Fin dal titolo la Humanae Via Crucis ci rimanda alla Via Dolorosa che Gesù ha percorso nel suo Venerdì Santo lungo le mura di Gerusalemme per essere crocifisso appena fuori dalla Città, nel luogo del Cranio. Una strada che da venti secoli i pellegrini cristiani ripercorrono, oggi come allora in mezzo all’indifferenza o alla curiosità della gente, intenta ai propri affari e ai propri negozi. Una Via Crucis poco rituale e molto umana, immersa nell’umanità particolarmente variopinta e soprattutto sofferente di quella Terra, una Via Crucis capace di raccogliere tutte le croci che segnano il cammino dell’Umanità.
Questo testo di Maricla Boggio manifesta le stesse caratteristiche della Via Dolorosa di Gerusalemme, mettendo in evidenza in modo drammatico, e, diciamo pure, in alcuni quadri violento, il legame profondo tra la Croce di Cristo e le croci antiche e nuove che l’uomo continua a caricare sulle spalle dell’uomo: violenze raffinate e pesanti, che però tutte finiscono istintivamente per riferirsi alla Croce; ma ecco: proprio da questo contatto inizia una misteriosa apertura verso la Resurrezione.
La Humanae Via Crucis ha scelto situazioni a noi vicine in tutti i sensi, senza attenuarne la drammaticità: la violenza da cui le vittime restano colpite rimbalza su di noi e ci impedisce di restare a guardare come tranquilli spettatori. Anche i racconti evangelici d’altronde non attenuano per nulla gli aspetti violenti della Passio che narrano, ed anche lì restano coinvolti, nell’odio o nell’amore, quelli che forse all’inizio erano dei semplici spettatori occasionali.
Viviamo un tempo in cui la Croce è tornata ad essere segno di contraddizione, ritenuto a volte fastidioso, altre volte utilizzato senza tenere conto di Colui che vi è stato inchiodato sopra e ne ha cambiato profondamente il significato. Sono certo che questo testo ci aiuterà a trovare sempre nella Croce, e nel suo percorso attraverso il mondo e la storia, il fondamento di una solidarietà che ha radici non solo umane, e per questo capace di far sorgere dal buio della croce e della morte le prime luci della Resurrezione che sconfigge ogni morte.
La sofferenza è intorno a noi, facile da vedere, difficile da guardare. Difficile anche da raccontare.
Di tanto in tanto bisogna essere aiutati a guardare il dolore.
Abituati a permettere che tutto scivoli su di noi, assuefatti al dolore altrui raccontato da TV e giornali, incapaci di parteciparvi, la sofferenza vera ci pare finzione, mentre la sofferenza che ci rende la rappresentazione teatrale può essere, almeno per brevi momenti, tanto intensa da sembrarci più vera della realtà.
La Passione di Maricla Boggio ci ha dato questa emozione. Le stazioni della Via Crucis si succedono una ad una, proiettate dalla voce narrante fuori campo del Sacerdote fin giù, in basso dove, fra il pubblico nella navata, la scena prende vita.
Stesso dolore e storie diverse.
Dal mistero lontano della Passione di Cristo alla cruda quotidianità di vite di persone come noi.
E’ probabilmente insolita una collaborazione come quella che ha portato in scena nelle chiese di San Giorgio Canavese, di Mazzè, nella cattedrale di Ivrea, l’opera di Maricla.
Diocesi, Parrocchie, Comuni insieme. Insolita ma non fuori luogo. Le ragioni del disagio crescente di molte persone, la sofferenza di fronte alla vita, sono problemi che sempre più accomunano parroci e sindaci. Sono magari diversi gli occhi che guardano, ma le persone non sono altre.
Questa Humanae Via Crucis ha trasportato un archetipo universale di sofferenza in una dimensione che ci appartiene. Ci ha fatto pensare. E capire.
Quando Maricla Boggio mi parlò di questo testo nuovo che aveva scritto e credo quasi subito rappresentato, a me non credente fece subito una forte impressione – una via crucis umana -, ogni stazione della via crucis corrisponde a una sofferenza anche odierna dell’uomo.
Subit0 l’idea mi affascinò e chiesi a Maricla di farmi leggere il suo lavoro. Me l’ha portato, ho finito di leggerlo e mi ha pregato di scrivere le mie impresisoni. Lo faccio volentieri perché siamo amici di vecchia data, ci siam osempre stimati e abbiamo seguito con interesse i lavori l’uno dell’altra, e abbiamo anche lavorato insieme.
Devo dire che l’impressione che mi aveva fatto quando me lo aveva raccontato non solo è rimasta ma è molto aumentata perché come sempre la Boggio l’ha scritto bene, con intensità e chiarezza. Una intensità che arriva al lettore e penso anche allo spettatore come se fosse scritto in versi anche se così non è.
E il suo grande misterioso fascino deriva proprio da questo. Sì: tutti gli orrori odierni che circondano la nostra vita sono le stazioni della nostra via crucis.
Questo è il nodo drammatico del bel lavoro di Maricla.
Dalle guerre continue allìAids, dai morti per le mine disseminate ai problemi degli immigrati, dalle disgrazie sul lavoro alla delinaquenza minorile, dalla violenza sulle donne alla delinquenza orgsnizzata ( mafia, ‘ndrangheta, camorra ecc.), dalla miseria esagerata all’esagerata ricchezza.
E questa nostra via crucis diventa, scritta da Maricla, teatro perché l’autrice è donna di teatro, scrittrice e autrice di teatro.
leggendola è già spettacolo.