Maricla Boggio
GARDENIA
sette giornate e un tramonto

personaggi:

GARDENIA, una giovane donna magistrato, e una bambina nel ricordo
FRATUZZU, l’orsetto di peluche
AGATUZZA , l’amica immaginaria
PALLONCINO ROSSO

CORNICE DEDICATA A ROSA

Rosa di Lucia è stata la prima attrice che ha intepretato Gardenia, al Festival di Taomina, nel 1995,
poco prima di morire.

A Lei è dedicato questo testo.

Prima delle giornate e del tramonto

Un sipario di velluto rosso, chiuso sulla scena. Di lato, un tavolino. Sul tavolino, un piccolo orsetto di peluche e una conchiglia; carte ammonticchiate.
Gardenia-Rosa adulta è seduta, appoggiata al tavolino. E’ avvolta in un mantello nero che all'inizio le nasconde quasi il volto. Calata nel mistero della memoria, assorta. Prende fra le mani l' orsetto, accosta la conchiglia all' orecchio. Si alza, poi, scosta il sipario e scompare al di là, dentro di esso. Mentre il sipario è scostato si avverte un brusio di voci che tace al richiudersi della cortina.

 

BUIO

 

PRIMA GIORNATA

La stanza di Gardenia. Sulla sinistra una parete con uno specchio leggermente in sbieco, in modo che Gardenia vi si possa riflettere, come se fosse presente accanto a lei - e talvolta risultasse visibile - una sua “altra" immaginaria.
Un 'asse d'equilibrio, parallelo alla parete con lo specchio. L'orso Fratuzz.u - un peluche grande quasi quanto Gardenia - è seduto (fuori dallo specchio) di fronte a Gardenia. che ha sette anni e indossa un abito-grembiulino a quadretti bianchi e rosa.

GARDENIA - Questa fiaba. si chiama “Le tre belle corone mie”. Me l'ha raccontata Onofria mentre mi riportava a casa dal catechismo. per questo tu non la conosci ancora. A me piacerebbe fare come la ragazza della fiaba, quando sarò più grande ... Era povera, questa ragazza; era sola e se ne andava in giro per la campagna cercando di trovare qualcosa da fare per vivere. E «camina di ccà. camina di ddà» - Onofria usa sempre queste frasi -, «camina di ccà, camina di ddà» ... come dice poi ... «vitti un palazzu, ma tuttu annigghiatu cuminsannu di lu purtuni e finennu a li finistruni ... », ormai lo capisci questo nostro modo di parlare, Fratuzzu mio, anche se sei venuto di lontano ... Io però non mi ricordo tutte quante le parole che usa Onofria. e la storia continuo a raccontartela con le parole mie. Allora, questa ragazza entra nel palazzo, e vede tanti saloni, uno dietro l' altro. Entra in cucina, e scopre ogni ben di Dio! Va nelle altre camere, e trova tutto «a gamm'all' aria», tutto a gambe all'aria: sporco, in disordine, dalla prima stanza fino all'ultima. Afferra una scopa e comincia a spazzare; prende uno straccio e si mette a lucidare ... E insomma, alla fine aveva pulito ogni cosa e messo ordine dappertutto. Allora ritorna in cucina, prende una gallina che stava lì, già spennata ... la mette a cuocere e prepara un brodo; poi va a nascondersi ... Ho chiesto a Onofria perché la ragazza si nascondeva, dopo tutto il lavoro che aveva sbrigato; ma quando faccio domande sulle fiabe, lei alza le spalle, ride, fa un gesto con la mano come a dire «Che sacciu?», poi va avanti a raccontare. Non si possono chiedere spiegazioni nelle fiabe, devi accettare il racconto com'è. Insomma, la ragazza si nasconde, e aspetta. A mezzanotte in punto sente una voce lontana: «Oh! li tri belli curuni mei' Oh! li tri belli curuni mei!», e questa voce andava avvicinandosi al palazzo ... «Oh! li tri belli curuni mei! Oh! li tri belli curuni mei !» e si faceva sempre più vicina. A un certo punto entra una signora. vede tutto quell' ordine, quel pulito, e dice: «Oh Iu beni! E dunni mi veni stu beni?», e poi una frase, per vedere se veniva fuori qualcuno. «Si tu si’ ommu, ti pigghiu pi figghiu! Si tu si’ fimmina. lu Signuri ti lu paga!» e chiamava. chiamava ... Alla fine la ragazza salta fuori. e la signora dice: «Oh I figghia mia, lu Signuri ti lu paga di stu ristoru chi m 'ha datu! Io nesciu la matina jennu cercannu li tri belli curuni mei. Tu ccà si’ la patruna; li chiavi su’ appizzati, fa' tuttu chiddu chi ti piaci». La ragazza ogni giorno metteva ordine. puliva, cucinava. E andava girando per il palazzo: apriva le porte, curiosava negli armadi. Un giorno «girannu girannu, vidi ‘na purticedda; grapi e vidi tri beddi picciutteddi: l'occhi aperti, e senza parrari ... ». Allora presto presto richiude la porta e pensa: «Chisti sunnu i figghi di sta signura ... », sono i figli di questa signora. E la sera la signora ritornava sempre gridando «Li tri belli curuni mei! Li tri belli curuni miei !». Adesso fai molta attenzione, perché viene il più bello! Un giorno la ragazza stava affacciata al balcone e guardava il giardino; era tutta sola e si sentiva un po' triste. Ecco che all'improvviso vede muoversi nell’ erba una serpe con tre serpicine, erano i suoi tre figli ... La serpe mamma si allontana per cercare da mangiare; mentre è via, arriva un' altra serpe che ammazza le tre serpicine e scappa. Quando torna la serpe madre, dovevi vedere che disperazione! Si torce in terra, si lamenta perché i suoi piccoli erano morti. Poi smette di piangere, va un po' più in là, strappa coi denti una certa erba, si mette a sfregare la prima serpicina e la serpicina torna a vivere; sfrega le altre due, e anche le altre due, e anche quelle rivivono! La ragazza - che era furba! - getta una pietra sopra l'erba magica per non confonderla, poi scende dal balcone e la raccoglie. Torna su, va ad aprire la porticina dove stavano i tre ragazzi e si mette a sfregare il primo dei tre. Quello si risveglia, si stiracchia tutto, rivive! E subito dice: «Suruzza mia!, m'hai datu la vita». Lei lo chiude di nuovo, corre presto in cucina, prende un galletto, lo fa cuocere, prepara un brodo e lo porta al «picciutteddu»: quello beve e riprende le forze; lei lo accompagna a un lettino e lo lascia lì, a riposare; poi fa lo stesso con gli altri due, e anche quelli rivivono. Tutti e tre le chiedono dov' è l'Imperatrice - che era la loro madre - e lei dice: «Ve la riporto io, vostra madre, ma voi non dovete muovervi da dove siete». Così, quando arriva l'Imperatrice - che era la signora -, lei le chiede perché usciva sempre, e quella le racconta che aveva tre bei figli maschi; poi erano spariti e lei li va cercando. La ragazza allora le promette di farglieli ritrovare, e si prende otto giorni per preparare ogni cosa. Per quattro giorni si occupa dell’Imperatrice: la lava, la veste con abiti ricchissimi, la pettina, perché i figli dovevano trovarla uno splendore. Poi le dice che può fare gli inviti per la festa, perché di lì a quattro giorni i suoi tre figli saranno di ritorno. Lei manda tutti gli inviti e promette alla ragazza che, se è vero quello che ha detto, sposerà il primo dei tre. II giorno stabilito l’Imperatrice fa vestire la ragazza con un abito tutto ricamato di pietre preziose, con seta e velluto, perché anche lei doveva tigurare una principessa.
Quando tutti gli invitati sono arrivati, si apre una porta e vengono fuori i tre «picciutteddi». «Cunsiddirati la cuntintizza!». la madre si getta ad abbracciare i figli e i figli piangono di commozione. Poi fanno il matrimonio tra la ragazza e il primo dei ragazzi e tutti sono felici e contenti ... “ Iddi arristaru filici e cuntenti. nuantri ccà munnannu li denti ... “.

Ride.

È così che Onofria finisce sempre le sue storie. Allora io mi metto a ridere, anche se mi ero commossa. Quando Onofria comincia a raccontare, non m'importa più di non andare in giro, come fanno gli altri bambini ... Certo, io ho te per compagnia. e Agatuzza, l'amica che non mi lascia mai ... Anche adesso sei rimasta con noi, Agatuzza, e la storia l'avevi già ascoltata; vuoi bene a me e a Fratuzzu, sei rimasta per farci compagnia ... Se non avessi voi, che noia! Perché non mi mandano a scuola. Perché non posso giocare insieme ad altri bambini? Perché ~on vado a passeggio, a guardare le vetrine dei negozi? ... Sì, qualche volta ci vado con la mamma, ma sempre così in fretta! L'unica uscita che mi permettono è quella per andare al catechismo ... Ti par giusto, Agatuzza? Papà dice che sono delicata e l'aria fuori è piena di veleni ... Qui ci sono gli alberi, e i fiori, e tante erbe profumate, come nel giardino delle tre serpicine ... Onofria coltiva delle foglie che guariscono le ferite, e se stai male, se ti manca il respiro come succede delle volte a me ... Chissà se le sue erbe avrebbero il potere di far rivivere?
Delle volte al catechismo padre Giuseppe parla della morte; non ho capito ancora bene che cos'è, la morte ... Poi arriva sempre Gesù, e la morte se ne va: come l'erba della fiaba ...

BUIO

SECONDA GIORNATA

Fratuzzu è seduto da una parte. Ad un polso tiene legato un filo alla cui sommità c'è un
palloncino, sospeso nell'aria, a forma di cuore e tutto argentato: la sua dimensione è proporzionata, come per Fratuzzu rispetto a Gardenia, che è una ragazzina di sette anni.
Gardenia accarezza delicatamente i contorni del palloncino.

GARDENIA - Benvenuto tra noi! Ti chiameremo Cuoredargento. Rosalietta ti ha regalato a me, perché ha capito che ti avrei voluto bene, quando al catechismo lei ti teneva appeso al banco: io non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso! Tu sei libero. danzi nell'aria, voli ... come vorrei riuscire a fare io! Potrei lasciarti andare in cielo, ma io voglio che tu resti con me, insieme a Fratuzzu e ad Agatuzza.

Cuoredargento oscilla sotto le dita di Gardenia che percorrono ilfilo.

Guardate, sta dicendo che vuoI stare con noi! Ci faremo compagnia! lo ho quasi sette anni, sono grande. Mamma mi insegna a leggere. Scrivere, ho appena cominciato. Il mio nome ...

Disegna a gesti con le mani davanti a sé, sporgendosi dall'asse d'equilibrio.

La «G» è una signora grassa, tonda tonda. che si porta le mani al petto. verso l'alto ... la «A» è una bambina con la gambetta in avanti, come se ballasse ... Quando metto il vestitino di tulle, ballo anch'io ... È bellissimo!Viene l'insegnante, è una ballerina che ha già il nome scritto sui manifesti, nei teatri ... Mi fa lezione qui, io non vado da lei come le altre bambine. Dice papà che sono delicata. e così faccio tutto a casa: scuola con la mamma, e poi danza, sempre qui ...

Accenna a qualche passo di danza.

E mi chiamo Gardenia! La mamma mi ha detto che è stato papà a volermi chiamare così; è di un fiore che a lui piaceva tanto, lo regalava sempre alla mamma quando erano fidanzati. Lei mi racconta: «Tu non c'eri ancora, e papà aveva già deciso: "Se sarà una bambina la chiamiamo Gardenia!"». E io chiedo: «Ma dov'ero? Dove, se non ero qui !?». È una cosa difficile da capire, «non esistere» Se esisto. esistevo! Esistere, non esistere... La mamma ride e continua a dire: «Non c'eri! Non c'eri e basta! Come posso spiegarti?». lo mi arrabbio. mi metto a strillare, non mi va che io non c'ero e gli altri se ne andavano in giro e facevano ogni sorta di cose divertenti ... Adesso che sono più grande, qualcosa comincio a capire, di questo fatto che prima non c' ero. Padre Giuseppe al catechismo mi ha detto che io c'ero da sempre, anche se non stavo qui, con la mamma e il papà!

Fa una piroetta e corre tutti’intorno a braccia aperte nell'atteggiamento del volo.

Ero in cielo con Dio. in mezzo alle nuvole!...

Si ferma.

Papà non c' è quasi mai. È’ sempre occupato non so dove. E non vuole che io esca di casa. Posso andare soltanto al catechismo. mi accompagna Onofria ... Quando sarò grande, andrò in collegio a Firenze, come la cugina Angelica che è partita a settembre, per andare a studiare da maestra ... Qui sto bene, leggo i giornalini, guardo i disegni degli animali e degli uccelli. .. Mi dispiace però che sono sola! Delle volte gioco con Salina, ma non è la stessa cosa! Con le bambine, appena posso, faccio tanti discorsi: quando ci incontriamo al catechismo. c'è sempre un po’ di tempo prima di cominciare; parliamo di vestiti, confrontiamo le cose che abbiamo addosso. e gli anellucci e le catenine; qualche volta ci siamo anche scambiate dei golfini ... Mamma però non vuole e mi sgrida; le ho promesso di non farlo più. E’ bello giocare con Salina, mi prende l'erba dalla mano, sento il solletico della sua lingua sulla pelle ... E’ ancora più contenta quando le dò una manciata di sale: appena capisce che lo sto portando per lei, si mette a belare; non la finisce finché non le sporgo la mano e lei se lo prende tutto, tirandolo su con le sue labbra delicate ... A lei piace, a me farebbe venire una sete tremenda. Quando bevo il suo latte - la munge Onofria. dice che mi dà forza -, mi pare che sappia un po' di sale. Quel latte Salina lo fa per me. Prima aveva il caprettino: io ci giocavo, lo chiamavo Pomino, perché si mangiava le mele, quelle rosse dell' albero nel prato. Andavamo tutti e tre fino all'albero, poi da lì di corsa giù, fino al fiume che scorre in fondo e passa sotto il muro ... Pomino poi, sono venuti un giorno, lo hanno preso due uomini - li comanda il nonno, stanno agli ordini suoi -; lo hanno legato stretto stretto. le zampette davanti assieme. e le zampette dietro, tutto un giro di corde ... Pomino non poteva più muoversi. e l' hanno portato via. Ho chiesto a Onofria dove lo portavano, lei ha alzato le spalle e ha fatto un gesto con la mano. Non ha detto parole. ma io ho capito da quel gesto che Pomino non lo avrei rivisto più. Per qualche giorno Salina ha continuato a lamentarsi; sembrava che piangesse, poi s'è calmata, è tornata a mangiarmi il sale dalla mano; Onofria la mungeva e lei s'è scordata di Pomino...

Gardenia si mette nella posizione dell’incaprettato

... così. Pomino. Spero che poi l'abbiano poi sciolto. Se è un gioco, mi pare molto scomodo...

 

TERZA GIORNATA

Gardenia ha sulla fronte una coroncina di fiori intrecciati. Tra le dita tiene dei fiori e delle erbe.
Ondeggiando avanza sull'asse di equilibrio: la sua immagine si riflette lateralmente sullo specchio che fiancheggia la parete, Fratuzzu e Cuoredargento stanno su posizioni opposte, uno di fronte all'altro: Cuoredargento è legato all'estremità dell'asse d’equilibrio che Gardenia sta percorrendo con passo fluttuante, come se camminasse sull’acqua: è senza dubbio un ricordo di Ofelia. Recita ispirata.

 

GARDENIA - «Ecco del rosmarino ... per ricordare:
prego, amore. ricordami ... delle viole ...
Queste per i pensieri.
E una margherita: vorrei darti una violetta.
Ma sono appassite tutte
da quando mio padre è morto .
Ed ecco della ruta, è per te...
Devi tenerla sempre nella tua mano ... ».

Salta giùdall'asse d'equilibrio, siede fra i due .

La mamma quand’era in collegio faceva il teatro, me la racconta sempre. Anch'io andrò in collegio, a Firenze, come la cugina Angelica: ci-andrò appena avrò l'età giusta... In collegio si conoscono tante ragazze che vengono lì, a studiare, e si divertono tutte asssieme. Anche tu verrai con me. Agatuzza: se dovessi lasciarti qui.,piuttosto non partirei. E voi due ...

Indica Fratuzzu e Cuoredargento.

... Vi farete compagnia, e noi ritorneremo, d'estate, per le vacanze, e staremo di nuovo tutti insieme! Quando mamma mi racconta del collegio, le vengono gli occhi lucidi, mi pare che stia per piangere ... Allora io le dico: «Non sei contenta di essere qui?». E lei risponde di sì, perché sono nata io. Mi ha raccontato come si sono conosciuti lei e papà. Dal collegio l'avevano mandata per le vacanze in una bella villa dove c'era un giardino grandissimo e sotto, il mare. La gente va lì per incontrarsi: ballano, giocano sopra dei tavoli verdi, e vincono o perdono, secondo la fortuna ... Lei ci era andata insieme alla nonna, e conosce questo giovane molto bello che le fa subito una corte!, regali, fiori -le gardenie cominciano da lì! - e bigliettini appassionati ... Si innamorano'e si sposano pochi mesi dopo, in un santuario dove c'era una Madonna che volevano come loro protettrice ... La mamma ha poi saputo che la sua famiglia e quella di papà si conoscevano da anni e lavoravano insieme, si aiutavano: ma che cosa facessero, la mamma non lo sa peva; lei scopre che si conoscevano già e rimane male: perché non glielo avevano raccontato? Le dicono che volevano lasciarli liberi, che fossero proprio innamorati e non sposati perché le famiglie ci tenevano; ma lei si sente lo stesso un po' imbrogliata, ha l'impressione che ci sia qualche cosa di strano in quella storia; ma ormai è sposata, è inutile ripensarci, poi lei è contenta perché sono arrivata io! Tante volte mi ha raccontato di quando studiava in collegio, che le piaceva recitare, quando preparavano il teatro; avrebbe voluto continuare, ma come poteva? Ricorda intere scene, parola per parola; mentre dice quelle cose di gente che non ha mai conosciuto, piange, o ride, o si arrabbia ... E’ un’altra, la mamma, quando fa il teatro; mi dà spavento, ma mi piace da impazzire ... E cerco di imparare quelle frasi ... Certe volte ne invento, ricordando un po' quelle che diceva lei ...

Risale sull'asse, ritornando a interpretare Ofelia.

«Oh!, quale nobile animo è qui sconvolto! ... L'occhio, la lingua ...
La spada del cortigiano,
del soldato, del saggio.. .
La speranza e la rosa
del buon governo ...
lo specchio della moda e il modello
di ogni virtù ... tutto,
tutto caduto! E io. la più aftlitta.
la più infelice delle donne, io che succhiai il miele
delle sue promesse armoniose,
ora vedo quella nobile,
quella sovrana ragione
stonata, stridula come dolci campane sbatacchiate ...
quella forma meravigliosa
di fiorente giovinezza annichilita
dalla follia!... Oh!. misera, infelice
io sono, perché ho visto quello che ho visto,
e vedo quello che vedo ... ».

Salta giù e si toglie la coroncina dal capo. deponendola sul testone di Fratuzzu.

Non so perché questa ragazza sta soffrendo ma dico le sue parole e mi sento felice! Soffrire come se fossi lei, anche se non so perché, mi fa sentire libera, mi toglie questo senso di prigione che provo, non potendo uscire ... Mamma è triste, delle volte, comincia a fare il teatro, supplica, si tormenta, scherza, non importa quale sia l'umore della persona che lei è diventata ... : dopo è calma. serena, la sua tristezza è scomparsa. Lei vorrebbe andarsene lontano, me l'ha rivelato una volta, anche se poi ha detto che scherzava. Ma come potrebbe andar via? Lasciarmi qui, non lo farebbe mai! Scappare tutte e due, come si fa? E i vestitini? Mangiare? E Onofria e tutti voi? Mamma a papà vuoI bene, ma vorrebbe una vita diversa, una vita come le altre mamme che accompagnano i figli al catechismo, e alla fine tornano a riprenderseli. Certe volte vengono i papà, e dopo vanno in giro per i negozi, oppure al cinema tutti insieme ... Cose che io non faccio mai, noi torniamo subito a casa. Mamma mi abbraccia stretta stretta, mi bacia e mi dice in un orecchio: «A papà non devi dire niente di quello che ti ho confidato! Prometti sul cuore di Gesù !». E io faccio la croce sulle labbra. Questa casa è bella, e ha un parco grandissimo .... con un muro alto, .così alto che dietro si capisce la città solo per il rumore delle macchine, ma lontano lontano ... Noi non vediamo mai nessuno. Poi arriva papà. e dice quello che si deve fare; ma lui riceve i comandi da suo padre, mio nonno. Chi comanda non è papà, anche se con la mamma si dà le arie e dice sempre: «Fai questo fai quest'altro»; è il nonno a comandare papà, che poi comanda gli altri. lo non lo vedo quasi mai, il nonno; sta sempre con gente che viene da fuori ... uomini vecchi, vestiti di scuro, dentro grandi automobili tutte chiuse; gli autisti li aspettano, hanno il berretto con la visiera ... Da lui salgono anche dei giovani, grossi, vestiti male, forse lui gli fa fare qualche lavoro in campagna; non li ho sentiti mai parlare, e salgono dal nonno, all'ultimo piano ... Sento che lui dice poche frasi. e quelli se ne vanno: non so da dove escono, arrivano al giardino, vanno su su, per i vialetti, fin dentro al bosco; papà mi ha proibito di andarci, perché ci sono delle buche, l' acqua che inghiotte sotto l'erba .... potrei cadere - dice - farmi male. Un giorno vorrei arrivarci, e porterò anche voi: Agatuzza davanti - la più coraggiosa! -, poi io. con Fratuzzu per mano ...

Si accosta a Fratuzzu e lo prende per mano.

E Cuoredargento stretto stretto a me ...

Prende il palloncino e se lo lega al polso,facendolo oscillare; poi sale con l'orso sull'asse d'equilibrio facendo una piccola marcia.

 

Ehi! Andiamo nel bosco! Alla scoperta dei tesor!' Andiamo! Andiamo! Andiamo!

 

QUARTA GIORNATA

Gardenia sta seduta a terra insieme a Fratuzzu, che tiene Cuoredargenro fra le zampe: con voce appena sussurrata racconta lo strano fatto cui ha assistito.

GARDENIA - L'altra notte ero sveglia. Avevo mangiato troppi dolci. Onofria, non volevo chiamarla: me lo aveva detto. di stare attenta con la cassata! ... E sento dei rumori sotto la finestra. come faceva qualche volta Salina: un suono, tra un belato e un lamento. non riuscivo a capire ... Guardo giù. senza farmi vedere: c'erano quegli uomini che avevano portato via Pomino: stavano chini a terra. sopra qualcosa che non distinguevo ... «Questi due vogliono portarmi via Salina - penso subito -, stavolta non glielo lascio proprio fare; pazienza Pomino, ma la capretta no!». E guardo ancora. con gli occhi mi sforzo di attraversare il buio. Un raggio di luna arriva fino a terra, e ho visto la faccia di Toniuccio! Quand'ero più piccola stava sempre a casa nostra; Onofria gli faceva gettar via la spazzatura e certe volte lo mandava a prendere il gelato per me, lui si comprava un lecca lecca. A un certo punto non l'ho visto più; Onofria ha detto che l'avevano mandato sulla montagna, perché doveva imparare il suo mestiere. Io volevo sapere che mestiere doveva imparare Toniuccio; insistevo per saperlo: lei ha detto soltanto: «Quello che il Padrone vuole, è legge!».
E il padrone è mio nonno. Avrei potuto chiedere a lui di Toniuccio, ma non ho confidenza; lo vedo soltanto quando scende dalle sue stanze, così di rado ... perché spesso rimane di sopra, tutto solo, a mangiare. Quando viene, qualche volta, per pranzo, mi solleva sopra la sua testa e mi fa girare intorno come se fossi sulla giostra. Ride, mentre mi tiene stretta e grida «La più bella, la più ricca, la più potente picciuttedda della Sicilia». lo non capisco che cosa vuoi dire, però sono contenta perché mi sento importante, e poi, così sospesa nell’aria. sono leggera leggera ... Certe volte dico dentro di me: «Se riesco a pensare che volerò, riuscirò davvero a volare e andrò lontano lontano! ...». La mamma e anche Onofria saranno tristi perché non sarò più con loro, ma io ho tanta voglia di giocare con gli altri bambini, e di andare a scuola, di chiacchierare, di mangiare con gli altri e non sempre da sola! ... I bambini al catechismo mi hanno detto che imparano tutti insieme, con una maestra, e copiano i compiti l'uno dall' altro, e si scambiano le merende; insomma è più divertente avere degli amici! lo sola sola non mi sentivo quando per casa girava Toniuccio; da quella notte però non l'ho più visto, neppure ogni tanto, come quando era tornato dalla montagna. Lui veniva sul tardi, alla sera; era affezionato a Onofria, di sua madre non parlava mai, forse non ce l'aveva più. Onofria gli preparava le camicie, e maglie, calzini, queste cose. Anche pacchi di roba da mangiare. Delle volte lui non prendeva quasi niente. stava in cucina per un po’ a guardare Onofria mentre lavorava, poi se ne andava via di furia. E quella notte stava lì, con la faccia a terra, sembrava proprio il muso di Pomino così gettato sull'erba, le braccia dietro, legate con la corda. anche i piedi, e le gambe ripiegate ... come Pomino, davvero, quando quei due se l'erano portato via ... E un fazzoletto. stretto sulla bocca, per questo il lamento, il b elato ... Volevo scendere. Gridare. Ma non riuscivo, ero come incantata. Succede così nelle fiabe. coi banditi, quando c'è la luna piena. Quella notte la luna era rotonda. e nell'aria soltanto il rumore dei grilli, leggero, enorme nel silenzio.
Io senza voce, e rigida. I pensieri, un turbine, dentro. «Se mi concentro. mi alzo in volo. scendo sotto e sollevo Toniuccio, lo porto via come l'aquila il capretto ... ». Agitavo appena le braccia. aprivo le dita come penne ... cominciavo a girare su me stessa ... «Alzami Dio, devo volare! Così salvo Toniuccio!». Non ricordo nient'altro. Ho aperto gli occhi, era mattino: Onofria mi stava vicino e mi teneva sotto il naso un mazzetta d'erbe dall'odore acuto, quelle che coltivava lei: ho respirato forte, il profumo mi ha svegliato. ho rivisto le scene della notte. «E Toniuccio?», ho detto con fatica. Onofria ha alzato il capo come a dire «Non so», poi ha detto «Partito», e non ha parlato più. Mi aveva trovata a terra, ero svenuta; forse avevo battuto la fronte sul pavimento; mi ero alzata nel sonno ed ero inciampata. Io non capivo se avevo fatto un sogno, oppure se il ricordo di Toniuccio legato come Pomino era realtà. Se lo raccontavo, non mi avrebbero creduto. E non volevo che la mamma dicesse a papà che inventavo delle storie, non mi avrebbero più lasciato andare al catechismo.

QUINTA GIORNATA

Fratuzzu è seduto con Cuoredargento accanto; in una zampa tiene un mazzetto di erbe. Gardenia passeggia e si rivolge via via ai due amici.

GARDENIA - Mi piace andare al catechismo. E’ stato come scoprire il mondo. Ma ci vado così poche volte in tutto il mese! Padre Giuseppe fa lezione e racconta delle storie meravigliose; è un po’ come sentire Onofria quando mi racconta le sue fiabe, però c'è sempre Gesù a fare delle cose prodigiose, i «miracoli». Nelle storie di Onofria invece ci sono tanti personaggi, anche ragazze: fanno delle cose che non si possono spiegare e portano gioia dove prima c'era morte. Ibo non so ene cosa sia questa cosa, la morte: ne ho sentito parlare dai grandi; tutti i bambini, al catechismo, sanno cos’è perché non fanno mai domande, quando padre Giuseppe parla della morte; lui, insieme alla morte, mette sempre la «resurrezione»: qualcuno che si era addormentato e non si svegliava più, apre gli occhi, si rialza e cammina ride ... e parla con i genitori ... con gli amici. Vi racconto quello che padre Giuseppe ci ha detto di una bambina, una come te e te, Agatuzza ... mi vengono ancora i brividi a pensarci!:: se succede a noi, chi ci fa risvegliare? Noi Gesù non ce l'abbiamo. Ma quella volta lui era lì, in mezzo alla gente, e arriva uno, che era molto importante ma in quel momento era soltanto un papà disperato perché la sua bambina stava male. Lui si era messo in mente che Gesù potesse salvarla. Così si getta ai suoi piedi, e lo prega, lo prega finché Gesù decide di andare con lui. Mentre camninano, arrivano incontro a loro, dalla casa, dei parenti, e gli dicono che non serve più che Gesù vada dalla bambina, perché è “morta”. Gesù però non gli dà retta e continua ad andare avanti assieme al papà: entrano in casa: tutti stanno piangendo, urlano e lui. Gesù li sgrida, domanda perché fanno tanto strepito e piangono, dato che la bambina è soltanto addormentata: loro gli dicono che è matto, si arrabbiano perché Gesù li vuole illudere. mentre per la bambina non si può fare più niente. Lui però entra nella stanza della bambina insieme al papà e alla mamma che era disperata, lei qualunque cosa voleva tentarla, per riavere la sua bambina ... Entrano tutti e tre: Gesù prende la bambina ... per mano. le dice di alzarsi ...

 

Tutto quello che avviene dietro il comando di Gesù, Gardenia lo esegue come se fosse lei a ricevere quei comandi.

 

... e lei si tira su di scatto e si mette a camminare! Su e giù per la stanza come se niente fosse! Gesù allora dice ai genitori di non farlo sapere a nessuno, quello che ha fatto: poi dice che devono darle da mangiare, alla bambina: si raccomanda proprio che le diano da mangiare ... Come facevano, quel papà e quella mamma, a non far sapere che la loro bambina era viva, mentre avevano creduto che fosse morta? Subito la notizia è andata in giro, e così l'abbiamo saputa anche noi!

 

Si mette a correre in tondo, saltellando.

 

È così bello correre e saltare!

 

Gardenia si illumina.

 

Ecco la differenza tra vita e morte! Non correre e non saltare è la morte: anche tu. Agatuzza, lo sai! E per questo ti sei tanto rattristata, come me, per i ragazzi della grotta! Dobbiamo raccontarlo anche a Fratuzzu che non c'era, e a Cuoredargento che non era ancora con noi.

 

Si rivolge a Fraruzzu e a Cuoredargento, si avvicina a loro.

 

Eravamo andati nella casa della montagna. Quando papà mi porta là con la mamma e Onofria, vuole che con noi prendiamo poche cose. Decide sempre in fretta; quando dice che si parte, la macchina è già fuori ... Mi piacerebbe, una volta, portarti ma sei grosso, sul sedile assieme a noi non ci staresti. C'è mamma, poi io, e Agatuzza sulle mie ginocchia: se i miei sapessero che c'è Agatuzza, non la lascerebbero venire: ma loro non ti vedono, Agatuzza. Non devi dispiacerti, Fratuzzu, se non ti abbiamo portato.

 

Siede in faccia a Fratuzzu.

 

La casa ha di fronte il mare: è bellissimo fare il bagno nell' acqua verde ... giù giù, tu la vedi venirti incontro mentre fai la scaletta nella roccia. Ho chiesto una volta a papà di portarci i bambini del catechismo, ma lui ha detto che non vuole responsabilità. che se capita qualche cosa non ci vuole andare di mezzo. e che qui e che là ... Lui non sa che io al mare ci vado con Agatuzza ...

Ride rivolta all'amica immaginaria che lei vede sedura accanto a sé.

... E Agatuzza di bagni se ne fa quanti ne vuole, nuota meglio di me!, ha il coraggio di spingersi al largo e si mangia i ricci senza pungersi!, qualche volta me ne porta uno perché sa che mi piacciono tanto! Insomma, quando andiamo alla casa della montagna. io mi diverto un sacco!: nessuno può vederla, perché è dentro la roccia. Quando siamo là, mi par di vivere nelle fiabe di Onofria ... Un giorno arriviamo, e scendiamo subito in spiaggia: io nell' acqua tiepida cercavo conchiglie, mamma prendeva il sole e Onofria mi teneva d·occhio. tutta vestita come il solito, che non le ho mai visto neppure una caviglia. Era passato pochissimo tempo e papà scende, dice a mamma che deve tornare subito a Palermo; lei si arrabbia. non le andava di restar sola anche quella volta, dice che vuole partire anche lei: discutono, poi papà cede, partiranno tutti e due, io resto con Onofria, loro torneranno al più presto, quando il nonno - perché è lui che lo ha chiamato - lo lascerà di nuovo andare. A me piace l'idea di restare da sola con Onofria; mi fa sentire grande, indipendente ... Loro se ne vanno e noi restiamo sulla spiaggia, poi torniamo su. Onofria si va a fare il bagno nella vasca, anche solo l'odore del sale le dà fastidio e approfitta che mamma non c'è per curarsi un po'. Mi raccomanda di lavarmi e pettinarmi, io protesto, ho ancora voglia di giocare e vado in giardino; lei brontola ma poi cede, e mi raccomanda di non allontanarmi. Il giardino si allarga dietro la casa ed è tutto circondato dalle rocce. A me piace spingermi fino in fondo; da un momento all'altro mi aspetto di incontrare lu Diavulu Zuppiddu ... i tri figghi di mircanti ... lu re de li setti muntagni d'oru ... quelli che vivono chissà dove e tornano nei sogni ... Arrivo fino alle rocce e, a un certo punto, sotto le foglie delle more noto una fessura ... e ne usciva una musica ... canzoni come da una radio ... ma non poteva essere: veniva da dentro la montagna ... Scostando le foglie, mi accorgo che c'è proprio un’apertura. Tu Fratuzzu non ci potresti entrare, ma Agatuzza sì, che è sottile, e allora io le dico: «Dai, prova tu a entrare nella roccia, io ti vengo dietro ... ». Agatuzza è entusiasta, dice che è come entrare in una fiaba ... Dopo di lei passo facilmente; mi trovo in una camera grandissima, rotonda, che piglia luce dal cielo: nel mezzo, in alto, c'è come una finestra, e tutt’intorno rami che scendono ... E poi c'è un corridoio, si curva subito e non riesco a vedere dove va, ma è da lì che arriva la musica. A terra vedo tre pilastri di cemento: e dentro, tre ragazzi di pietra; sono i picciutteddi della fiaba, sono «li tri belli curuni mei» dell'Imperatrice! Incantata pensavo: «Allora le fiabe dicono la verità!». Quella grotta era il palazzo, io la ragazza arrivata dal bosco ... e loro ... dovevo salvarli! Ma dove trovare l'erba delle serpicine? Le foglie di Onofria! Le aveva usate anche con me, per farmi rinvenire. I ragazzi mi guardavano, immobili; nella loro fissità sentivo che mi imploravano. Anch'io avrei potuto sposare uno dei tre, se li facevo rivivere' Li guardavo, erano belli tutti e tre. Ma non c'era tempo per contemplare quelle facce grige e immobili. Sono corsa fuori, il vestito si è impigliato nei rami e la stoffa si è strappata, ne è rimasta un pezzetto tra i rovi. Onofria era in giardino, mi cercava. Appena mi ha visto mi ha preso in braccio, non ha voluto più lasciarmi andare. «Dov’eri .. , dov’eri .. ,» continuava a ripetere. «M'ha fattu spavintari ... ». Io mi divincolavo: «Ho da fare - le ho gridato -. lasciami!». Ma lei non mi mollava. «Si lu veni a sapiri tu patri ... ». andava ripetendo a bassa voce, e io cominciavo a rendermi conto che lei si era veramente spaventata. Per un attimo ho pensato di dirle dei tre ragazzi di cemento, che mi serviva la sua erba magica ... Ma non sarei riuscita ad ottenere niente. Non mi avrebbe creduta. E anche se mi avesse creduta. sarebbe capitato qualcosa di spaventoso: perché la magia richiede il segreto. Era meglio star zitta: appena potevo ci tornavo, in quel posto, Ci tornavo con l'erba di Onofria, quando lei non mi vedeva. Quando stavo quasi per parlare, Agatuzza mi ha chiuso la bocca con la mano; poteva capitare una disgrazia, me l’hai sussurrato all'orecchio e allora non ho più detto niente. Il giorno dopo siamo andate insieme fino alle rocce; Onofria si era addormentata dopo mangiato, ancora seduta tavola, e io e Agatuzza siamo corse via. E’ stato facile trovare il punto dove eravamo entrate nella grotta il giorno prima: attaccato ai rametti di more c'era il pezzetto di stoffa del vestito, che mentre uscivo si era impigliato ... Ma dietro ai rami non c'erano aperture! Come se quella roccia, di fessure non ne avesse avute mai! Dall'interno non usciva nessun suono. Scendevano dei rami, lunghi a corona, come proiettati da un centro che da dov'ero non potevo vedere. U n uccello dall' alto continuava a fare dei giri; poi si è calato, e gridava; il verso si perdeva soffocato, dentro una cavità ... sembrava un pianto. Agatuzza tremava; mi ha spinto via, di corsa, fino a casa; mi ha messo in mano il catechismo ... «Non sei Gesù - mi diceva in un orecchio -; non puoi far rivivere nessuno, le fiabe sono fiabe: le bambine fanno rivivere i ragazzi soltanto nelle fiabe». Ma mi bastava questo. Era come se non servissi a niente, come se non esistessi. Sfoglio il catechismo lasciando andare la mano dentro il libro. E poi è venuta fuori una riga diventata più grande delle altre, mi è saltata fino agli occhi e così ho letto: «Chi conosce il tuo nome da prima che nascessi?”.

 

SESTA GIORNATA

Fratuzzu e Cuoredargento sono insieme. Il Palloncino è al braccio dell'orso. Da fuori le note finali di un pezzo per Pas de deux. Gardenia entra affannata. Indossa un tutù in tulle da danzatrice classica. Ai piedi le scarpette da danza sulle punte, sulle gambe uno scaldacosce.

GARDENIA - Se ne è andata! La mia cara insegnante partirà domani per una tournée!» ... Voi non sapete che cos'è una tournée; Agatuzza sì perché ne abbiamo parlato un sacco di volte, vorremmo andarci anche noi, quando saremo grandi. Una tournée è ... andare in giro per le città dove ci sono dei bellissimi teatri, lì ballare tutte insieme, noi danzatrici: volare con la musica. come una fata. un cigno ... o un raggio di luna, Io ballo sempre sola, le altre bambine vanno ... a lezione in palestra: papà non vuole. Quando andrò in collegio a Firenze starò anch'io con le altre, adesso sono qui con Agatuzza. e lei mi aiuta, mi spinge, mi consiglia...

Abbraccia se stessa facendo alcunegiravolte intorno.

Agatuzza, non lasciarmi mai! Devi stare con me, con Fratuzzu e Cuoredargento! ... Sempre insieme, e ci facciamo compagnia! ...

Si accosta a Fratuzzu e a Cuoredargento con tono confidenziale.

Voglio raccontarvi una cosa... Onofria non mi deve sentire. Ho paura ho paura che vengano a sapere che ho scoperto un segreto. E’ successo stanotte ... Agatuzza aveva caldo e voleva che aprissi la finestra: allora ni alzo e spalanco i vetri sul giardino ... E subito si infila fra le tende un cervo volante tutto d’oro ... Era bellissimo e splendeva sotto la luna: io lo seguivo nel suo volo, finché ronzando lui sparisce in basso, si infila sotto il pavimento ... Sento che il suo piccolo motore prosegue la corsa allontanandosi, e l’immagine che mi viene nella mente è quella di un lungo corridoio. Appoggio l'orecchio alla parete: quella si apre e sono proiettata in un passaggio stretto ... L'oro del cervo in volo mi è davanti facendomi luce: poi si inerpica per una scala piccola. ripidissima: mi precede come una lanterna. Alla fine sparisce; avverto un brusìo indistinto di voci, Ie sovrasta il rumore invadente dell'insetto, tutto il resto è silenzio. Poi una voce - ma è quella del nonno! -: «Chissà commu è arrivatu chistu finu accà». Si dilegua il ronzio, immagino una finestra spalancata, ritornano voci sovrapposte. C’è un'aria di minaccia, si contrastano ... Afferro qualche parola.. «Ammazzari», e altre con violenza ... “Vennu a'mmazzanu a mia!» ... ripetute, confuse; poi la voce del nonno che chiede silenzio, con ira, e di nuovo un vuoto che mi fa paura, e le voci sovrapposte, uno sciame di mosche ... Agatuzza mi trascina via, «Se ci scoprono sono guai !». Soltanto allora mi rendo conto che siamo dentro a un incantesimo, perché si sono aperte le pareti e qualche spirito maligno ha preso la voce del nonno ...
Corro e corro ... Agatuzza mi trascina come il vento, arrivo alla mia stanza e la parete si richiude. Sono di nuovo a letto, mi faccio il segno della croce ... «Chi conosce il tuo nome prima che nascessi?» «Dio»: lo dico tutto d'un fiato e mi addormento. E stamattina non so se ho sognato. Provo a toccare la parete, ma resiste. pesante. II salone del nonno è lontano rispetto alla mia stanza; avrei dovuto percorrere tutta la casa, su su dentro i muri e salire, salire per i piani. Rido. Non c'è più niente. Niente di niente di quel sogno. Lo scaccio dalla mente, ed ecco un suono, vibrato: il cervo d'oro!, lo vedo riapparire di sotto alla parete; si rialza e scompare ronzando dalla finestra spalancata. E così strano tutto questo, così... grande in confronto a me! Oh!, statemi vicino!, voglio crescere per riuscire ad esser libera! Adesso devo fare la bambina. Ma dentro il petto ho schegge di cristallo che vogliono riunirsi e fare un cuore, ma per ora mi pungono soltanto! ...

SETTIMA GIORNATA

Gardenia indossa un grembiule bianco molto semplice; di quelli che le bambine indossano per la prima comunione, come si usa adesso al posto dei vestiti carichi di pizzi e tulli. Durante il racconto andrà togliendoselo, per rimanere con il suo consueto abitino a quadretti bianchi e rosa.

GARDENIA - Hanno ammazzato il papà di Rosalietta! lo sono arrivata al catechismo. come sempre: doveva esserci la prova delle tuniche ...

Mostra il grembiule.

- la vedete. è questa - per la Prima Comunione ... Dovevamo andare tutti quanti. le bambine e i bambini. Cerano anche le mamme, volevano assistere alla prova, e la sarta era venuta in chiesa dove facciamo l'ora di lezione. Mi aveva accompagnato mamma anziché Onofria: ci teneva a vedere come stavo con la tunica: a papà sarebbe piaciuto il vestito con i pizzi, la coroncina di fiori d’arancio, come ai suoi tempi ... Ma questo adesso non importa, che testa pazza tengo!, parlo di cose stupide e Rosalietta suo padre non l'ha più! Siamo arrivate lì. che confusione! Padre Giuseppe era pallido, diceva «L’hanno ammazzato perché era giusto!». Le mamme piangevano, e piangevano anche i bambini. Ripetevano tutti «Rosalietta, povera Rosalietta! Rosalietta, povera Rosalietta», non riuscivano a dire nient'altro. Mamma mi teneva la mano stretta stretta; io piangevo, un po’ anche per come mi stringeva, ma il dolore era per Rosalietta: ti ricordi Cuoredargento?; è lei che ti ha regalato a me. E mi è venuto in mente il suo papà; era venuto a prenderla, una volta, e padre Giuseppe gli aveva fatto tante feste ... «Era un giudice - dicevano le mamme -, un magistrato, uno che voleva far giustizia: l'hanno ammazzato perché stava per prenderli». Padre Giuseppe a un certo punto ha fatto un segno, tutti son stati zitti e lui ha detto: «Andiamo, la città sta muovendosi. Andiamo a casa di Rosalia». Ho sentito al braccio uno strattone: mamma voleva andare via; piangeva ma in silenzio, era diverso il pianto suo da quello delle mamme degli altri ... Intorno la gente cresceva sempre di più; la chiesa era piena, piena la strada e la piazza più avanti, e i giardini, e i viali; tutto, era pieno, pienissimo, gremito, di gente che si teneva per mano e camminava verso la casa della nostra compagna. Ero anch'io dentro quella catena: mamma mi teneva una mano, ma l'altra stava in quella del padre, che la stringeva. come se capisse che la mamma cercava di sfuggire e voleva che stessimo con loro.
Nell'altra mano di padre Giuseppe c'era la mano di Carmelo che teneva la mano di sua mamma che teneva la mano di Floriana che teneva la mano di Matteo, e così continuando ... Mani diverse, immense e piccoline, chiare e abbronzate, macchiate di colori, sporche di terra, velate di farina, segnate dalla biro, oppure candide, coi segni del cucito, gelate come di chi vende il pesce fresco, profumate di frutta, calde di pizza uscita dal forno ... mani infinite fino a Rosalia che stava in mezzo ai fiori, una montagna! ... E se ci foste stati anche voi due, mani anche voi avreste avuto, come Agatuzza che metteva la sua fra la mia mano e quella di Giuseppe ... Perfino tu, Cuoredargento, mani ti sarebbero cresciute per quella bellissima catena che ti faceva sentire con la gente! Da quella folla si è staccata una donna: non era una mamma. stava tutta avvolta in un mantello nero. e frange d'oro le pendevano dalle spalle, come nelle fiabe di Onofria le regine ... «E un’Imperatrice?». ho chiesto alla mamma. Lei era persa dietro ai suoi pensieri, non ha risposto. Ma padre Giuseppe mi aveva sentito: «E’ un giudice - mi ha detto -, una donna che è magistrato; prenderà il posto del papà di Rosalia». Tutti applaudivano a quelle parole. e la donna chinava la testa; era serio il suo viso, e io pensavo: «Allora anch’io posso diventare come lei! Una donna non è come mi dice il nonno e papà, che deve stare soltanto dentro casa, e cantare e ballare per gioco ... Anchio. alloral», pensavo. Intanto la gente piangeva, applaudiva e imprecava. e aumentavano i fiori. bellissimi. di tutti i colori, una montagna proprio. «Domani in cattedrale!» gridava padre Giuseppe. «Domani in cattedrale!» ripeteva la gente. e rimanevano tutti lì, non c'era spazio e non c'era respiro ... A un certo punto non ho visto più niente. Ho riaperto gli occhi e mi sono ritrovata a casa. Onofria mi ha dato la merenda. Volevo dirle quel che avevo visto, ma lei non ascoltava. «Faciticci la cruci», mormorava, e se n'è andata in fretta, lasciandomi pane e marmellata. Ma io non avevo voglia di mangiare e san corsa da voi. Cosa possiamo fare? Io voglio andare in Cattedrale, ma questa casa ha muri di ferro. Agatuzza soltanto può scappare, ma senza di me che può dire? che può fare? Domani voglio andare in Cattedrale, saranno tutti là per salutare quel giudice papà di Rosalia! ...

TRAMONTO

Gardenia indossa il solito vestitino a quadretti bianchi e rosa. Lo specchio che stava di lato, specchiando soltanto lei quando vi si avvicinava, è sparito dietro a una cortina di velluto rosso; lo si scoprirà alla fine, per ora non si deve sapere che si trova là.
L’asse d'equilibrio non sta più lungo lo specchio nella posizione di prima, ma è posto parallelo alla ribalta, in una posizione abbastanza avanzata sulla scena.
Per terra, un po’ di sabbia e una conchiglia gigantesca, di quelle che si pongono all’orecchio per sentire il rumore del mare. Fratuzzu è seduto a terra e sul testone porta un cappelluccio di paglia da spiaggia.
Anche Cuoredargento porta un cappelluccio di picché bianco. ed è legato con il suo filo all’estremità dell’asse d'equilibrio, che dà verso lo quinta.

GARDENIA - Eravate nello scatolone e non vi siete accorti di niente. Siamo partiti stamattina presto, io ero ancora addormentata. Mi hanno preso con il materassino e le lenzuola: mi sono svegliata soltanto in macchina. molto tempo dopo. Qui voi non siete stati mai; se vi hanno portato, vuoi dire che ci fermeremo per parecchio; loro lo sanno, che vi sono affezionata, e sapevano che volevo andare in Cattedrale ... Vi hanno portato qui per distrarmi, per non farmi pensare a tutti gli altri che adesso sono insieme intorno a Rosalietta e al suo papà ... Non sanno, loro. che voi siete gli amici più cari, che conoscono tutto di me ... Agatuzza freme, vuole andare. vuole andare... vuole andare in Cattedrale .. . Come possiamo fare? Come, per andare?

Si mette lo conchiglia all’orecchio, come se volesse far emergere dal nulla la voce dell’amica immaginaria che guida i suoi pensieri e la consiglia.

Agatuzza. di’ tu. Che facciamo? Fratuzzu te lo chiede, con me ... Vuoi venire anche lui in Cattedrale ... E Cuoredargento. sì, vuoI venire! Sissì non t'inquietare. Coruzzu meu: se andiamo, anche tu partirai insieme a noi ...

Continua ad ascoltare. Dal silenzio emerge dapprima lontano e poi sempre più fone e più ampio, come un respiro. il suiono del mare. Come se una voce suggerisse. e Gardenia la segue nello sviluppo facendola diventare parola.

«Questa volta potrebbe intervenire ... Non è una richiesta per capriccio ... un volare per gioco ... Non è neppure una scommessa con Agaluzza che mi provoca ... Gesù potrebbe farlo ... se lo chiedo con vero amore ... con vera passione ... se ci tengo tantissimo insomma». E allora. via!

Si alza di scatto mentre prosegue il respiro del mare, e lei continua a parlare sempre più presa dall’entusiasmi di quello che sta convincendosi di essere una bellissima soluzione.

Chiediamo di volare! Andremo tutti in Cattedrale! Agatuzza davanti ...

Esegue via via quanto va dicendo. Sale sull’asse d'equilibrio, che ondeggia come un trampolino .

... Sopra la schiena di Fratuzzu ... Cuoredargento ben sicuro alla zampa di Fratuzzu ... e anch'io sopra di lui ...

Ci si mette abhraccaondolo con mossa affettuosa.

Come sei dolce e caldo ... Come sei tenero, mio caro bestione, Fratuzzu meu ... Andiamocene tutti in volo... arriveremo sopra il campanile ... e di lì, poi di corsa giù, nessuno ci vedrà, non devono sapere che siamo arrivati dal cielo. Chiudo gli occhi e mi concentro e penso intensamente. «Fammi volare Gesù!»,.Tutti insieme! Via! Liberi! Nell’aria!

BUIO

Il respiro del mare aumenta d'intensità. Quando le luci si riaccendono c'è soltanto più l'orso Fratuzzu, diventato un orsetto piccolo, come lo vediamo in proporzione noi adulti, un piccolo palloncino argentato a forma di cuore, e una piccola conchiglia.
Il sipario di velluto rosso è caduto e la gente vi si specchia.
In crescendo un suono di campane si sovrappone al rumore del mare e lo sovrasta.

 

CORNICE A CONCLUDERE

Dopo le giornate e il tramonto.

 

Il sipario di velluto rosso è chiuso. Il tavolino, di lato.
Rosa-Gardenia adulta riappare dall'interno, scostando il sipario.
Siede, avvolta nel mantello nero; tra le mani, l’orsetto di peluche e la conchiglia. Mormora le ultime parole di Gardenia-Bambina, come ricordando quel tempo.
Sorride

ROSA-GARDENIA -
Il mare ha fermato il nostro volo ...
Lontani gli anni dell'infanzia ...
Un passo un altro passo ... Dolore
per capire Le favole, finite ...

Si drappeggia il mantello dispiegandolo. Vengono fuori le frange, le spalline dorate di un mantello da tribunale. Si alza il brusio di molte voci dal fondo della sala.
Rosa-Gardenia si avvia scendendo dal pa coscenico verso il fondo della sala.
Cresce il brusio delle voci.

 

FINE

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