uscivo da solo.

FIGLIA - Te ne andavi, sì! Hai trovato
[facilmente
dove andare! Ora tu ne addossi la colpa
[alla mamma.
Ma lei ti allontanava da noi
perché aveva scoperto com'eri
e non voleva che in famiglia lo sapessero.

PADRE - Non vi stavo così lontano come
[dici.'
Pochi anni dopo di te è nato tuo fratello.
lo più della mamma ho voluto questo
[ragazzo;
a lei bastavi te.

FIGLIA - Ah! Certo, eri rimasto un
[piccolo-borghese
incapace di fare il passo fino in fondo!
Alternavi la mamma alle tue dannate
[scorribande:
così è nato lui, e la mamma ha finito poi per adorarlo.

Nel corso della violenta discussione tra il padre e la figlia,
Corinna ha attirato il figlio a sé e lo tiene abbracciato.

Ma tu? Non c'eri mai!
L'avevi voluto quel bambino, poi lo lasciavi
nelle mani delle babies-sitter...
Forse ti ricordava i ragazzini di periferia;
poco più grandi di tuo figlio,
prestavi loro attenzioni
ben diverse da quelle di un padre!

PADRE - Che ne sai, tu, della mia vita
[fuori?!
Quello che ho trovato in mezzo a gente
che mi ha voluto più bene di voi?!
gente che non nasconde ciò che prova
nel formalismo di un comportamento
e ti prende per quello che sei,
senza guardare ai tuoi titoli,
al prestigio del nome, al conto in banca!

La figlia lo interrompe con una risata.

FIGLIA - Quante parole per nascondere un
[peccato!
Noi qui, la famiglia: responsabilità,
[impegni,
ogni giorno un problema da risolvere;
e tu in fuga, alla ricerca di un diversivo per non
[soffrire!
Ah! C'è proprio da ridere!
Con quel bel finale che sappiamo.

PADRE - Il finale non è ancora concluso.
Io sono vivo, anche se segnato. Corinna ...

Corinna per la prima volta si toglie le mani dal viso.

Lei se n'è andata. L'ho contagiata io;
sì, non posso negarlo, ma non è stata volontà né
[colpa:
anch'io lo ero e non lo sapevo ...
Per un po' di conforto cercato negli occhi di un
[ragazzo,
è una condanna grave ...

FIGLIA - Tu ti sei preso quello che hai
[voluto!
Ma la mamma, che beffa!: un grande amore
finito in un virus mortale! Che ammazza lei,
non chi glielo ha dato: il carnefice anzi
finge affetto e tenerezza e fa regali
a infermiere e a dottori, perché
l'amata moglie sia curata per bene
e la convincano: l' infezione che si è presa
riguarda un’antica trasfusione
fatta tanti anni prima, forse quando
la povera Corinna si dovette operare di
[appendice!
Lei però sa benissimo chi l' ha infettata;
non l'ha detto, non l'avrebbe ammesso mai:
prima di tutto il prestigio, è una signora,
i panni sporchi si lavano in famiglia ...

Corinna con voce incerta sussurra. Via via prenderà sicurezza.

CORINNA - Non dovete litigare più. E’
[vostro padre ...
ed è malato. La sofferenza annulla
[l’ingiustizia,
il dolore accomuna ... Pietà per lui:
è ingenua la versione del contagio come
[fatalità;
ma voleva allontanare la vergogna,
e non solo per lui, per me
sua moglie, e risparmiarmi una realtà
più dura ancora da sopportare
con la commiserazione della gente.
Io non ho più paura. Lui soffrirà
nel tempo che ancora gli rimane.
Voi gli dovete offrire quell’amore
che non abbiamo mai goduto insieme ...

Corinna si rivolge al marito, stupito della pietà della moglie.

CORINNA - E così breve la nostra vita! ...
Corta e vissuta tutta d'un fiato
anche se lunga d'anni, quando la morte
[arriva
sembra sempre troppo presto ...

Raccoglie il mazzo di orchidee.

Siate amici tra voi; la vita, sapendovi riuniti,
non mi sarà passata inuti lmente.
Andate, io devo ritornare da dove son
[ venuta.

Guarda la Madre che le fa un cenno di assenso.

MADRE - Non si deve forzare il segreto
che ciascuno può nascondere in sè ...

I tre ritornano in platea.
Il padre tiene sottobraccio il figlio e la figlia.

CORO - Corinna ha perdonato chi le ha
[fatto del male ...
distrutti i sentimenti ...
poi le forze vitali, non ha inveito ...
non si è ribellata. Libera ...
da ogni pena, può dirsi ormai beata.

Giunti sul fondo i tre si voltano a guardare il palcoscenico,
ma Corinna non c'è più.

MADDALENA - Corinna ha avuto così
[poco ...
Eppure è riuscita ad amare perfino chi l'ha offesa.
Io invece non volevo vivere dopo la
[disgrazia.
Ho avuto bisogno di qualcuno
per provare di nuovo un sentimento.

MADRE - È il mistero della sofferenza:
Corinna ne è stata toccata.
Diversa è la tua storia; la racconterai
quando sarà venuto il tuo momento.
Altri stanno arrivando
impazienti di esporre i loro casi.

Il Coro freme, poi comincia a sussurrare.

CORO - Vieni! Vieni fuori!
Sei con noi ormai!
Non devi aver paura!
La tua sorte è stata tremenda ...
Da creatura di fango a coscienza ...
Sofferenza ancora più grande ...
di chi nasce e muore non sapendo.
Raggiungerai la pace al tuo tempo.
Ma il cammino è lontano ancora dalla luce ...

Il Coro si apre lasciando uscire un ragazzo
con delle catene ai polsi.
Il ragazzo parla convulsamente. Singhiozza
senza trovare le parole, che poi gli usciranno
come un torrente inarrestabile.
La Madre sottovoce lo presenta.

MADRE - Micantoni Giovanni detto
[Quinto ...
Figlio di povera gente, il soprannome
[perché
dopo quattro fratelli era arrivato lui.
Poca festa per la sua nascita non desiderata.
Mandato a rubare fin dai primi anni
nei quartieri eleganti; piccoli furti, scippi,
il monclair sfilato a un ragazzino ricco ...
Ma Quinto ha una passione. Va in discoteca
come uno dei tanti ragazzi di periferia,
con la smania di trovare alla sera
uno sfogo violento al grande niente
della giornata consumata senza scopo.
[Balla:
ladanza diventa la sua stessa vita.
Famiglia inesistente, povertà,
tutto dimentica in quel sentirsi musica ...
E diventa una piccola star. ..

Quinto si è liberato dalle catene e ha iniziato a danzare.
Prendendo spunto dalla musica, attinge ad una prodigiosa
fantasia creativa. La danza finisce con un grido e una caduta.

MADRE - Andava in motorino quando
[lo chiamavano
ai suoi primi impegni, per qualche
[spettacolo.
Lo investirono, cadde, si ferì.
Sopravvisse, ma non poteva più danzare ...

Quinto geme. È’ di nuovo imprigionato
dalle catene e balbetta parole incomprensibili.

MADRE - Ritornò allora nel quartiere;
ma, sparita la sua passione, non sapeva
[come vivere;
eppure doveva mangiare ... Piccoli furti,
[scippi,
il monclair sfilato ad un ragazzo dei quartieri ricchi ...
Ricordava quei tempi.
Ora più che mai aveva bisogno di denaro,
per dimenticare il fallimento
del suo sogno di piccola star: qualche canna,
un po’ d'ero, alcool e birra ... misture,
tanto per sentirsi su di tono e non pensare più.
Poi la droga pesante, quando i problemi
si sono fatti insopportabili ... A un certo
[punto
Quinto s'era messo in imprese sempre più
[pericolose:
gli servivano somme altissime,
ogni dose costava quanto un paio di stereo ...

Quinto emette dei balbettii. La Madre gli si rivolge
con tono fermo, ma affettuoso.

MADRE - Quinto, la società in cui sei
[ vissuto
ha molte e gravi colpe nei tuoi confronti;
ma tu da parte tua ne hai altrettante;
potevi usare in modo onesto e più cosciente
il margine anche stretto a te rimasto
di libertà per scegliere e decidere
delle tue azioni: quello spazio
che rende ogni uomo responsabile, fosse pure
il più schiavo, il più oscurato
nella mente da ingiustizie subìte.

QUINTO - Dopo la disgrazia non mi
[importava più di niente.
Ma farmi fuori, non ne avevo il coraggio.
Era una vita non vita. L'ero mi aiutava.
E mi bastava qualche scippo a
[procurarmela.
Io non volevo uccidere ...

MADRE - Noi non siamo qui per giudicarti,
[Quinto.
Ma hai ucciso al di là della tua volontà.
E sei ancora preso
da quello che è successo.

Quinto solleva le braccia mostrando le catene ai polsi.

QUINTO - Mi stanno ancora addosso le
[catene
non solo ai polsi, ma dentro all'anima!
Avrei voluto scontarla tutta, la condanna;
ma questo male, che mi era venuto ...
non mi ha lasciato il tempo di espiare.

È’ preso dal pianto.

Sì, il sostegno dell'ero, presto
s'era cambiato in angosciante dipendenza:
per un po’ ti senti forte,
poi aumenti la dose, accorci i tempi tra un
[buco e l'altro ...
Son cose che ormai le sanno tutti ...
E quando ne hai bisogno, dimentichi
il padre e la madre, figurarsi
se ti viene in mente di comprare
la siringa pulita ...
E mi sentivo
sempre più debole ... «Sarà l'ero»,
pensavo dapprincipio; poi,
«Perché non mangio» ... Ma invece
m'era venuta questa cosa ...
Hanno fatto l'esame e mi hanno detto
«Sei positivo». Se dovevo morire, meglio
[allora
godersela: scippavo, mi facevo,
qualche volta m'aiutavo con l'alcool per
[sentirmi
più forte e non pensare. E un giorno
decido di rubare a una gioielleria.
Dentro c'era soltanto una ragazza,
ho pensato «prendo il piatto sul banco
e me ne scappo, non serve nemmeno
[minacciarla».
Quella invece s'è messa a strillare.
Spunta subito la madre. Mi grida
«Lascia tutto lascia la roba nostra disgraziato!»
e afferra dal cassetto una
[pistola.
Io m'ero fatto doppia dose per darmi più
[coraggio
e mi pareva come quando di notte non
[dormivo
con la paura della malattia e per riempire gli
[occhi
e far tacere l'anima saltavo da un canale
[all' altro tivù.
Lei fa il gesto di prendere l'arma,
io sparo: lo stesso che nei film.
Sono cadute, gli occhi aperti, stupite;
il colpo non era stato un' illusione anche se la
[pistola
fino a quel giorno non l'avevo usata mai.
Poi ... ricordi confusi.
Mi son lasciato prendere, qualcuno
mi dà un pugno e mi sanguina la bocca ...
Gente che grida, sirene ...
Da solo in cella ...
Domande a raffica, mi picchiano ... I
l processo, le guardie ...
Spintoni ...
Una voce mi accusa, gente che grida, e la
[sentenza.
Mi condannarono.
Non era mia quella storia:
davanti a me continuavo a vedere
quegli occhi spalancati, io
non riuscivo a cancellarli.
Per mesi assente da me stesso,
poi un dolore tremendo dentro al petto:
pensai, mi ricordo, «Sono vivo, provo
[qualcosa ... ».
E prendono vita dei fantasmi: quelle due,
le immaginavo mentre stavano in bottega;
ne sentivo le voci, ridevano, una volta
litigarono per una vetrina che la mamma
proponeva in un modo
mentre la figlia la pensava in un altro.
Poi andavano a comprarsi il gelato, chiudevano un attimo il negozio,
tornavano in fretta
e si sedevano
al banco, chiacchierando fra loro.
Erano così felici! Ma la mia era solo
[illusione.
Le avevo uccise, avvertivo
un dolore sempre più insopportabile;
soltanto allora mi rendevo conto di quanto
[avevo fatto
e volevo soffrire il più possibile,
scontare tutto il male compiuto.
Cercai di sapere qualche cosa, di quelle
[due ...
Era rimasto un figlio più piccolo,
l'avevano preso gli zii;
ma non parlava, si era come isolato.
lo volevo lavorare per lui,
offrirgli almeno un po' di soldi ...
Tanto a me quanto restava della vita?
Una manciata d'anni al massimo ...
Poi la malattia si è aggravata.
Mi portavano a farmi le cure.

La Madre interviene.

MADRE - All'inizio veniva in ambulatorio.
Arrivavano in tanti dal carcere; tutti
[insieme,
con le manette ...
Le guardie non gliele
[tolgono;
aspettano il loro turno in corridoio in mezzo
[agli altri
che li guardano diffidenti e non gli parlano ...
Vengono liberati solo dentro alla stanza
dove fanno la flebo, la medicazione ...
Ma c'è sempre un poliziotto che sorveglia ...
E loro si lasciano curare come bestie rassegnate,
perchè curarsi per tornare in
[carcere,
mentre la vita sfugge ad ogni giorno ...
Non si sono inventate le parole
per questo genere di cose, soltanto
sguardi o un sorriso ma non troppo marcato,
potrebbe sembrare una beffa; la mano
può fare una carezza lieve lieve,
mentre ti accosti ad aiutare il medico ...
Così soltanto puoi tentare un aiuto
che non provochi l'ira, è una pietà che costa
[poco
a chi la fa e non soffre come loro.

QUINTO - lo m'ero accorto della Madre ...
Una suora ...
Gli occhi di quelle due, somigliavano ai
[suoi.
Le confidai la mia pena ...

MADRE - A un certo punto non bastò più
l'ambulatorio. S'era aggravato; in carcere
non si può avere quello che offre una casa,
[una famiglia.
Venne ricoverato in ospedale; rimase là
[parecchi mesi.
Gli stavo accanto quanto più potevo.
Si sfogava con me.
Della sua vita prima.
Dell'illusione subito finita
di diventare una star della danza.
Della sua fuga a cercare nel buco
la forza per sopportare il fallimento.
Delirava tornando a quel giorno,
rivelazione oscura di un riscatto pagato con il sangue
per lui da altri che ora voleva ripagare,
ma non sapeva come ...
Pregavo che gli venisse un po' di pace;
ma l'angoscia lo assaliva,
avvertendo la morte ormai vicina ...

QUINTO - lo volevo ancora vivere
per riparare almeno un poco al mio delitto!
Desideravo ardentemente continuare a
[soffrire
ancora e ancora fino a quando
non mi fossi sentito liberato
dalla pena per quelle due che non c'erano più
e per il figlio rimasto solo ...
Così passarono tanti e tanti mesi,
finchè arrivò il mio ultimo giorno ...

Piange agitando le catene.

MADRE - Aveva chiesto di tenere le catene.
Gliele tolgono, quando sono gravi.
Nei letti, accanto agli altri in corsia,
non c'è più differenza,
le sofferenze rendono tutti uguali.
Ma Quinto ... quelle catene
le voleva: per umiliarsi, diceva ...

QUINTO - «Devono saperlo tutti quello che
[ho fatto!».
Il giornale lo dice: «condannato», e
[mostravo l'articolo.
L'ultimo giorno è venuta la Madre ...

MADRE - Gli ho tolto le catene. Mi
[guardava.
Non servono più, ho detto.

QUINTO - Me ne vado?

MADRE - Non c'è distacco. È solo per
[poco.

QUINTO - Non ho avuto il tempo di
[scontare il mio peccato.
Nemmeno questo mi è riuscito nella vita.

MADRE - Lascia a chi sa il giudizio.
Ciò che importa è capire,
vedere al di là delle apparenze ...

QUINTO - Tienimi la mano nella tua.

La Madre gli prende la mano.

CORO - Vieni Vieni con noi! ...
Non aver paura Siamo tanti ...
Tanti come te ... Staremo insieme!
Vieni, dai vieni! ...

La Madre lascia la mano di Quinto, che entra
nel Coro fino a che non lo si distingue più.

MADRE - Fino alla morte Quinto è stato
[solo.
La solitudine distrugge.
È nell' incontro che si rivela la presenza di Dio;
ogni peccato a quel calore
si scioglie come neve d'estate.
La sofferenza riscatta
anche le unioni più condannate da chi non sa;
le riscatta da ogni trasgressione ...

Il Coro si muove fremendo.

CORO - Compagni di studi compagni di [sogni ...
L'uno all'altro sostegno ...
Fragilità, paura del domani ...
Fuga da prospettive familiari ...
Specchio riflesso, appoggio vicendevole ...
Eco ... pensiero sovrapposto ...
Parola mormorata ... risonante ...
Gigio e Giorgio Giorgio e Gigio ...
appassionatamente uniti ...

Un valzer tenero. Il Coro si schiude facendo emergere
due ragazzi, che volteggiano ballando allacciati.
Gigio ha sul volto una maschera bianca. Giorgio
porta i capelli scio/ti sulle spalle, e abiti multicolori;
a tracolla un' ampia borsa. La musica svanisce.
Gigio si toglie la maschera. Sul volto macchie scure.

GIGIO - Fino a poco tempo fa
queste macchie mi rattristavano. Così Giorgio
mi aveva portato una maschera, era Carnevale.
E anche dopo, quando venivano gli amici,
io la mettevo ... Era un gioco e tutti
a questo gioco stavano, per farmi contento.
Poco per volta se ne sono andati.
Giorgio no, Giorgio è rimasto, ma per lui
quella maschera
non l'ho messa più ...

GIORGIO - lo ho continuato a vederti
/com'eri.
Ai miei occhi non sei mai cambiato.
Se fossimo invecchiati insieme,
come speravamo,
avremmo avuto rughe,
grigi i capelli, un sorriso sdentato ...
Non ci saremmo allora amati più?

GIGIO - Specchio della mia vita,
in te ho scoperto quello che di meglio
c'era in me; e come avrei voluto essere
perché eri tu così ... Ho accettato la malattia
per mettere il tuo amore alla prova ...
Ci condannano in molti; noi non viviamo
secondo i criteri stabiliti, con donne accanto
e figli. Ma per amore due esseri subiscono
di essere umiliati pur di amarsi:
nasce aIlora il rispetto, e il sentimento
si fa sacro
anche per quelli che prima schernivano ...

Vengono fuori dalla borsa di Giorgio delle lunghe bende
bianche e un lettino pieghevole su cui si stenderà Gigio.
Nelle cure di Giorgio traspare una sorta
di Pietas da Marie al sepolcro.

MADRE - Venivano ogni giorno;
aspettavano con pazienza per le cure;
senza la pretesa di passare avanti,
anche se
Gigio non riusciva a stare in piedi,
perché suIle
gambe si erano aperte piaghe
profonde e il volto
imbarazzava
chi ne avesse incontrato lo
sguardo;
ma loro due erano come un' isola;
Giorgio a nessuno permetteva di curare il suo Gigio;
prendeva lui le bende, erano le infermiere ad
aiutarlo ...
Gli unguenti, l'acqua, le flebo ...
tutto passava neIle sue mani,
era Giorgio
a medicare il compagno. Aveva imparato
osservando le ragazze
dei turni,
come facevano per gli altri malati.
Doveva essere Giorgio e nessun altro;
le infermiere lo lasciavano fare,
prese da una sorta di rispetto;
gli rimanevano accanto intimidite,
porgendo un disinfettante
o una garza;
a mezza voce suggerivano,
indicando
una piaga da pulire, una ferita da lavare.
Parevano quelle operazioni un rito;
in mezzo aIle richieste disperate dei malati
nelle stanze sopra lo stridìo
deIle televisioni
sempre aperte sui letti, in tutto quel vociare disperato
si creava un silenzio armonioso, una
serenità amorosa
fuori dal tempo e daIlo spazio.

Mentre la Madre racconta, Gigio si stende sul lettino
e Giorgio gli versa sulle gambe dell'acqua,
come un battesimo purificatore: gliele fascia poi con le bende.
Poi i due si tengono per mano, uno accoccolato ai piedi
dell'altro disteso. Giorgio si rivolge alla Madre,
con il tono di chi vuole sia continuato il racconto.

GIORGIO - Poi non bastava più andare a
medicarlo ...

I due si parlano come se fossero soli.

GIGIO - Giorgio, non puoi farcela a portarmi
ogni giorno laggiù; sono diventato leggero,
ma non tanto da sostenermi come un bambino ...
E le piaghe ... non c'è più un punto
in cui tu possa prendermi ...
Devi lasciarmi in ospedale ...

GIORGIO - Rimarrò con te.

GIGIO - Non ce lo permetteranno.

GIORGIO - Tu pensa a star tranquiIlo ...

Giorgio culla Gigio. Una nenia appena mormorata.

MADRE - Rimaneva con lui anche di notte.
Si stendeva al suo fianco; quasi
non toccava il lenzuolo;
appena appena lo sfiorava e l'altro nel sonno sorrideva.
Giorgio al mattino gli portava dal bar
il latte col caffè, e fiori
ogni giorno freschissimi ...
Non conoscevamo la loro storia,
né forse importava conoscerla.

Gigio si rialza un poco dal letto.

GIGIO - Ricordi quel Carnevale?
E la maschera bianca ...
Tutto era così bello! Spariti i giudizi maligni
della gente, e tanta allegria e amicizia ...
Ognuno accettato finalmente
come si voleva presentare ...

Giorgio offre a Gigio la maschera bianca.
Gigio la mette sul volto. Il valzer da lontano
si fa sempre più forte.
I due ballano allacciatifino a rientrare nel Coro.

CORO - Giorgio e Gigio inseparabili ...
per amore anche nei giorni estremi ...
Ma c'è chi l'esistenza ...
la disprezza. Chi la usa .
come un gioco da nulla.
Tanti la gettano la vita ...
e quando se ne accorgono ...
ormai è troppo tardi ...

MADRE - Ciro e Flora!

Uscendo dal coro un ragazzo e una ragazza
vengono avanti con un atteggiamento cupo,
senza guardarsi l'un l'altra.

MADRE - A tutti e due nascendo sono state
date delle ricchezze: bellezza, intelligenza ...
e salute, forza ,
per affrontare ogni giorno gli ostacoli. Ma
voi queste ricchezze le avete consumate senza
metterle a frutto; vi siete lasciati trascinare
da pigrizie e da risentimenti,
l'oscurità è scesa sui vostri cuori;
avete perduto l'amore che vi aveva unito
per un tratto breve, e perdendolo vi siete perduti.
Se volete ripercorrere le vostre strade,
vi ascolteremo. Pensieri amici
e riflessioni vi aiuteranno a far luce ...

Flora ha uno scatto iroso.
Si stacca da Ciro rivolgendosi provocatoriamente alla Madre.

FLORA - Ero bella sì, ma non avevo
neanche un soldo!
E senza uno straccio di raccomandazione,
chi mi vedeva, la prima cosa mi diceva
«Vieni a letto»! E io sempre a dire di no,
ad aspettare la vecchiaia per vantarmi
«Non l'ho data»!? A un certo punto
ho sfruttato il mio corpo, il sesso,
la giovinezza per farmi un posticino.
E ho sbagliato, non ho scelto i letti giusti!
Da quel momento è stato inevitabile sbagliare ancora.
Mi promettevano uno spot di Berlusconi,
stavo dietro a quella illusione, stringevo i denti:
«Questa volta ce la faccio» mi dicevo,
«non m'importa di dover divertire
un paio d'ospiti della «produzione»,
tanto poi mi daranno lo spot,
rimarrò io fissata in quelle immagini, ammirate
da milioni di persone, è un prezzo che
bisogna pagare». Invece giravo soltanto
comparsate, qualche veloce inquadratura nel gruppo
di ragazze in una fabbrica oppure ad un mercato.
Non ce l'ho fatta più. Darsi per darsi,
almeno pochi soldi e subito, che quella gente,
col miraggio dello spot, veniva a letto gratis con me.
È sulla strada che l'ho conosciuto ... Indica Ciro.

CIRO - lo mi sbattevo sulla strada perché
mi serviva la roba. Inutile spiegare perché
e percome ... Stavo lì e basta.
E l'ho incontrata. Flora. Stava là
per la rabbia d'esser stata fregata,
l'ho capito subito ch 'era tutta diversa
dalle donne che battevano laggiù.

FLORA - Ci siamo messi insieme. lo lo
vedevo che soffriva, se J'effetto dell' ero era finito.
Così gli passavo un po' di soldi,
e lui quand'era di nuovo su di giri
faceva l'amore con me.

CIRO - Gli altri non esistevano a quel punto,
soltanto noi.

FLORA - Abbiamo fatto un figlio. Ma lui, finito il flash,
s'incazzava perché me ne andavo coi clienti.
Mi picchiava perfino, era cambiato
dai primi tempi; e il figlio che aspettavo
diceva che non era suo, chissà con chi
m'era venuto. lo piangevo di rabbia,
e per rabbia ho cominciato allora a farmi anch' io ...

Suoni di clacson e sgommate di auto.
Flora va su e giù camminando nervosamente.
Fuma in attesa di clienti e litiga con Ciro.

FLORA - Brutto pezzo d'infame!, e insulti anche!
lo qua con la pancia a battere per te,
mentre me ne starei già a letto;
ciò i piedi gonfi, non vedo l'ora
di metterlo al mondo questo figlio ...

CIRO - Me lo rinfacci sempre, per una busta o due!
Non sto anch'io qua con te, ti ho mai lasciata sola?!. ..
Eppoi, la roba piace pure a te ...

FLORA - Tu me l' hai attaccata questa voglia!
Se non fosse per te ...

CIRO - Siamo due disgraziati, cerchiamo
almeno di volerci bene.

Le accarezza la pancia con improvvisa tenerezza.

E fallo 'sto bambino! Lo so che è mio ...
Fallo e che ci porti l'allegria!

FLORA - Mettiamo ancora da parte
un po' di soldi, tanto ci siamo in mezzo,
giorno più giorno meno ...
Poi quando il pupo è nato
ce ne stiamo tranquilli tutti quanti;
tu ti trovi un lavoro, io mi rimetto in sesto:
di gente ne conosco, vedrai,
troverò da girare qualche spot! ...

I due si abbracciano e fanno qualche passo andando via.
Quindi tornano avanti, come se fosse passato del tempo.
Flora culla un bambino.
Il racconto continua in una nuova sequenza.

MADRE - Flora aveva avuto il bambino.
Ma Ciro tornava a dire «Non è mio».
Gli negò il nome, non volle più vedere Flora.
Continuava a farsi. E lei
batteva di nuovo. Il bambino
lo aveva lasciato all'istituto.
Ogni tanto andava a vederlo ...

La Madre entra nella situazione,
in dialogo con Flora che le ha dato il bambino,
e adesso tende le mani per riaverlo.

MADRE - Flora, se desideri che il bambino
resti a te, se non vuoi che venga dato in affidamento,
devi dimostrare che te ne prendi cura.
Anche se non puoi tenerlo tu per ora,
quando vieni a vederlo, dagli affetto:
è piccolo, ma le carezze della mamma
i bambini le sentono ...

Le dà il bambino. Flora lo stringe per un momento a sè.
Andrà poi man mano dimenticandoselo
mentre fuma, sproloquia, infine si addormenta.

FLORA - Sì sì, questo bambino è tutto quel che ho.
E suo padre non ne vuole sapere, povero figlio mio ...
Ma la mamma ti darà quello che vuoi ...
Giocattoli, vestiti, e una casa bellissima ...

Manovra con la sigaretta e si passa il bambino
da una parte, reggendolo maldestramente. Il bambino piange.

FLORA - Con tutte 'ste promesse, ti metti
[pure a piangere!. ..

Un po' di pazienza santo Dio, mica è facile per me
che sono sola provvedere
a tutte le cosine che pretendi!

Il bambino piange più forte.

E sta un po' zitto!, che la suora
se ti sente strillare crede che ti maltratto ...
Io poi mi sento così strana. E certo!,
sto in astinenza, è da 'n pezzo che mi devo fare ...

Appoggia ilfagottino per terra. Il bambino strilla.
Flora tira fuori l'occorrente per bucarsi e si fa.

FLORA - Sai che ti dico, meglio qua che la strada ...

Rimane immobile accanto al bambino, sdraiata a terra.

 

FLORA - Quanto potremmo essere felici ...

Si rialza e se ne va. La Madre raccoglie ilfagottino.
Maddalena glielo prende con delicatezza.

 

MADDALENA - lo gli avrei dato affetto, l'avrei curato ...

 

MADRE - Tu avevi l'esperienza

di una perdita ... e sapevi il valore.

MADDALENA - Un figlio ... lo capisci

dopo quanto hai perduto. Ma è tardi.

MADRE - Ciro e Flora tornarono insieme.
Del bambino non parlavano più. Flora
non era andata a trovarlo
per molti mesi e il bambino,
come è stabilito dalla legge,
era stato affidato a una famiglia.

Flora si rivolge a Ciro.

FLORA - Senza di te non posso stare.
Riprendiamo da zero. Sai, voglio smettere ...

CIRO - Voglio smettere anch'io. Oggi mi sento
come un leone! Dai!, smettiamo domani!
Stasera m'è andato in porto un affaretto ...
Pago io, festeggiamo!. ..
Eh, Flora?, pago io!

FLORA - Ma domani smettiamo.
Promesso?
Devo fare un provino, stavolta vedrai, è quella buona!

Si allontanano tenendosi per mano.

MADRE - Volevano smettere: una volta era lui,
una volta lei; e continuavano, continuavano
tutti e due. Poi, un certo giorno,
hanno scoperto la cosa
da tutti temuta ...

I due avanzano e si fronteggiano.

CIRO - Chi smette più, adesso che ci siamo
fottuti senza saper nemmeno come?!

FLORA - lo non so se l'ho presa da te,
o tu dme che l'ho presa da qualcuno di passaggio ...

CIRO - O se io l'ho presa da qualche
fottutissima siringa di qualche zozzo che s'era infettato ...

E tu pure, quante volte ti sei bucata

con la siringa già sporca di altri ...

FLORA - Tu a me o io a te
non ha importanza adesso, è un puro caso.
Ci siamo dentro tutti e due
a questa merda di vita senza vita.
Quello che conta è che siamo spacciati.
Non ha più senso fare progetti, cercarsi
un buon lavoro, nostro figlio riaverlo con noi -
perché, lo sai?,
era anche tuo il bambino - e casa e una famiglia,
ùe un letto bianco solamente per noi ...
Niente, niente è possibile, dopo questa
notizia ...
Finché era soltanto la miseria e battere e
cercare la roba e tu che mi picchiavi ... Tutto
potevo sopportare, ma questa morte
inevitabile no, io non posso vivere aspettandola.

Si allontana. Ciro cerca di trattenerla ma lei gli sfugge.

CIRO - Flora aspetta! La morte non è subito!
Possiamo trovare delle cure;
abbiamo ancora da vivere degli anni, forse, davanti a noi!
Da solo io non ce la faccio! ...
Per me sei tutto! Anche quando battevi
per me era una prova del tuo amore ...
Non te ne andare! ...
Viviamo insieme questo poco tempo!. ..

Dall'alto appare Flora impiccata.

MADRE - Flora non riuscì a sopportare
la notizia della malattia.
Era stata condannata per dei piccoli furti:
solo così, all'ultimo, riusciva a procurarsi
i soldi per la droga; prostituirsi,
si era troppo imbruttita, nessuno la voleva più.
In carcere, sola con l'angoscia della morte,
aveva deciso di lasciare la vita
prima che la vita la lasciasse.
Le poche cose che le appartenevano,
le mandarono a Ciro: un braccialetto di vetri colorati,
un anello in forma di serpente
e una sottile catenina d'argento ...

Ciro stringe gli oggetti fra le mani.

CIRO - Hai voluto andartene da sola.
Per me adesso non esiste più niente.
Non ti ho mai detto «Ti voglio bene»,
mi pareva che non fosse da uomo:
se sei da qualche parte, ora lo sai.
Era nelle cattiverie che mi facevi
che sentivo di contare per te.
Era nelle botte
che ti davo e che mi restituivi
l'affermazione di un diritto reciproco di vita e di morte.
Espressioni feroci di un amore
che voleva gridare tenerezza
e non abbiamo osato mai mostrarci ...
Ora hai tradito. Sei andata via
senza di me. lo voglio far morire il mondo! ...

Accende intorno dei fuochi. Una cortina di fiamme lo avvolge.

Potessi morire anch'io! Raggiungerti
in quel qualche posto dove sei andata!
Potessi finire questa odiosa giornata
che dura ormai da troppo tempo!
Vita, io di te non ho capito niente,
adesso è tardi. Sofferto
sì, ho sofferto; è questo forse
il segno del mio passaggio sulla terra!

Ciro si allontana nelle fiamme fino a rientrare nel Coro.

CORO - Vieni Ciro!
Vieni con noi!
Solitudine e abbandono la tua vita ...
Inespresso il tuo amore ...
Violenza sola fonte del tuo dialogo ...
Nuova luce per te, nuova luce per Flora ...

MADRE - Flora e Ciro ... l'uno all'altra legati,
nel loro incontro è l'inizio della pace.

MADDALENA - E il bambino?

MADRE - Quel figlio aiuterà la loro ascesa.
La vita del bambino, loro l' hanno evocata
dal nulla: è un dono al mondo,
anche se chi lo ha fatto ne ha ignorato il valore ...

Flora è ridiscesa dall'alto con la corda al collo
e togliendosela è rientrata nel Coro insieme a Ciro,
che ha ormai spento le sue fiamme, come si fa quando è finita
una scena. Perché anche qui di una sorta di rappresentazione
si tratta: rappresentazione della vita e di quello che può esserci
dopo la vita terrena, dello spirito di ognuno che muore,
e dello spirito di chi riflette sulle proprie azioni.
Dal fondo della sala avanza un giovane. Ha un aspetto robusto
e allegro: un tipo di quelli che amano divertirsi e
sono sempre un po' fuori di testa per volersi buttare a capofitto
in ogni bizzarra ed eccitante impresa.

ALBERTONE - Ah! Come la capisco
quella povera ragazza.
Anch'io mi sarei ammazzato
al pensiero di essermi presa la malattia!

MADRE - Tu sei vivo, e stai bene.
La sofferenza ha però toccato anche te;
è giusto che tu voglia dare la tua testimonianza.

Albertone è arrivato al palcoscenico.

ALBERTONE - Voglio darla sì, la mia testimonianza!
Perché quando si è presa la paura
che mi san presa io, altro che testimonianza
si vorrebbe dare, pur di cavarsela
così a buon prezzo! Oh!, lo dico
con tutto il rispetto per quanti
la malattia ce l' hanno veramente ...

Il Coro si agita, innervosito da questo personaggio
ma al tempo stesso desideroso che parli.

CORO - Ragazzo spensierato, come tutti i sani ...
Albertone per gli amici ... La paura del male ...
di colpo in una vita di scherzi e di risate ...
lo ha costretto a riflettere ...

MADRE - La tua esperienza sia utile allora
a chi, sventato come te,
meno di te potrebbe riuscire fortunato.

Albertone verso il pubblico ha il tono
di chi chiede comprensione e simpatia.

ALBERTONE - Eh!, io mi ero laureato! Sì,
quel pomeriggio!
E con gli amici volevamo festeggiare!
Mamma mia, niente più esami!
Mio padre non avrebbe rotto più; era contento
il vecchio, m'aveva dato una bella sommetta
per invitare tutti quanti: «Divertiti sei giovane!» ,
era contento che avessi finito ...
Siamo andati a cena in un bel posto
verso i castelli. E mangia e bevi e brinda,
alla fine eravamo tutti un po' ubriachi,
allegri!, e nessuno aveva voglia
di andarsene a dormire, dopo quella mangiata! ...
Così ci scoliamo ancora un paio di bottiglie,
poi prendiamo le macchine ... e
«Che ne dite, ragazzi, è una serata splendida,
non fa caldo né freddo, si va a cercare
qualche bella puttana?!». Subito tutti a gridare «Sì sì !»,
e ridevamo ben svegli, eccitati.
Siamo arrivati fino al vialone
dove di solito passeggiano le battone più sexi.
Ma a quell'ora c'erano soltanto le peggiori,
e al più forte del gruppo viene in mente
l'idea nuova ed eccentrica: perché non provare
con qualche transessuale?! Gli [strilli a 'sta proposta!
E chi s'è messo a sculettare, chi ha detto
«Non ci sto», chi ridendo gridava «Perché no?!,
bisogna provare di tutto nella vita! ... ».
Io stavo da questa parte, eravamo ubriachi
e pronti ad ogni impresa ... Ne avvistiamo un terzetto,
appariscenti, altissimi, pieni di piume e di lustrini,
pareva de sta' al circo ...

Sullo sfondo un passeggiare tra luce ed ombra di prostituti transessuali.

Ognuno si sceglie quello che gli va a genio e s'infratta ...
lo con 'sto tipo non mi ricordo bene ch'è successo ...
Latino-americano, l'ho capito
da come mi parlava mentre mi conduceva
fino a una specie di casotto abbandonato.
Poi si è messo a palpeggiarmi dappertutto; svelte le sue dita
procuravano a tutto il corpo una delizia di solletico
che mi scioglieva in mille rivoli ... Gemevo,
la sua lingua stillava whisky e saliva;
come una morbida frusta caldissima mi percorreva tutto.
Ero in sudore, un fremito il mio respiro ...
Mi faceva volteggiare sopra e sotto.
E quando mi pareva di spaccarmi,
il dolore si cambiava in dolcezza.
Parlava veloce incomprensibile,
rideva crescendo violento.
Stavo sul1’orlo di perdere coscienza,
urlavo, ero una bestia imprigionata
e dallo spasimo mai provato prima
nasceva immensa un'ondata di piacere.
Credo a quel punto di essere svenuto,
il vino ha fatto il resto, così mi ha colto il sonno.
Quando mi sono risvegliato, dei miei
compagni non c'era più nessuno.
Meno male l'automobile stava lì ad aspettarmi;
gli amici, vigliacchi, se n'erano andati,
e se mi fosse capitata qualche cosa?!
Pazienza, la macchina partiva,
e me ne sono ritornato a casa.
Son crollato sul letto ch'ero tutto un dolore,
«dormi e ti passa» ho pensato. Ma al mattino
peggio che mai, lividi e fitte e un senso
di disagio ... come non m'ero mai sentito prima.
E ripenso al1a serata, dopo il pranzo
quello ch'era successo e la mia mente voleva cancel1are.
Mi concentro, rimetto insieme i pezzi
di quel1a notte, ricordo cose che a quel punto
vedo diversamente dal contorno confuso del1a festa ...
Mi balza davanti il transessuale con le sue piume,
i lustrini e tutto il resto ... e come un pugno
mi arriva la paura! Non di essere frocio,
quanti lo fanno per divertirsi un po’!, anzi
per dimostrare che come maschi si permettono di tutto ...
No!, la paura era il contagio della malattia!
Il transessuale poteva essere infetto ...
Avevo sentito raccontare
che bisogna evitare quei contatti:
preso dall'avventura non ci avevo badato!
Lucido, ripensavo a quella notte.
E cominciavo a sudar freddo! Mia madre
è entrata in camera a vedere se ero sveglio,
mi ha portato il caffè;
sorrideva: «Vi siete divertiti?»,
mi ha chiesto, e io «Sì mamma ma adesso
sto male, credo di aver mangiato qualche cosa
che non ho digerito». «Certo
- diceva lei - roba non cucinata
dalla mamma per il suo tesoruccio».
Mentre parlava m'ero alzato, di corsa
stavo in macchina. «Mamma non aspettatemi
ho da fare!» ho urlato mentre andavo come un pazzo.
Insomma in un minuto mi trovavo già davanti
all'ospedale ...

Dal Coro esce un attore nel ruolo del medico.

ALBERTONE - lo ho paura che ... Perché ...
vede ... Sì, insomma, vorrei fare il test!

MEDICO - Ha dei motivi per chiedere
di sottoporsi a questo esame?

ALBERTONE - Eh! ... Sì purtroppo!

MEDICO - E da quanto tempo ha dei sospetti?

ALBERTONE - Ehm .. Da stanotte ...

MEDICO - Come si è manifestata la malattia?

ALBERTONE - Nooo! Non si è manifestata ancora!
È da stanotte che ...

Si rivolge al pubblico.

E gli racconto tutto ... Ma lui ...

Il medico ride.

MEDICO - Da stanotte! ... Bè, lei è proprio un incosciente!
Ma che cosa le è saltato in mente?
Per festeggiare una laurea! ... Lo sa
questa gente si ammala in circostanze gravi,
e lei va a cercarselo il rischio
come un coglione, se lo lasci dire!
Per un capriccio da ubriaco,
unavventura da poche lire, per di più col miraggio
dell' esotico!
Poi viene qui qualche ora dopo
e pretende di fare il test: vuole sapere subito
se quel disgraziato transessuale
- che poi è da vedere se era infetto -
le ha passato o no la malattia!
Torni tra due o tre mesi signor stronzo,
e solo allora potremo sottoporla
a un esame sul serio ...

Si rivolge al pubblico.

A quel punto però l'abbiamo visto talmente disperato
- guaiva quasi, come un animale -,
ci ha fatto pena; era incapace di sopportare un peso:
per la prima volta nella vita rifletteva su un suo
comportamento e ciò che gli poteva capitare
appariva ingiusto ed oltraggioso
alla sua mente rimasta bambina.
Quei tre mesi di attesa lo cambiarono ...
Quasi ogni giorno veniva da noi,
non ce la faceva a star lontano ...

Albertone avanza con una mascherina bianca
sulla bocca e guanti di filo.

ALBERTONE - Mi scusi, sono di nuovo io ...
Stanotte ho starnutito in modo strano:
non vorrei fosse un sintomo del male ...

MEDICO - Comincia a fare freddo,
noi medici siamo tutti quanti raffreddati!..
Stia tranquillo, non viene fuori così la malattia;
vada a casa si prenda un’aspirina e qui
non faccia scene, vuole che tutti ridano di lei?
Questa è gente che soffre - forse potrebbe stare un po' con Ioro ...
Anche bambini ... persone ingannate ... senza colpa ...
Ci stia un po’ in mezzo, ne ascolti i[discorsi ...
Forse potrebbe imparare qualcosa ...

ALBERTONE - Del1e volte rimanevo in mezzo a quella gente
in attesa della visita. Parlavano della vita
che ciascuno sperava gli rimanesse ancora,
speranze, desideri, affetti ...
Con me, gentili mi chiedevano
come stavo e che cure facevo.
Provavo vergogna del1a mia situazione;
non osavo raccontarla, scappavo via con una
[scusa ...
Ho ripensato spesso a quella gente, soprattutto
quando, arrivato il momento, ho fatto il test...
e dopo, tornato per ritirare il risultato ...

Il medico si rivolge al pubblico.

MEDICO - Quando Albertone venne a fare il test,
eravamo sicuri che le analisi
sarebbero state negative.
Era così difficile per quell'unica volta
che il ragazzo si fosse infettato,
gli avevamo chiesto tali e tanti particolari
su quella sua stupida avventura,
che ci sembrava senza danni,
ferite o altri elementi rilevanti
in questo tipo di occasioni ... Tutti quanti
si scommetteva che avremmo avuto
da dirgli «tutto a posto»!
Grande perciò la nostra meraviglia
quando arrivarono i risultati delle analisi:
sembrava proprio che il nostro Albertone
fosse stato purtroppo contagiato ...

Ad Albertone.

Mi dispiace, Albertone. Mi dispiace veramente:
ma l'esito indica che hai contratto
la malattia ... Nessuno di noi se lo aspettava ...

ALBERTONE - Oh! Mamma mia! La punizione!
Per uno stupido gioco mio Dio?!

Fugge ululando e guaendo. Il Medico al pubblico.

MEDICO - Eravamo rimasti così male
per quel risultato imprevedibile,
che decidemmo di rifare il test;
un errore può sempre capitare ...
E infatti era stato uno sbaglio, uno scambio di cartelle!
Ma come si poteva farlo credere
allora al povero Albertone, sospettoso
che volessimo illuderlo, nel timore che lui
si fosse magari messo in mente di ammazzarsi !?

Albertone è tornato dal suo giro di ululati,
ed ora tace incerto.

È stato un errore, Albertone; proprio un errore!
Se non ci credi, fatti fare un esame
da un'altra parte, magari in un laboratorio privato
a pagamento ... Sai, qui nell'ospedale, hanno troppo lavoro da sbrigare ...

ALBERTONE - Sono corso in una clinica privata!
Ho rifatto ogni cosa e finalmente
mi hanno detto il risultato che speravo: niente!
Niente di niente! Ero rimasto sano!, un po' sciocco e cretino,
di questo mi ero reso conto in quei tre mesi di angoscia
mortale; ma mi restava ancora tanta vita
per poter diventare un p’' più saggio!
Tante cose mi giravano in testa,
che volevo affrontare e scoprivo
confusamente e mi attiravano, degli altri ...

Se ne va mentre dice queste ultime frasi
tra il pubblic fino a scomparire fuori dalla sala.

Dal fondo della scena appare, a sorpresa, una sorta di miserevole immagine
di folklore sudamericano, con un cappello carico di banane, ananas e fiori
di ibisco, un reggiseno di lustrini e una gonnella di piume e nastri che lascia intravvedere un paio di gambe pelose sopra scarpe intrecciate rosse e oro
dai tacchi altissimi e scalcagnati. Sul fondoschiena gli ondeggia una specie
di coda di piume multicolori; fra Le mani tiene una borsetta in pelle dorata.

CARMEN MIRANDA - Y Yo quien soy? Mierda?!
El amigo se ha divertido ...
Despues tenìa miedo ... paura de mi,
creatura de Dios tambien Yo ...
Aquì me tienes reducido
a esta vida miserable. No tenìa un trabajo digno;
necesitado de dinero para mandar a mi casa en Bogotà,
sin trabajo en mi pais ...
Futuro ... nada si no tienes un poquito de dinero
Es verdad que estoy enfermo ...
Esta terrible enfermedad me destruye la vida
y la esperanza ... Puercos los jovenes,
simpaticos durante el dìa!

Puercos de noche, quieren encontrar en nuestros cuerpos
el pecado sublime de lujuria, y nosotros
de este modo escondemos nuestra tristeza ...
Carmen Miranda me lIaman los clientes ...

Accenna ad alcuni passi di danza accompagnandosi
con dei colpi di nacchere.

Alegrìa ... irrision ... enmascaramiento ...
Travestido ... poco tiempo todavìa
y despues muerte! ...
La gente suefia conmigo el poder absoluto,
la conquista y despues me desprecia, me llena
de golpes, se olvida del mundo por un instante
despues èl no habrìa querido conoscerme nunca.
Yo al final en la noche estoy solo ... Mierda!
Frio! Soledad! Y la mafiana, un otro dìa come este que pasò ...
El sueño del futuro, el hospital... y despues ...
Muerte ...

Un frenetico concerto di nacchere.

MADRE - Fernandez Salvador, ragazzo di periferia
di Bogotà. Mai conosciuti il padre e la madre,
cresciuto nella strada in branco
assieme ad altri bambini abbandonati come lui ...
Clandestino in Italia per trovare lavoro,
metter da parte un po' di soldi e tornare [laggiù.
Ma ogni posto effimero è occupato
prima di lui qualcun altro lo scaccia.

CARMEN MIRANDA - Muerte per hambre ... fame, en mi pais
o muerte aquì por enfermedad.
lo mismo ... es muerte siempre.
Volver en Bogotà, nadie
desea mi presencia ... Entonses ...
Olè, Carmen Miranda, olè! ...

Un disperato percuotere di nacchere.

Pero ... respecto ... Respecto y piedad!

MADRE - Ultima carta, prostituirsi.
Ma deve conquistarlo, il suo posto sulla strada ...
Accetta tutto, i ricatti dei magnaccia,
l'ira delle puttane ... Subisce, deve farcela,
al paese aspettano i suoi soldi ...
Rischia ogni notte una morte casuale,
ma stringe i denti, ride, balla, piace
ai clienti annoiati di rapporti normali ...
Poi si accorge del male.

Carmen Miranda fa una rapida giravolta
e scompare velocemente come è venuto.

CORO - Presto verrà con noi, Carmen Miranda ...
Sarà di nuovo Salvador Fernandez.
nella pienezza sconosciuta prima.
Salvador nella gloria del Signore.
In Terra hai avuto così poco ...
Il trionfo l'avrai, breve è l'attesa ...

MADRE - Qualcuno vorrebbe parlare ...

Scruta il pubblico.

Qualcuno che non può più tenere dentro
il peso di una decisione presa molto tempo fa ...
Una decisione che ha gravato sulla sua vita
e su quella di un'altra persona,
che ha già concluso il suo tempo ...
Di più non posso dire.
Se c'è questo qualcuno, può parlare;
ora può farlo perchè sarà ascoltato
e troverà quel sollievo che invano
da tempo va cercando in solitudine ...

Si alza dal pubblico una giovane donna.
Cammina fino al palcoscenico davanti alla
Madre.

MADRE - Ci stai pensando, vero?

LUISETT A - Sì.

MADRE - lo credo che tu debba rivivere la storia
per riuscire a liberarti dal rimorso.

LUISETTA - Ma lui, vorrà?

MADRE - Questo è un tempo sospeso.
Soffriresti rivivendolo,
ma per la soluzione. Allora?

LUISETTA - Accetto. Se Costanzo vorrà ...

Il Coro freme.

CORO - Costanzo vieni!
Vieni ... vieni fuori !...
Ti chiama la Madre!...
Luisetta ti chiama!. ..
Non devi temere, Costanzo! ...
Un nodo è rimasto, indurito!. ..
Barriera di spine a dividervi ! ...

Dal Coro esce Costanzo. È un bellissimo giovane.

COSTANZO - Accetto anch'io, Madre.
Ma rivivere tutto, no.
Qualche momento; e il resto, appena ...
Riprovare la gioia, forse potrei;
ma la disperazione no, non posso.

MADRE - E allora, avanti.

Luisetta e Costanzo si mettono uno difronte all'altra.

COSTANZO - E tu, chi sei?

LUISETTA - Come te. Uscita dalla roba!
Sto finendo il programma.

COSTANZO - Quando ho deciso di smettere io,
non credevo che ce l'avrei fatta.
Il programma è durissimo.

LUISETTA - Come ci sei riuscito?
Certe volte ho paura.

COSTANZO - lo fino a quel momento
non mi ero assunto mai nessuna responsabilità.
Buttavo i soldi in misture e polverine,
rubavo a casa e fuori ...
Giorno per giorno mi sono cambiato;
la comunità ti dà forza:
primo lavoro là,
le pulizie, vetri, bagni, pavimenti ...
Il secchio, gli stracci, i detersivi,
tutto lavoro mio ...
Alla fine sono diventato il direttore,
e a tutti gli altri dicevo cosa fare.

LUISETT A - Lo dirai anche a me?

COSTANZO - Anche a te, certo.
Ti aiuterò finché ti sentirai forte,
capace di decidere da sola; quando
non correrai più il rischio
di lasciarti guidare dalla roba ...

Costanzo tende la mano a Luisetta che gli si affida.
I due giocano a fare quanto si fa nel corso di una giornata in comunità.
Lui accenna a lavare i pavimenti; insieme asciugano i piatti;
si allungano a pulire i vetri. Costanzo prende un libro e legge:
Luisetta legge a sua volta. Occorre una disponibilità gestuale
accentuata per questo gioco, di maggior suggestione con l'assenza di oggetti,
rendendo significativi i gesti, che offrono una sorta di carrellata
sul cammino che i ragazzi ex tossicodipendenti compiono
in comunità per ricrearsi una personalità.
Una musica accompagna questa descrizione rivissuta del percorso.
Alla fine i due discutono soltanto a gesti accompagnati dalla musica.
Quando la musica cessa, i due cominciano a parlare.

COSTANZO - Adesso sei in grado di affrontare la tua vita.

LUISETTA - Mi sento bene. Non ho più paura.
Lo devo soprattutto a te.

COSTANZO - Qui ci aiutiamo tutti.
Chi è arrivato prima, restituisce a quelli venuti dopo
almeno un po' di quanto ha ricevuto lui
dai ragazzi che lo hanno preceduto ...
E perciò non mi devi ringraziare ...

LUISETTA - Niente grazie, allora. Ma dimmi,
per te in comunità sono proprio come tutti
gli altri che hai aiutato?

COSTANZO - Ormai posso dirtelo:
vorrei vivere con te.
Non l' ho chiesto a nessun' altra prima ...
Qui ho imparato a conoscerti poco per volta e ...

LUISETTA - Era proprio questo che volevo sentirti dire!

COSTANZO - lo sono libero, sto bene:
la malattia che sta toccando tanti tra noi ex tossici
non mi ha colpito. Possiamo sposarci,
avere una casa nostra, dei bambini ...

Luisetta tace. Costanzo incalza.

Non lo vuoi anche tu?

LUISETTA - Sì... Ma sono troppo emozionata
per risponderti subito. Ti prego,
dammi soltanto un po' di tempo ...

COSTANZO - Mi fai già male a esprimerti così.
Allora non è come per me!? Credevo
che mi saresti corsa tra le braccia ...

Luisetta si rivolge al pubblico.

LUISETTA - Avevo dimenticato per un attimo
la notizia avuta pochi giorni prima,
mentre ero andata a ritirare delle analisi.
Come dirglielo, adesso? Non mi avrebbe
voluta più: questo temevo, e allora
dovevo rinunciare a sposarmi con lui ...

Costanzo è rimasto nella situazione evocata.

COSTANZO - Luisetta! Se non rispondi,
vuoI dire allora che non mi ami!

Luisetta si rivolge a Costanzo.

LUISETTA - Ancora un attimo, ti prego!
Un attimo soltanto, amore mio ...

Si rivolge al pubblico, febbrile, lucida.

LUISETTA - Dopo anni buttati via,
Costanzo aveva ripreso a vivere e voleva godere
di tutte le gioie che una vita giovane può offrire.
Amore, essere amato, crescere una famiglia ...
Anch'io cercavo quelle stesse cose
e avrei potuto averle insieme a lui,
se il male misterioso non mi avesse colpito:
me sola! Costanzo lo aveva risparmiato.
Cosa dovevo fare? Dirglielo, e perderlo per sempre ...
oppure non rivelare quel segreto,
riuscire a mantenerlo finché potevo ...
Che ne sapevo io, davvero, di quel virus
ancora misterioso?
E i figli? Cosa c'entrano i figli
in una malattia che forse non verrà mai [fuori ...
Mi illudevo per trovarmi un alibi e
rispondergli sì!
Non contavo sulla sua generosità,
se avesse saputo che ero sieropositiva! ...
E non potevo sopportare che mi rifiutasse
come un cane rognoso ... o per pietà
mi accettasse, per poi lasciarmi
passato l'impeto della compassione!

Si rivolge a Costanzo.

M'era venuto soltanto un pensiero,
ma è fuggito lontano
come un falco rapace.
Ora sono libera e ti dico
accetto di esserti compagna
e di dividere con te le mie giornate,
se hai deciso altrettanto con me ...

I due si abbracciano volteggiando come uccelli
in amore. Dall'alto cade un fagottino che piange.
Luisetta si stacca da Costanzo.

LUISETTA - Poi però venne il bambino
e dissero che aveva quel male ...
Costanzo scoprì il mio segreto;
ed era malato anche lui
come me, come il bambino ...

Costanzo urla, la scuote con violenza.

COSTANZO - Perché non me lo hai detto?
Ti amavo, avrei continuato ad amarti! ...
Perché questo silenzio? Hai distrutto
le nostre vite, anche quella di nostro figlio!
Che cosa puoi dirgli per averlo ingannato?

Luisetta piange e urla.

LUISETTA - Lo desideravo tanto questo bambino
e volevo averlo con te! Dimmi la verità:
se ti avessi confessato che ero sieropositiva,
me lo lasciavi fare? Magari mi sposavi,
difficile tirarti indietro, tu con lo stesso mio passato
alle spalle, solo più fortunato,
uscito sano da quello sporco inferno ...
LUISETTA - E il bambino? Se non potrà star bene,
non troverò pace ...

CORO - La morte è accettata ... se c'è un figlio ...
Qualcosa continua di te .
Ma se il figlio è malato ..
O se ti è tolto .
Ti lasci andare ..
Non c'è più ragione di lottare ...

MADDALENA - «Se il figlio è malato ... o se ti è tolto ... ».

Si rivolge alla Madre.

lo non ne ho mai parlato con nessuno ...
Ma dopo aver sentito queste storie,
di fronte a cui la mia disperazione
è solamente una delle tante,
ho come il desiderio anch' io di confidarmi ...

MADRE - Sì, Maddalena; è arrivato il momento
di raccontare la tua storia ... La pace tu l'hai meritata;
ma qualche oscurità della tua vita riaffiora adesso in te,
mentre ascolti altri che come te hanno sofferto.
Se vuoi compiere un gesto d'amore,
puoi raccontare anche tu: non per dovere
ma per carità.

Dopo una pausa Maddalena si rivolge al pubblico.

MADDALENA - lo ero una ragazza come tante,
curiosa di tutto. Così sono partita
dal paese, ho lasciato casa mia.
Con i miei stavo bene, ma non mi bastavano più.
Mi piaceva inventare vestiti ...

Intorno si crea tutto un movimento di gente
che va e viene, un armeggiare di tessuti e di colori,
un mostrare abiti in un ambiente parigino,
tra moda, modelle e fotografi da copertina.

Scelsi Parigi; lì, con un po' di fortuna
e perché mi trovavano bella,
entrai nel mondo della moda ...

Maddalena viene presa e vestita con un cappello e
un fluttuante mantello-sciarpa. Scattano fotografie.
Lei ridendo si atteggia a modella.

MADDALENA - Intorno a me tutto era lusso,
profumi, cipria e musica ... e poi sorrisi,
complimenti, e applausi fino a stordirmi!. ..
Ero felice, pronta ad aprirmi anche al sentimento.
Così mi innamorai: uno di quell'ambiente;
e da lui cominciai a capire
che quel mondo incantato richiedeva
un lavoro durissimo prima della sfilata ...
Quell'aspetto mi piacque, tornò fuori
la mia natura cocciuta, contadina;
più che indossarli, gli abiti mi piaceva idearli.
Rimasi incinta, aspettavo quel momento:
quando fosse venuto, ne ero certa,
allora ci saremmo sposati ... Ma ai primi esami
per la gravidanza, mi dissero di una malattia
che non avevo mai sentita e del bambino
malato addirittura nel mio seno
e senza speranza di guarire: «nebulose
possibilità», dissero i medici.
Che fare in quel momento? Tutto crollava
intorno a me; tradita la fiducia posta nel mio compagno
che sapeva e aveva taciuto.
Si chiedeva a me di decidere
se volevo che il bambino nascesse. Ero sola,
senza futuro. Non mi sentii
di chiamare alla vita una creatura segnata
dal dolore; chiesi per me quel patire
che sarebbe stato suo per tutti gli anni
che avrebbe dovuto vivere soffrendo.
Chiesi che non nascesse. Scomparve
prima di approdare nel mondo; il rimpianto
e la pena furono miei soltanto.
Subito dopo scappai da Parigi; cancellata
ogni traccia di quella parentesi d'incanto e di tragedia;
via ricordi strazianti di una piccola famiglia mai nata,
via speranze sfiorate appena.
Ritornai in Italia, conservando in fondo
all'animo il segreto della mia malattia
contratta allora, invisibile all'apparenza,
insinuatasi in me subdolamente ... Di Parigi
mi rimase il gusto di un lavoro: piccole cose,
quelle che potevo, cominciai a inventarle da me.
Chiusa in me stessa fuggivo ogni incontro; ogni uomo
nascondeva il volto dell'inganno. Si rifiutava al sentimento
la mia fiducia offesa ... Poi arrivò Johannes.
All' improvviso tutto cambiò.

Accanto a Maddalena è venuto un ragazzo
dall'aria mite e seria. Maddalena intreccia una ghirlanda,
una sorta di cappellino bizzarro.

JOHANNES - Non mi stancherei mai di guardarti lavorare!
Inventi dal niente, fai vivere le cose.

MADDALENA - Le cose fanno vivere me ...

Si ritrae come se temesse di aver dato troppa confidenza.

JOHANNES - Posso stare qui con te?

Maddalena tace.

Se ti dò fastidio, me ne vado ...

MADDALENA - No ... rimani. Sai,
sono abituata a star da sola ...
A me piace fare questi piccoli lavori.
I ragazzi hanno voglia di andare in discoteca;
di una come me non se ne fanno niente.

JOHANNES - lo in discoteca non ci vado quasi mai.
Troppo rumore, c'è tanta gente
ma ti ritrovi ancora più solo. Ci si può anche andare,
ma insieme e allora cambia.

MADDALENA - A me ballare piace.
Almeno, una volta mi piaceva ...

JOHANNES - Una volta? Parli come se fossi alla fine
della vita. Sembri ancora una bambina ...

MADDALENA - Non sono gli anni ...
Bastano pochi giorni certe volte a farti invecchiare.

JOHANNES - C'è qualche cosa che ti pesa sul cuore.
Lo lo sento.

MADDALENA - Sul cuore ho una pietra e [sotto c'è un segreto.
Ma quella pietra io non voglio smuoverla.
Riprovare dolore e delusione, rimpianto ... rimorso ...

Si riscuote dalla riflessione che l'ha fatta parlare
ad un ragazzo come a se stessa.

Sto dicendoti cose che non ho mai detto a nessuno ...
come se parlassi con me stessa.Scusami ...

JOHANNES - Se ti è venuto di dire così,
è segno che senti che ti sono vicino, e amico ...

MADDALENA - «Amico» mi piace: è un rapporto
che vorrei avere con te. Nient'altro
però, voglio che tu lo sappia.
Se è diverso per te, allora vattene.
L'amicizia sì, ma solamente quella.

JOHANNES - Tu credi che sia poco?
Accetto.

Prende dei nastri, li intreccia, li lancia in aria
in una girandola multicolore.

Io dipingo! E’ quasi un lavoro come il tuo,
tutti e due giochiamo coi colori! ...

Maddalena e Johannes fanno volteggiare i nastri rincorrendosi,
fino ad allontanarsi sullo sfondo.

MADRE - Poco per volta quella fresca
amicizia si venò di tenere attenzioni.
Cauta, Maddalena si teneva indietro da legami
amorosi; temeva che Johannes se ne andasse
scoprendo la sua malattia, e non voleva metterne in pericolo
la vita: sarebbe accaduto, purtroppo lo sapeva,
se avesse fatto l'amore con lui.

I due ritornano avanti. I nastri sono scomparsi.
È’ passato del tempo ed è un momento successivo della loro storia.

JOHANNES - Oggi sei più allegra, addirittura spensierata:
e se fossi io la causa di questa meraviglia?

Maddalena ride, poi si mette sulla difensiva.

MADDALENA - Potresti esserlo sì! Ma non te ne vantare:
sono una «single» irriducibile, lo hai capito?

JOHANNES - Anch'io lo sono in fondo; siamo dei «singles»
tutti e due, per questo possiamo stare assieme tanto a lungo ...
Ma se è così, potremmo allora
stare assieme sempre ...

Le cinge la vita con un braccio, le sfiora il collo con un bacio.
Maddalena si divincola.

MADDALENA - No! Ti prego no!

JOHANNES - Non puoi sentirti offesa!
Se per me provi dell’amicizia, devi anche avere confidenza.
E allora dimmi perché non vuoi che facciamo l'amore!
Parlano i tuoi occhi: la tua mano, che trema
quando la stringo nella mia; il tuo corpo mi chiama,
non sono soltanto le parole ad esprimere quello che sentiamo!

Maddalena piange. Johannes la accarezza.

JOHANNES - Se non vuoi dirmi perché no, non dirmelo.
Hai un segreto: me lo dirai quando verrà il momento
e sarai tu a volere. Qualunque cosa, me la dirai,
perché tu ed io non possiamo vivere divisi ...

Maddalena smette di piangere e si stringe a Johannes.
I due se ne vanno abbracciati.

MADRE - Maddalena finì per dirgli del suo
male: se di fuori non appariva, svuotava di ogni forza
la giovinezza di Maddalena; come un bruco
ne rodeva il vigore, rimanendo intatta della sua bellezza
soltanto una fragile apparenza ...

I due tornano avanti.

JOHANNES - Sei andata all'ospedale?

MADDALENA - Sì. Tutto a posto, non ti preoccupare ...

JOHANNES - Sei pallida. Vorrei chiedere
ai medici se si può fare qualche cosa ...
cure nuove, un vaccino, un trapianto ...
o andare in Francia ...

MADDALENA - Morirei anche solo a tomarci.
Non c'è niente, proprio niente per guarire.
L'unica cosa, vivere ogni giornata con tutto

il gusto che possiamo. Per ognuno di noi anche sano,
ogni giorno potrebbe esser l'ultimo ...

Ride forzata, mettendo nelle sue parole una cupa allegria.

Un incidente sulla strada ... un aereo che
cade ... delitti passionali ... Può succedere a tutti ...

Johannes le circonda delicatamente le spalle.

JOHANNES - Siamo una cosa sola, ormai, noi due.
Hai parlato lealmente con me, e noi
ci comportiamo come bambini saggi,
perfino nell'amore, che è passione ... Per questo
io ti dico non viviamo nella fatalità del caso.

MADDALENA - Chiederò al medico.
Dovrà dirmi quanto tempo mi resta ...
anni ... mesi ... settimane ... giornate ...

Johannes si ritrae. Maddalena si trova davanti al dottore.

MADDALENA - Voglio sapere quanto tempo mi rimane ...
Non deve fingere, dottore; non le chiedo
di illudermi: ho deciso di mettere a posto
quello che ancora è restato in sospeso ...
Sono anni che manco da casa
e qui mi sono unita ad un ragazzo.
Deve rispondermi, dottore: voglio sapere la verità.

DOTTORE - AI punto in cui sei ... non resta molto.
Forse un mese ...

MADDALENA - Un mese è sicuro?

DOTTORE - Dieci giorni senz'altro ...
Ma poi, queste cose Sono così diverse
di volta in volta! ... Magari ti riprendi e hai davanti
ancora ... tre, quattro o cinque anni ...

MADDALENA - Grazie per questo augurio.
Ora so cosa fare.

Il Dottore se ne va.
Maddalena per la prima volta si rivolge al pubblico.

MADDALENA - Ho cominciato a organizzare
ogni cosa prevedendo le operazioni necessarie
per riuscire a concludere tutto
prima della «scadenza».
Ho chiesto di lasciare l'ospedale
- me lo hanno concesso, c'era una forza in me
che impediva a chiunque di fermarmi -;
sono partita con Johannes perché
volevo tornare al mio paese.
Ho parlato con mio padre e mia madre;
da tanto non sapevano niente di me,
il pudore mi aveva impedito di rivelare
in famiglia il mio stato ...
E poi quel rinunciare ad esser madre pesava su di me;
dovevo liberarmene. Volevo adesso legarmi per sempre
al mio dolce ragazzo paziente ... Johannes
da tempo insisteva che ci sposassimo; ma io,
sempre per quella storia antica, rifiutavo ...
Adesso il momento era arrivato ...

Tutti i componenti del Coro - gli attori che hanno via via
interpretato i vari ruoli - si dispongono in un corteo di nozze;
tengono fra le braccia regali e ghirlande di fiori. Una donna
porta un abito bianco da sposa - quello che Maddalena
aveva all'inizio e glielo fa indossare. Due giovani portano
un leggero letto di rami fioriti e Maddalena vi si adagia.

MADRE - Maddalena non aveva più le forze
per arrivare alla chiesa. Le portarono
tutti i fiori dei campi, e in quei fiori lei si adagiò ...

CORO - Dolce letto di fiori,
per le tue nozze, Maddalena.
Felicità è un attimo che passa ...
Tu sei beata col tuo Johannes nella casa di Dio ...
Per sempre ... non per questo giorno solamente ...
Siate beati ... Beati eternamente ...

Johannes è accanto a Maddalena. I due, come se rispondessero
alle domande del prete.

JOHANNES - Sì, lo voglio ...

MADDALENA - Sì, lo voglio ...

IL CORO CANTA - Veni Creator Spiritus ...

MADRE - Gli stessi fiori del giorno delle nozze
accompagnarono Maddalena all'eterno riposo ...

IL CORO CANTA - In paradisum deducaut te angeli ...

Johannes prende Maddalena tra le braccia e, seguito dal coro,
passa tra il pubblico. In mezzo alla sala Maddalena si rialza.

MADDALENA - Adesso io sono felice.

Non mi turba neppure il pensiero di aver lasciato da solo
Johannes: soltanto un poco, se lo vedo triste
mentre ripensa a quando eravamo insieme ...
Ma la vita nel mondo, anche se dura a lungo,
è un attimo di un attimo ... E chi si è amato
si ritrova alla fine eternamente ...

Maddalena prende Johannes per mano.
I due se ne vanno seguiti dal Coro che canta.

FINE


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